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Latina. The Passion. Sull'opportunità di aprire un dibattito a livello locale. Una cronista chiede di scrivere una recensione. Botta e risposta

Mah, a parte il fatto che recensioni le facciamo di rado. Con tutti i bei film usciti proprio di quello vuoi parlare? Io non l'ho visto e non ci tengo. Ma ho seguito con interesse le polemiche che ha suscitato. Innanzitutto (1) mi chiedo come un cattolico possa accettare che simboli del suo credo diventino oggetti da merchandising. Capisco che tra Lourdes ed il feudo del Santone di Pietralcina ci si sia alla fine un po' assueffatti, ma i "chiodi della vera croce" e il bambolotto di Gesù da vestire come Cicciobello mi sembrano di un pacchiano disarmante oltre che una totale mancanza di rispetto della dimensione sacrale in generale. (2) Mi chiedo se la violenza e i quintali di splatter di cui si parli siano davvero così funzionali alla drammaticità in senso narrativo o rispondano piuttosto alla esigenza di fare cassetta a tutti i costi (e quindi ancora riconducibili al bieco cinismo di un'operazione di mercato tout court). Ma fino a qui sono posizioni di principio che non dovrebbero nemmeno riguardarmi più di tanto.
Quello che invece credo che mandi in bestia qualsiasi spirito liberale e laico è (3) l'opportunità, in questo momento storico così delicato, di tornare sulla questione del presunto "deicidio" che, ti ricordo, va ancora dimostrata e argomentata in sede storiografica, prima che darla per scontata in pasto ad un grande pubblico che probabilmente ignora i risultati delle moderne interpretazioni filologiche. Visto che la caccia all'ebreo infame è uno sport particolarmente praticato, sempre per pure questioni di opportunità e di delicatezza, visto che si ama così tanto la filologia da fare un film in aramaico e latino, mi sarei aspettato che anche le "fonti" fossero citate con altrettanta precisione. O che, ancora meglio, si sfumasse. E soltanto al povero Mel Gibson, per darsi un tono e passare da fondamentalista illuminato ed antisemita part-time, poteva venire in mente di scaricare, almeno nelle allegre interviste per promuovere il film, la "spaventevole" responsabilità del deicidio sulle autorità romane. Cosa che all'epoca nessun cristiano di buon senso, o anche soltanto minimamente attento al marketing, si sarebbe mai sognato di fare».

Mauro Cascio


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