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Latina. Aids, superare la paura. Ferdinando Aiuti: «Un cambiamento culturale: non è la peste degli emarginati. Ma un male da sconfiggere...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Ferdinando Aiuti.
È in corso un cambiamento innanzitutto culturale. L'aids non
più come la peste degli emarginati. Ma come un male da combattere.
Anche senza allarmismi inutili.
«Oggi la vita media si è allungata da molti anni grazie ai farmaci
e al monitoraggio immunologico. Purtroppo continua anche a crescere
il numero dei malati. Ora stiamo sperimentando un vaccino. Un lavoro
su cui sono ancorate moltissime speranze. Speriamo possa essere
utilizzato». Si può parlare di cura? «Parliamo di terapia. Per il
momento non parliamo di guarigione. Puntiamo a rendere la malattia
cronica, allontanando l'esito fatale». Che altro si può fare?
«Sicuramente campagne di prevenzione, soprattutto ai più giovani.
L'informazione è sempre il vaccino più efficiente». Nel caso
di rapporto sessuale con preservativo con una persona malata
si diminuiscono le possibilità di contagio? «Sono vicine allo zero».
È di attualità la battaglia "laica" e "liberale" a favore della ricerca
scientifica, che oggi appare legate e sacrificata a imposizioni
morali e a credenze religiose. Ma c'è anche un altro argomento di
grande attualità in questi anni.
Ricerca, finanziamenti e Stato. Il flusso è sufficiente?
«Con alti e bassi, purtroppo. È una fase, questa in cui ci troviamo adesso,
in cui i soldini sono decisamente troppo pochi».
Elisabetta Rizzo
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