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Torino. Fiera del Libro. Gianni Vattimo: «I comici possono essere pericolosi. Bisogna pervertire la modernità in senso emancipativo»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Gianni Vattimo, filosofo.
Nelle sue opere, Vattimo ha proposto una interpretazione dell'ontologia ermeneutica
contemporanea che ne accentua il legame positivo con il nichilismo, inteso come indebolimento
delle categorie ontologiche tramandate dalla metafisica e criticate da Nietzsche e da
Heidegger.
Un tale indebolimento dell'essere è la nozione guida per capire i tratti dell'esistenza
dell'uomo nel mondo tardo moderno, e (nelle forme della secolarizzazione, del passaggio a
regimi politici democratici, del pluralismo e della tolleranza) rappresenta per lui anche
il filo conduttore di ogni possibile emancipazione. Rimanendo fedele alla sua originaria
ispirazione religioso-politica, ha sempre coltivato una filosofia attenta ai problemi
della società. Il "pensiero debole", che lo ha fatto conoscere in molti paesi, è una
filosofia che pensa la storia dell'emancipazione umana come una progressiva riduzione
della violenza e dei dogmatismi (spesso imposti proprio dalle "fedi") e che favorisce
il superamento di quelle stratificazioni sociali che da questi derivano.
Con la volontà di batterli questi dogmatismi che alimentano intolleranze, paure
e ingiustizie sociali l'autore di "Credere di credere" si è impegnato in politica, dapprima nel Partito Radicale,
poi in Alleanza per Torino e nella campagna elettorale dell'Ulivo, del quale è un
convinto sostenitore, e nel 1999 è stato eletto deputato europeo, nel gruppo del Partito
Socialista Europeo. Oggi si candida alle Europee con i Comunisti Italiani. «Per una
sinistra che non abbia il coraggio di essere di sinistra».
Alla Fiera del Libro lei ha parlato di deidealizzazione. In riferimento al tema
di quest'anno del prestigioso appuntamento culturale, l'umorismo, lei ritiene
che si possa parlare di delizzazione della comicità televisivo, in quanto distacco,
se non proprio fuga, dalla realtà? «Io ho l'impressione che non ci siano in questi
casi un ideale di emancipazione che non consista in una riduzione del reale
come tale. E chi sono i realisti assoluti? Sono quelli che ci dicono:
guadagna di più, fai di soldi, cosa stai a fare col chiacchierare.
E il problema vero è tutto qui. Nessuno è impegnato alla realizzazione dell'uomo.
Quale ideale è praticabile? La trasformazione del perentorio, soggetto alla nostra
capacità di organizzarci, di evolvere.
Non bisogna costruire un mondo alternativo alla modernità: ma pervertirla in senso
emancipativo. E questo è un rischio. O una scommessa».
Glauco Di Mambro
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