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Latina. I terroristi e i "non violenti" amici dei violenti. Cambareri: «Pannella lasci perdere Sofri. Sporca la sua nobile storia trentennale»

Scrivo mentre per qualche giorno sui media la lunga, generale e sistematica mobilitazione dei amici pluritrasversali dei terroristi si ferma, imbonita per tornare a bere e ridare forza alle ghiandole salivari, alle rotative e alle telecamere. Questo tipo di mobilitazione la dice lunga sulla realtà della presunta trasformazione politica e istituzionale italiana, visto che i cari amici dei terroristi si trovano, accalorati e piangenti, sin nelle prime file dei drappelli dei veloci, robusti e lungimiranti "traghettanti" di professione, di successo e di prebende. Fra costoro, fra la crema delle creme, ben ci sta e dimostra di starci persino Marco Pannella, "non violento" amante dei violenti e sincero nei suoi affetti che non sono morti in questi lunghi anni di separazione verso i tanti amici degli anni rossi. Per quanto in anni "apparentemente" lontani, Pannella era "integralmente" integrato nella sinistra nonostante l' "apparente" autonomia della sua recalcitrante vis polemica. E a questo rilievo non basta strumentalmente e con pochezza ribattere che ciò accadeva soprattutto in quanto egli era impegnato in prima linea nella battaglia per il divorzio, battaglia che vedeva impegnato anche tutto l'arco laico, dai socialisti ai liberali oltre all'oceano dei marxisti. Duole constatare come Pannella cerchi di starnazzare bene, da perfetto "animale sociale" dal pedegree non violento, ma di come razzoli spesso malissimo, ingenerando soltanto confusione, disorientamento e disaffezione in persone che negli ultimi anni, da quando aveva iniziato ad ammiccare all'arco "liberale", da quando aveva avuto il coraggio di rompere con coabitazioni divenute inconcludenti e persino disdicevoli e pericolose, e con alleanze politiche che tendevano sistematicamente a emarginare il ruolo "liberale libertario e liberista" dei radicali ammiccanti sempre più all'americanismo talora scriteriato, si era voltato verso le più promettenti spiagge del giro di boa, rivelatesi anch'esse - purtroppo, sinceramente - altrettanto poco profittevoli per un ruolo non estemporaneo e non di colore. Potrei esprimere condivisione di intenti con Pannella, nello specifico riferimento alla questione dell'applicazione del dettato costituzionale sul diritto presidenziale esclusivo in tema di grazia, se non fosse per il fatto che questa ciliegina egli l'ha messa sopra una torta fatta con ingredienti indigesti e marci. Anzi, l'ha proprio preparata ad arte per obiettivi strumentali a pro di beneficenza amicali a dir poco scandalose. Di ciò vi era già stato chiaro sentore durante i giorni delle festività natalizie ultime, sicché già a Capodanno a me pareva che le articolate e ben promettenti amicizie pan-politico-gioralistico- culturali erano riuscite ad esercitare, più che un pressing, un vero e proprio assedio morale al Quirinale. Con questa affermazione mi guardo bene dal voler interpretare in qualsiasi modo il pensiero di chi vi risiede a titolo di custode della Costituzione e di quanti gli stanno attorno come diretti collaboratori. Sarebbe qualcosa di gratuito, di arbitrario, di inventato. Non posso rilevare tuttavia e additare che tutto questo è effettivamente accaduto. L'amico di Sofri, per quanto libertario, ritiene, secondo invereconde abitudini proprie a chi sceglie di fare a vita il mestiere della politica, che ciò determini alla fin fine una condizione di palese privilegio "di diritto" apparentabile con i benefici di cui nell'età buia dell'alto medioevo godevano i feudatari. Pannella il tuttofare, Pannella lo scioperante a vita, per quanto mischi cose che fanno letteralmente rizzar la pelle, come il non bere per Sofri e marginalmente per i Montagnard, è il Pannella che se ne infischia dell'opinione dei parenti delle vittime delle azioni terroristiche. Questo per Pannella è men che una cacca di mosca: è un non problema, semplicemente non sussiste. Non sussiste neanche il fatto che un condannato non si "degni" di avanzare una richiesta di grazia. Perbacco, c'è Marco Pannella. Lui pensa a tutti, lui risolve tutto! Non è l'uomo che con lo sciopero della fame e della sete smuove le montagne? L'immoralità politica e l'immoralità etica del "libertario" Pannella non ha qui limiti. Egli si duole e su batte per la sacralità del dettato costituzionale solo e soltanto in funzione della liberazione da accordare a un amico della stessa pasta, un amico che si ritiene "legibus solutus", un amico condannato per assassinio e famoso per avere per anni istigato alla violenza aperta, alla insurrezione, alla sovversione, alla guerra civile. Un amico, che per quanto tale, non può e non deve stare nelle patrie galere. Rivedere i giornali e i filmati dell'epoca è qualcosa di terribile, e a nulla serve trovare giustificazioni sulla teoria degli "opposti estremismi". Teoria per lunghi anni negata. Ricordo come il fanatico ministro dell'Interno Restivo ebbe allora più volte a dichiarare che la violenza era solo "fascista". Di ciò, in anni molto vicini a noi, un suo emulo, l'ex presidente della repubblica Cossiga, ebbe a chiedere ufficialmente scusa. Ma le scuse in cose così delicate e sanguinose non so a cosa valgono. In quegli anni terribili di caccia al "fascista", per quanto vi fosse la violenza anche dell'estrema destra, non possiamo dimenticare che la sinistra DC aveva favorito lo spostamento dell'asse in direzione di un'alleanza con i comunisti, forza politica ancora fortemente antinazionale e antisistema. Con questa affermazione non voglio indulgere in esemplificazioni, perché so bene cosa significò per una parte degli intellettuali rossi la via del distacco da Mosca, quanto furono dolorose le lotte e quanti i soprusi che dovettero subire. Ciò non dimeno, lo "strappo" operato da Berlinguer era ancora e nient'altro che uno "strappo elastico", uno "strappo" colorito di terzomondismo, non allineamento, neutralismo e "finlandizzazione", ossia disarmo unilaterale morale politico e militare: "meglio rossi che morti" scandivano i pacifisti comunisti in tutte le piazze d'Europa, ben finanziati dai servizi segreti orientali. E il Pci imponeva di fare sfilare i soldati per la parata del due giugno con pale e picconi. È nel contesto dell'esasperante squilibrio politico nazionale che si inserisce la pagina della violenza e del terrorismo. Ed è in questo contesto che, se si vuole ricorrere ai raffronti e al senso delle proporzioni e alla minaccia dell'offesa, la sproporzione numerica delle violenze e delle organizzazioni violente dell'estrema sinistra era enorme. Ciò non basta. Perché mentre i neofascisti si battevano per la loro pelle e, più in generale, per la "bella morte" dei repubblichini e per una quanto mai inattuabile "rivoluzione nazionale e sociale" e per la "difesa della civiltà occidentale" - nonostante il "fantasma" del regime dei colonnelli greci e nonostante i colpi di stato per bambini deficienti (più erano segreti e veri, più abortivano prima del nascere o finivano sui rotocalchi della sinistra) -, le organizzazioni dell'estrema sinistra erano ben organizzate, sino a livello capillare, protette e foraggiate. Erano infatti gli anni in cui il PSI di Mancini, per un cinico gioco politico con i comunisti, li scavalcava a sinistra foraggiando Piperno e amici vari che stanno all'origine della diffusione della criminalità politica organizzata e al trapasso nella clandestinità. Di Tony Negri, di Piperno e di comunisti al di fuori del PCI e istigatori e criminali efferrati ne abbiamo tanti, il gruppo di Sofri in testa. Tutti questi gruppi organizzati avevano come finalità, attraverso la diffusione degli "espropri proletari" e l'idea della giustizia popolare e dell'assassinio degli avversari e la distruzione dello stati liberale, la realizzazione di una rivoluzione violenta e l'instaurazione di un regime comunista. Ma il buon Santo Pannella perdona tutto agli amici e vuole che tutti perdonino come lui. Non sia mai diversamente, altrimenti egli sciopera e ricatta! In quegli anni davvero terribili, questo inquadramento, per quanto nei suoi aspetti più generali, non è certo adeguato. Gli alleati occidentali non stavano a guardare. Gli obblighi liberamente assunti a mai adempiuti dall'Italia nell'ambito dei meccanismi delle alleanze militari e lo squilibrio pericolosissimo a livello geo-politico che si determinava, hanno sicuramente comportato contromisure occidentali di cui ancora poco o nulla è dato a sapere, e che certo poco hanno a che fare con il giocattolino della Gladio. In questi terribili e tragici anni, l'Italia era un campo aperto, un "bordello" in cui da anni operavano e agivano, spesso incontrastati, gli uomini dei servizi segreti del Patto di Varsavia. Ma agivano anche israeliani, libici albanesi, cinesi, palestinesi. Non si sa a quali livelli arrivò l'infiltrazione operata in parte dei gruppi violenti di sinistra quanto di destra, sta di fatto che gran parte dei giovani attivisti e di quanti si dettero alla clandestinità fu trascinata nel gioco dell'emulazione e della "coerenza" dalle condizioni di squilibrio politico estreme e dalle polarizzazioni parossistiche. In tutto questo, Adriano Sofri come l'altro condannato evaso imposero livelli di violenza inusitata e gratuitamente assassina. Non possono essere queste persone a poter usufruire di condizioni assolutamente speciali. Innanzitutto, in questi delicatissimi temi, va rispettato almeno ancora per tempo il parere dei familiari delle vittime e poi, quando anche si dovesse arrivare ad un'amnistia dei terroristi, Adriano Sofri dovrebbe usufruirne tecnicamente per ultimo, in virtù della così tanto poco socratica "virtù" sbandierata (è arrivato a utilizzare anche questo paragone) e delle "guarentigie" illegali e ai limiti del criminoso che gli si vorrebbero garantire. Male, malissimo ha fatto Berlusconi perciò a scrivere a Pannella e a farsi nuovamente irretire da un altro amico di mondo e di rosso, quel tale reboante divulgatore-dissipatore della verità che a me pare essere Ferrara. Ma di ciò Berlusconi, oltre a mal dolersene, ne dovrà moralmente e storicamente rispondere. Non condivido assolutamente la faccia (quantomeno l'espressione) di Fini e dei suoi amici in tema di amnistia: uomini che vivono nel grigiore di una mediocrità pseudomorale non hanno il diritto di parlare di cose molto più grandi di loro. Stanno ben inamidati nei loro stucchevoli panni. Il tema dell'amnistia è tempo che venga posto, rispettando però tempi dovuti ed evitando pericolosi trascinamenti demagogici. Questo pericolo è reale, e lo dimostra proprio il caso del battage Sofri-Ferrara-Pannella. La serietà di una legge di aministia deve sin da adesso lottare contro privilegi e pressioni scandalose. Bene pertanto fa il ministro della giustizia a dire che, finché non cambia la legge applicativa, Sofri è l'ultimo dei suoi pensieri.
Pannella ha un'eccezionale chance: rilanciare anch'egli la richiesta dell'amnistia. Tornerebbe sicuramente a riscuotere simpatie e consensi da molte parti e dai più diversi strati sociali. Riprenda le capacità intuitive che ha dimostrato in più occasioni di avere e di sapere. Riprenda ad essere quel grande personaggio che è stato. Questo gli va riconosciuto.

Domenico Cambareri


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