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Torino. Fiera del Libro. Umberto Eco: «C'è qualche comico preparato. Poi tutti vogliono fare i comici. Senza gavetta e senza preparazione»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Umberto Eco. Anzi, la sua cravatta e la sua camicia a righe. Il più grande scrittore del novecento italiano non concede interviste. Ci dobbiamo accontentare di qualche dichiarazione a pizzichi, mentre lui è indaffarato a firmare autografi e il nostro cameramen cade automaticamente in ginocchio per reverenza ad un nome così grosso ed importante. Al punto da non avere nemmeno il coraggio di riprenderlo dritto negli occhi. Marxista, anticlericale doc, papà della semiotica, docente universitario tra i più autorevoli, saggista studiato in tutto il mondo, deve la sua fama ai suoi romanzi, tradotti in decine di lingue. Siamo alla Fiera del Libro, ma il tabù più grosso è proprio l'evento editoriale dell'anno: il suo nuovo romanzo, «La misteriosa fiamma della regina Loana», il quinto dopo «Il nome della rosa», «Il Pendolo di Foucault», «L'isola del giorno prima» e «Baudolino». In seguito ad un incidente, un uomo perde la memoria «personale» ma non quella «storica». Sa chi è Napoleone e sa cos'è una scatola di biscotti, però non riconosce la moglie o la figlia. «Altro non posso dire. Il mio editore non vuole». E non possiamo parlare d'altro? «Sì. Mettetemi anche una scopa nel sedere, così nel frattempo posso anche spazzare per terra». Lei che è stato un grande maestro di humour, considerato che l'umorismo è stato il tema principale dell'ultima Fiera del Libro di Torino, cosa ne pensa dei comici in televisione? Di Zelig, per esempio... «Guardate, Zelig è una delle poche cose davvero interessanti che ci sono in televisione ed io la vedo sempre con un certo piacere. Il problema è la formazione. Noi vediamo buoni comici che però magari hanno fatto tanti anni di gavetta e di avanspettacolo. E così ne arrivano altri duecento. E tutti vogliono fare i comici. Senza preparazione. In nessun paese succede una cosa del genere». Ma Zelig, a volerlo definire, cos'è? Un varietà? «I termini cambiano. Provate a chiederlo ad Averroè».

Glauco Di Mambro

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