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Latina. Sport e disabilità. Michele Tarquinio: «A mare tutte le estati io prendevo solo il sole e sguazzavo come una paperella, a riva»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Danila Faiola,
Lelio Loccia, Michele Tarquinio, Giovanni Ceccano
e Francesca Dellafemina.
Danila: tu sei una psicologa non vedente. E hai frequentato questo
corso di sub. Che emozioni e difficoltà hai provato?
«Quando mi è stato proposto ho sentito nascere in me un forte entusiasmo,
misto ad una grande ansia e ad una grande paura. I sentimenti negativi
sono via via scomparsi del tutto. Questo corso è stato importante: ho incontrato
istruttori molto qualificati che hanno fatto accrescere la fiducia in me stessa.
Ho provato grandi sensazioni di libertà, comunicando con segnali tattili, mano
per mano con la propria guida». Tu contesti la dicitura "diversamente
abili". «Lo dico perché ci viene detto dall'OMS e dalla Commissione Europea.
La dicitura esatta è "persone con disabilità". Siamo innanzitutto una persona,
con le nostre capacità e le nostre abilità. La disabilità è una condizione.
Una persona non si giudica solo per un suo limite. Bisogna eliminare prima
delle barriere architettoniche, quelle culturali».
Michele, l'acqua è diventata una passione, adesso? «Io personalmente
ai primi incontri non ho nemmeno partecipato. Non avevo tanta dimestichezza
con l'acqua, non sapevo nemmeno nuotare. Poi gli istruttori, veramente persone
fantastiche, Angelo, Nicola, Paolo e gli altri, mi hanno convinto. Ed oggi
sono riuscito a vincere la mia paura. Continuo a non saper nuotare ma adesso
so immergere senza problema. E vivo il mare in maniera diversa di quanto
non facessi un tempo: prendendo il sole e sguazzando come una paperella, a riva».
Francesca: la diversità è una ricchezza? «No. Un handicap è pesante.
Io preferirei essere normalissima. Anche io contesto terminologie come "diversamente
alibi". Sono terminologie del cavolo quando l'handicap c'è. Ogni giorno
ci sono difficoltà enorme. Per quanto riguarda il corso sub: dieci e lode agli istruttori.
Io non so come gli sia venuta in mente questa cosa. Forse saranno incoscienti».
Lelio, ma tra di voi si è creata un'amicizia, un gruppo? «Sicuramente. E ora
dopo il corso di sub, ci aspetta il corso di vela. Tutto quello che ci può
aiutare a superare le barriere». Tu hai da poco una disabilità. Quanto è difficile
affrontarla? «Il vero ostacolo sono gli altri. Le persone che ti guardano. Che te
la fanno sentire addosso. Spesso ti senti più disabile di quanto non sei».
Giovanni: è l'abito mentale altrui che pesa? «Io penso di sì. Ma l'importante
è farsi vedere, non stare a casa, rompere le scatole».
Elisabetta Rizzo
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