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Latina. Una sinistra unita e compatta. Oliviero Diliberto: «Il Corridoio Tirrenico non si farà. Le grandi opere Berlusconi le faccia a casa sua»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Oliviero
Diliberto, segretario del Partito dei Comunisti
Italiani. La sua presenza nel feudo della destra
ha un significato in più, no?
«A noi non ci fa paura proprio niente.
Noi lo sentiamo come un dovere essere qui».
Fino ad oggi che campagna elettorale è stata, secondo lei?
«Una campagna che ovviamente ha tenuto banco sui temi
della guerra. Noi siamo stati e siamo contro questa guerra
e il 4 giugno saremo in piazza per dirlo. Bush viene
a Roma per fare uno spot elettorale a Berlusconi alla vigilia
delle europee
e non a celebrare la liberazione. E noi saremo lì a manifestare
il nostro dissenzo, a costo di essere da soli».
Lei ha parlato di guerra. Mussi ha dichiarato che si tratta di un
esperimento americano, quello del neoconservatorismo.
Lei cosa ne pensa? «Io credo che qui si tratti dell'ennesimo atto
di un mondo completamente impazzito e privo di equilibrio.
Oggi c'è una sola grande potenza: gli Stati Uniti d'America. Ma il
paradosso, dopo l'11 settembre è proprio tutto qui: che gli Usa
non sono mai stati così forti e non sono mai stati allo stesso
tempo così fragili. È stato attaccato il loro Paese e non sanno
che pesci pigliare. Alla loro arroganza fa da contraltare una
sostanziale ignoranza dei temi e dei problemi del mondo».
E che in che modo gli Stati Uniti potevano contrastare il fenomeno
del terrorismo internazionale? «Secondo me se dopo l'11 settembre
avessero costretto Israele a lasciare i territori occupati e a lavorare
insieme ad Arafat per la costruzione di uno stato palestinese indipendente
avrebbero tolto qualunque arma al reclutamento dei kamikaze e dei terroristi».
Nessuno crede nella funzione taumaturgica e miracolosa dell'Onu,
eppure anche voi avete chiesto un intervento per legittimare in qualche
modo la presenza dei nostri soldati. «No, io ho chiesto che l'Onu
stia al posto degli americani, non che l'Onu copra gli americani. È
una cosa completamente diversa. Chiunque conosca l'abc della politica
estera se che le truppe di pace sono dei paesi che non hanno fatto la guerra.
Se gli americani, che sono odiatissimi dalla popolazione, continuano a stare lì
è inutile che vada anche l'Onu. Tanto vale che restino gli americani».
Gli Usa non sono però una forza di occupazione ma un Paese che ha liberato
un paese da un dittatore... «E lo abbiamo visto come lo hanno liberato.
In primo luogo quel dittatore lo hanno messo loro, lo avevano armato,
lo avevano finanziato. E fino a quando questo dittatore, che era un dittatore
indubbiamente, gasava i Curdi e uccideva i membri del Partito Comunista Iraqeno
era un campione dell'Occidente. Quando ha toccato il Kuwait, e quindi il petrolio
e gli interessi, è diventato un sanguinario. Io non ne posso più
del politicamente corretto. Bisogna imparare a dire la verità».
Ci sono secondo lei dei menestrelli della politica italiana?
«Uno è Berlusconi, che ha ridotto la politica estera italiana alle canzoni di
Apicella e alle pacche sulla spalla, indice di un cameratismo gregario, insopportabile.
Noi siamo considerati gli sguatteri degli americani in tutto il mondo.
Ci vorranno molti anni per recuperare i guasti che hanno fatto in questi tre anni».
Finiamo con un tema di attualità locale: il Corridoio Tirrenico. Se ne è parlato
molto. Anche a Roma. Alla fine si farà... «Alla fine non si farà. L'ennesima
balla. Bisogna potenziare la 148. Questa idea delle Grandi Opere fa sorridere.
L'unica Grande Opera che Berlusconi sta facendo è questo bunker sotto la sua
villa in Costa Smeralda». Fini ha detto che il Cipe ha dato parere favorevole...
«Guardate, il povero Fini è in una condizione deplorevole. Non ha nessun ruolo.
È il numero due di una macchietta. Lui è una persona che la politica la fa da
quando era ragazzino. Ed è in una posizione umiliante. Da questo punto di vista,
e solo da questo, un minimo di solidarietà nei suoi confronti c'è, da parte mia.
Fare il numero due di Berlusconi è francamente imbarazzante».
Elisabetta Rizzo
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