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Torino. Fiera del Libro. Antonio Tabucchi: «Oggi i comici televisivi sono innocui e a volte idioti. Mentre potrebbero fare grandi cose»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Tabucchi,
oggi considerato una delle voci più rappresentative della letteratura europea. Autore
di romanzi, racconti, saggi, testi teatrali, curatore dell’edizione italiana dell’opera
di Fernando Pessoa, i suoi libri sono tradotti in oltre trenta lingue, comprese
quelle più lontane come il turco, il cinese, il giapponese, il kurdo. Molti suoi
testi hanno ispirato noti registi teatrali e cinematografici. Ha ricevuto numerosi
premi in Italia, fra cui il Premio Campiello e il Premio Viareggio-Rèpaci e
prestigiosi riconoscimenti all’estero, fra cui il Prix Médicis Etranger e il Prix Européen
de la Littérature in Francia, l’Aristeion in Grecia, il Nossack dell’Accademia
Leibniz in Germania, l’Europäischer Staatspreis in Austria e il Premio Hidalgo in
Spagna. Insegna all’Università di Siena. Vive soprattutto in Toscana.
Lei dice che è un borghese rimasto a piedi. Chi l'ha lasciata a piedi?
«Voi forse non ve li ricordate gli intellettuali degli anni sessanta. Quelli
che volevano fare la rivoluzione. Io non la volevo fare questa rivoluzione.
Non mi sembrava il momento. Anche la rivoluzione vuole i suoi momenti, ha i suoi
tempi. È come il the. Va preso alle 5. Loro invece volevano fare la rivoluzione
e io e loro mi chiamavano borghese. Ora loro hanno appeso la rivoluzione al
chiodo e li vediamo nei salotti televisivi o nei giornali di Berlusconi. E io
mi sento molto solo». Ma questa rivoluzione, oggi, è possibile o no?
«Io ho delle ambizioni minori. Mi basterebbe che si crei una società un pochino
migliore». La situazione internazionale è di fuoco... «Avrei voluto rispondere:
chi ha causato tutto questo ne risponderà direttamente a Dio. Ma lo scontro è tutto
qui. È scontro tra religioni, ancora prima che di società e di culture. C'è il Dio
dei cristiani, Allah e Iavè. Io per fortuna sono laico. E correggo la risposta:
ne dovranno o ne dovrebbero rispondere alla società degli uomini. Se le religioni
fossero rimaste in soffitta nel corso della storia ci saremmo ammazzati un po' di meno».
Ma c'è spazio per una società migliore? E la televisione può
avere qualche ruolo? «La televisione è uno strumento. È come il frigorifero.
Lei nel frigorifero ci può mettere delle bottiglie di gas venefico oppure
del latte o dello yogurt. Non è buono o cattivo in sé, lo strumento. Dipende
da cosa ci si mette dentro». Alla Fiera del Libro di Torino quest'anno si è parlato
di comicità. E non si è potuto non evidenziare il grande momento dei comici in tivvù.
Cosa ne pensa di questo fenomeno? «Una comicità innocua e a volte idiota. La vera
comicità ti deve far vedere la realtà dall'altra parte e ti deve far fare dei
salti di intelligenza. Oggi io non vedo comicità. Io vedo idiozia».
Glauco Di Mambro
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