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Roma. La cultura della destra. Roberto Gervaso: «Non mi sono montato la testa perché c'è il rischio di perderla. Ed io alla testa ci tengo»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Roberto Gervaso, un altro importante ospite del Premio Almirante. Lei non ha peli sulla lingua ed ha detto che Giorgio Almirante fu più di un grande uomo in un momento in cui c'erano ominidi, ometti ed omuncoli. «C'erano e ci sono ancora». Ma allora è vero che i politici non brillano come una volta? «Qualcuno brilla. Chi non brilla è chi crede di brillare». Lei dice che questa destra tremerebbe se tornasse un uomo come Almirante... «E non solo la destra. Vedete, io sono di destra. Ma questa destra mi fa venire le coliche. Però la sinistra mi provoca convulsioni. E dovendo scegliere, voto a destra». La sinistra oggi dice che se Forza Italia ottenesse meno del 20% il governo dovrebbe andare a casa... «Non succede nulla nemmeno se arriva al 5%. La sinistra non lo merita». Lei ha scritto tanto. La Storia d'Italia con Montanelli, le biografie di Nerone, Claretta, Cagliostro. Ed un'appassionata Storia della Massoneria, restituita alla sua dignità di scuola etica, sacerdozio civile, templarismo della democrazia. Sullo sfondo di questa sua opera alcuni fra i "fratelli" più famosi: da Voltaire a Goethe, da Mozart a Sibelius, da Whashington a Garibaldi, da Franklim a Roosevelt, da Cagliostro a Casanova, da Fermi a Fleming, da Oscar Wilde a Carducci, da Lord Brummel a Buffalo Bill, da Walt Disney a Totò. Ma soprattutto lei è stato tradotto in tutte le lingue e distribuito in tutto il mondo. Stati Uniti. America Latina. Spagna. Portogallo. Gran Bretagna. Francia. Germania. Giappone. Bulgaria. Polonia. Cosa si prova? «Nessun effetto. Io non mi sono mai voluto montare la testa perché ci se la monta in genere la perde. E non voglio correre il rischio di perdere una cosa buona che ho». Lei dice che in tivvù quasi tutto è da buttare. C'è qualche programma da salvare? «Molti programmi di Rai Tre. Soprattutto quelli storici. E poi Quark e la Macchina del Tempo».

Claudio Ruggiero

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