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Latina. An in Europa. Gianfranco Fini: «Ora l'Ue si deve dotare di un esercito per contare. E non deve essere pacifista, ma pacificatrice»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Gianfranco Fini, segretario di Alleanza Nazionale e vicepresidente del Consiglio. Si è aperta la campagna elettorale. Che tipo di Europa vuole il suo partito? «Vogliamo un'Europa che sia fortemente protagonista. Noi europei siamo già una potenza economica ma come dimostra in questi mesi la vicenda dell'Iraq, così come in passato la vicenda del Kossovo, serve un'Europa politicamente più forte e se è necessaria anche una assunzione di responsabilità militare». In nome dell' "identità" questa Europa deve per voi avere radici giudaico-cristiane. Èd è un po' buffo, visto che gli ebrei proprio in Europa sono sempre stati perseguitati (ancora prima dell'Olocausto, pensiamo alla cacciata dalla Spagna da parte della cattolicissima Isabella) e che la guerra all'interno del cristianesimo stesso ha sempre prodotto odio, guerre e intolleranze. Non è legittimo affermare che l'Europa è tanto cristiana quanto anticristiana, visto che lo stesso pensiero scientifico e filosofico è nato in aperta contrapposizione alle credenze religiose? «Io torno a ripetere che è questione di indentità, ancor prima e aldilà di un presupposto primato». Secondo lei episodi come gli ostaggi italiani o come la decapitazione del soldato americano possono avere la pesantezza di un ricatto politico, possono incidere su queste elezioni anche tenuto conto di alcune (piccole) forze politiche che stanno tentando di strumentalizzare quanto sta accadendo? «Io credo che gli elettori siano molto più avveduti di quanto comunemente si crede. Qui non si tratta di essere per la pace o per la guerra, perché tutti sanno che la pace è un valore. La pace però come si conquista? Stando nel salotto di casa, sventolando una bandierina? «La pace per la popolazione irachena si può ottenere solo se si arriva a sconfiggere chi semina odio, chi arriva a comportamenti bestiali, come è accaduto con la decapitazione di quell'ostaggio americano. Io non sono un pacifista, né credo debba esserlo l'Europa. Io credo piuttosto che l'Europa debba essere "pacificatrice". Dobbiamo partare la pace, come stanno facendo i nostri soldati». Ma i terroristi stanno spostando il centro dello scontro a livello della comunicazione, sfruttando anche chi si presta al gioco? «Nella strategia terroristica c'è anche questo aspetto, ma non è il più rilevante, Il terrorismo sta facendo tutto quel che può per evitare che l'Iraq si stabilizzi. L'eventuale successo del terrorismo in Iraq sarebbe nell'esplosione di una guerra civile. Non lottano per restaurare Saddam ma per destabilizzare la realtà irachena secondo strategie note».

Elisabetta Rizzo

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