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Latina. Le incredibili lacune del giornalismo. Che sfrutta l'ignoranza per piccoli e grandi operazioni di disinformazione. In perfetta malafede
Un breve curriculum riporta testualmente quanto segue: Nata il 24/04/1973 ad Haifa in
Palestina. Giornalista presso La7.
Scrive per il Messaggero. Giunge a Bologna con un diploma di fisioterapista per seguire un
corso di perfezionamento, ma si dedica al giornalismo e inizia a scrivere di politica
mediorientale su Carlino, Giorno e Nazione. Partecipando a una puntata di Diario di guerra,
come giornalista e militante del Movimento palestinese per la democrazia e la pace,
viene notata dal direttore del Tg La7 e ottiene un contratto di 3 mesi per la rassegna
della stampa araba. Dal settembre 2003 ottiene la conduzione del Tg di La7.
Racconta Giulu
Dunque "la bella palestinese" dice di essere nata a Haifa in Palestina e, cosa strabiliante,
in Italia le credono.
È la giornalista più gettonata in assoluto, parla bene l'italiano, è schierata... a sinistra,
è mora, occhi ardenti, esotica, molto critica nei riguardi di Israele, ammiratrice di Arafat,
eloquio fluente e aggressivo che fa molta presa sul pubblico italiano abituato a bere ogni
panzana palestinese su Israele. Immancabile ospite di tavole rotonde, ormai è una pseudodiva,
in ogni suo discorso cita Arafat e la sua bontà, Sharon e la sua crudeltà, il tutto condito
con un po' di triste destino dei poveri palestinesi, attribuito, neanche a dirlo, a Israele e
a Sharon. È comprensibile che un italiano medio non sappia che Haifa sia in Israele ma
risulta strano e anche comico che dei giornalisti ignorino la collocazione geografica
di un'importante città israeliana. A questo punto ci sentiamo in obbligo di svelare un
segreto ai giornalisti italiani: Signore e signori Haifa è in Israele! Signore e signori,
Rula Jebrael è israeliana, araba finchè volete ma israeliana. La "bella palestinese" è
una araba di cittadinanza israeliana, ha presumibilmente il passaporto israeliano, è nata
in un ospedale israeliano, ha studiato in una scuola israeliana, in un'università di
Gerusalemme Capitale di Israele. Ha potuto ... se religiosa, pregare in una moschea o
in una chiesa nel libero Stato di Israele che l'ha fatta vivere in democrazia, che
l'ha esonerata dal servizio militare consentendole così di iniziare gli studi
postliceali a 18 anni anzichè a 21 come i ragazzi israeliani ebrei, drusi e beduini. Rula
è parte di quel milione e 300 mila arabi israeliani, gli unici del Medio Oriente costretti
a vivere, ahiloro, in una democrazia e che, spesso, su questa democrazia sputano
fingendo di essere vittime della perversione sionista! Gli studenti arabi di Israele
appena mettono piede in Europa, soprattutto in Italia, diventano all'improvviso palestinesi.
Rinnegano il paese in cui sono nati, dimenticano la democrazia di cui hanno goduto e si
trasformano in povere vittime in tutto e per tutto uguali ai palestinesi che vivono
sotto il regime feroce e terrorizzante di Arafat. Certo, gli conviene farlo, come
"poveri palestinesi" hanno tutte le porte aperte, come israeliani sarebbero guardati
con sospetto, se non con odio e sarebbero ritenuti traditori sionisti dagli altri arabi.
Giocano alla perfezione il loro nuovo status di vittime e ne raccolgono i frutti.
Rula Jebrael è anche, e non guasta anzi giova, caspita se giova, militante di un sedicente
movimento palestinese per la pace e la democrazia il che significa che la bella giornalista
non solo sputa nel piatto israeliano in cui ha lautamente mangiato ma che, dopo averlo
svuotato per benino e a suo piacere, lo sta riempiendo allegramente di veleno. Al caso
di Rula Jebrael vorrei contrapporre un'altra storia che spiega come il giornalismo
italiano sia spesso, come dire, disinformato?
Tempo fa a Porta a Porta venne presentata una ragazza bruciata viva dalla famiglia
e sfigurata al punto da essere costretta a presentarsi con una maschera bianca sul viso.
Questa poveretta era originaria di un villaggio arabo in territorio "palestinese". Ebbene,
per tutta la durata della trasmissione, non sono mai state pronunciate una sola volta
le parole Palestina o palestinese e
la povera ragazza è diventata più o meno inconsapevolmente di nazionalità "cisgiordana",
proveniente da un villaggio di un non ben definito Paese chiamato "Cisgiordania".
Pur di non dover informare gli italiani che nei territori i palestinesi bruciano vive
le ragazze che macchiano l'onore della famiglia,
i mitici giornalisti italiani hanno inventato una nazionalità nuova, quella cisgiordana,
e un nuova nazione, la Cisgiordania, appunto».
Mauro Cascio
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