Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Piroette cattoliche. Ratzinger contraddice se stesso. «Il relativismo è positivo, un vaccino per l'intolleranza». Ma 24 anni fa fu proprio lui a confermare la scomunica ai "relativisti" di Clemente XII

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Joseph Ratzinger. L'Italia è un Paese laico, ma ad incontrare l'autorevole rappresentante del mondo cattolico ci sono tutte le autorità civili e militari della provincia. Come mai questa visita? «Volevo conoscere questa terra, visto che non l'avevo mai visitata e per noi era una cosa molto importante perché ha tante memorie di storia. C'è una continuità dei valori ed una comune responsabilità di rinnovarli, visto che danno fondamento alla vita umana». In questo clima internazionale di fanatismo, di estremismo religioso, di chi porta la religione come vessillo politico, come del resto ha fatto la chiesa per secoli, secondo lei l'Islam è un potere politico o una religione? «L'Islam porta in sé il pericolo di questo senso teocratico, di non differenza tra potere politico, militare e religioso. Ma ci sono tanti tentativi anche nell'Islam di dare la priorità alla parola di Dio. Ci sono forza positive che noi dovremmo incoraggiare». Molti dicono che il cristianesimo tutto, e quindi anche la sua componente cattolica, sia un po' claudicante rispetto ad un Islam che dà di sé un'immagine di forza e compattezza, quasi di invincibilità... «Non mi sembra giusto questo paragone. Anche l'Islam ha al suo interno persone che non praticano la loro fede, che hanno difficoltà di credere. Il fanatismo e la forza terroristica non va poi confusa con il sentimento religioso».
Lei ha sostenuto che nella pratica politica il "relativismo" è positivo, perché vaccina contro l'Utopia... «Ha sicuramente significati positivi, perché permette il rispetto dell'altro, di relativizzare le proprie posizioni e di non essere mai sicuri di sé, di imparare la collaborazione». Ratzinger qui coglie un'intima contraddizione in termini. Sì, perché nel lontano 1980 la posizione era più radicale. Il Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, chiamato a pronunciarsi sulla validità della scomunica di Clemente XII, tornava a ribadire che ogni atteggiamento "relativista" era inconciliabile con l'idea che la chiesa cattolica ha del mondo. Scriveva il Prefetto (Amtsblatt des Erzbistumus Koln, giugno 1980): «Un soggettivismo di questo genere non si può armonizzare con la fede nella parola di Dio rivelata e autenticamente interpretata dal Magistero della Chiesa. Inoltre genera una disposizione di fondo che mette in pericolo l'atteggiamento del cattolico verso le parole e le azioni della viva realtà sacramentale e sacra della Chiesa"». Viene menzionata, dandone un'interpretazione negativa, la nota sentenza di Lessing: «Se Dio tenesse chiusa nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra la sola ansia sempre viva della verità, anche se con l'aggiunta che io mi inganni sempre ed eternamente, e mi dicesse: "Scegli!", io mi getterei umilmente alla sua sinistra e gli direi: "Padre, dammi! La pura verità è per Te solo"». Il commento è qualche riga più sotto: «Un tale concetto di verità non è compatibile con il concetto cattolico di verità, né dal punto di vista della teologia naturale, né da quello della teologia della rivelazione». L'ambiguità che coglie Ratzinger non è quindi tanto nel termine "relativismo", con quello che storicamente rappresenta e ha rappresentato. L'ambiguità, sembra qui evidente, è tutta sua e della chiesa cattolica. Sì, perché se oggi Ratzinger dice che il relativismo è vaccino dell'intolleranza, nel testo della scomunica che il Prefetto difese con tanto accanimento c'era scritto di "non tollerarlo, di non aiutarlo in nessun modo". E ancora: «Noi vogliamo inoltre ed ordiniamo che, sia vescovi e prelati, superiori ed ordinari, nonché gli inquisitori destinati in ogni luogo, data l'eresia maligna procedano ed indaghino contro i trasgressori quali che siano il loro stato, dignità, rango, nobilità e rango ed infliggano a questi le pene meritate». Insomma: vaccino o eresia maligna? Ah, quanto è bello, coerente, chiaro e lineare il "Magistero" della chiesa...
Un'ultima domanda. Quanto la morale cattolica incide su uno Stato che dovrebbe essere laico? Pensiamo alla fecondazione assistita o, più in generale, alla libertà scientifica frenata dalle credenze confessionali... «Non cominciamo con i problemi più difficili. La morale cattolica incide nel senso che dà ancora la capacità di formare una famiglia e nella fedeltà di tante altre famiglie che costruiscono il mondo. Quindi diciamo che sopravvive e vive nelle nostre società la visione morale tipica del cristianesimo ma diventa difficile il confronto con nuove sfide. E ancora di più capire che il rispetto incondizionato per la vita umana esclude certe pratiche. Non si vuole limitare la libertà umana. Ma se la libertà umana diventa abuso, non è più una vera libertà. La dignità umana, anche dove non è comodo per noi, è sempre da rispettare. Forse non è facile. Ma essere presenti come imperativo mi sembra di grande importanza».

Elisabetta Rizzo

 Riproduci il filmato oppure procedi con il download.

PocketPC visualization by Panservice