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Latina. Piroette cattoliche. Ratzinger contraddice se stesso. «Il relativismo è positivo, un vaccino per l'intolleranza». Ma 24 anni fa fu proprio lui a confermare la scomunica ai "relativisti" di Clemente XII
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Joseph Ratzinger. L'Italia è un Paese laico, ma ad
incontrare l'autorevole rappresentante del mondo cattolico ci sono tutte le autorità
civili e militari della provincia. Come mai questa visita? «Volevo conoscere
questa terra, visto che non l'avevo mai visitata e per noi era una cosa molto importante
perché ha tante memorie di storia. C'è una continuità dei valori ed una comune
responsabilità di rinnovarli, visto che danno fondamento alla vita umana».
In questo clima internazionale di fanatismo, di estremismo religioso, di chi porta
la religione come vessillo politico, come del resto ha fatto la chiesa per secoli,
secondo lei l'Islam è un potere politico o una religione? «L'Islam porta in sé
il pericolo di questo senso teocratico, di non differenza tra potere politico,
militare e religioso. Ma ci sono tanti tentativi anche nell'Islam di dare
la priorità alla parola di Dio. Ci sono forza positive che noi dovremmo incoraggiare».
Molti dicono che il cristianesimo tutto, e quindi anche la sua componente cattolica,
sia un po' claudicante rispetto ad un Islam che dà di sé
un'immagine di forza e compattezza, quasi di invincibilità...
«Non mi sembra giusto questo paragone. Anche l'Islam ha al suo interno persone che
non praticano la loro fede, che hanno difficoltà di credere. Il fanatismo e la forza
terroristica non va poi confusa con il sentimento religioso».
Lei ha sostenuto che nella pratica politica il "relativismo" è positivo,
perché vaccina contro l'Utopia... «Ha sicuramente significati positivi, perché
permette il rispetto dell'altro, di relativizzare le proprie posizioni e di non
essere mai sicuri di sé, di imparare la collaborazione». Ratzinger qui coglie un'intima
contraddizione in termini. Sì, perché nel lontano 1980 la posizione era più
radicale. Il Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, chiamato
a pronunciarsi sulla validità della scomunica di Clemente XII, tornava a ribadire
che ogni atteggiamento "relativista" era inconciliabile con l'idea che la chiesa
cattolica ha del mondo. Scriveva il Prefetto (Amtsblatt des Erzbistumus Koln, giugno
1980): «Un soggettivismo di questo genere non si può armonizzare con la fede nella parola
di Dio rivelata e autenticamente interpretata dal Magistero della Chiesa. Inoltre genera
una disposizione di fondo che mette in pericolo l'atteggiamento del cattolico verso le
parole e le azioni della viva realtà sacramentale e sacra della Chiesa"». Viene menzionata,
dandone un'interpretazione negativa, la nota sentenza di Lessing: «Se Dio tenesse chiusa
nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra la sola ansia sempre viva
della verità, anche se con l'aggiunta che io mi inganni sempre ed eternamente, e mi dicesse:
"Scegli!", io mi getterei umilmente alla sua sinistra e gli direi: "Padre, dammi!
La pura verità è per Te solo"». Il commento è qualche riga più sotto: «Un tale
concetto di verità non è compatibile con il concetto cattolico di verità, né dal punto
di vista della teologia naturale, né da quello della teologia della rivelazione».
L'ambiguità che coglie Ratzinger non è quindi tanto nel termine "relativismo", con
quello che storicamente rappresenta e ha rappresentato. L'ambiguità, sembra qui evidente,
è tutta sua e della chiesa cattolica. Sì, perché se oggi Ratzinger dice che il
relativismo è vaccino dell'intolleranza, nel testo della scomunica che il Prefetto
difese con tanto accanimento c'era scritto di "non tollerarlo, di non aiutarlo in nessun
modo". E ancora: «Noi vogliamo inoltre ed ordiniamo che, sia vescovi e prelati, superiori ed ordinari,
nonché gli inquisitori destinati in ogni luogo, data l'eresia maligna procedano ed indaghino
contro i trasgressori quali che siano il loro stato, dignità, rango, nobilità e rango ed
infliggano a questi le pene meritate». Insomma: vaccino o eresia maligna? Ah, quanto è bello,
coerente, chiaro e lineare il "Magistero" della chiesa...
Un'ultima domanda. Quanto la morale cattolica incide su uno Stato che dovrebbe
essere laico? Pensiamo alla fecondazione assistita o, più in generale, alla libertà
scientifica frenata dalle credenze confessionali... «Non cominciamo con i problemi
più difficili. La morale cattolica incide nel senso che dà ancora la capacità di formare
una famiglia e nella fedeltà di tante altre famiglie che costruiscono il mondo.
Quindi diciamo che sopravvive e vive nelle nostre società la visione morale tipica
del cristianesimo ma diventa difficile il confronto con nuove sfide. E ancora di più
capire che il rispetto incondizionato per la vita umana esclude certe pratiche.
Non si vuole limitare la libertà umana. Ma se la libertà umana diventa abuso, non
è più una vera libertà. La dignità umana, anche dove non è comodo per noi, è sempre
da rispettare. Forse non è facile. Ma essere presenti come imperativo mi sembra di grande
importanza».
Elisabetta Rizzo
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