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Roma. Il Gran Maestro della Resistenza. Marco Francini e Giampaolo Valli: «Domizio Torrigiani, un martire che rischiava di essere dimenticato»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Marco Francini e Giampaolo Valli.
La Massoneria ha tanti eroi e tanti protagonisti non solo della sua
storia, ma anche di quella del nostro Stato e dell'Occidente tutto.
In Italia personaggi come Garibaldi, Crispi, Zanardelli, Nathan,
De Pretis fecero grande ed importante l'Istituzione a fine ottocento
dopo che agli inizi dello stesso secolo i primi Gran Maestri
si chiamavano Eugenio de Behaurmais, vicerè del Regno d'Italia
e Gioacchino Murat. Eppure, dicevamo, la storia del Grande Oriente
d'Italia di Palazzo Giustiniani è ricca di personaggi apparentemente
minori ma il cui ruolo fu importante, quando non determinante
o cruciale negli esiti di molti processi di democrazia nel nostro
paese. Una di queste figure, ingiustamente ritenute "minori", è
qualle di Domizio Torrigiani, a cui è dedicato un saggio di recente
pubblicazione curato da Francini e Valli.
Avvocato di nobilissima cultura, successe ad Ernesto Nathan nella Gran Maestranza
il 23 giugno del 1919. Il "maglietto supremo" è caratterizzato da un progressivo
distacco dal Partito Nazionale Fascista, da un tiepido confronto, da amare delusioni.
Sino a che nel 1923 le squadre fasciste operano la devastazione fisica delle sedi
e, anche, di singoli "liberi muratori". Poi la legge sulle Associazioni e nel
novembre 1926 il Tribunale Speciale, il confino di polizia e la pena di morte.
Anche l'onta: il sequestro della "storica" sede di Palazzo Giustiniani. Un bene
"espropriato" dallo Stato e mai più restituito alla Massoneria. Oggi è la sede
della presidenza del Senato della Repubblica che lo occupa in qualche modo
"abusivamente".
Nell'aprile 1927 l'arresto del Gran Maestro, la permanenza, breve, a Regina Coeli, la
partenza per il confino di 5 anni a Lipari, poi a Ponza nel 1928 a causa dei gravi
malesseri che lo hanno colpito. Dimesso per le condizioni fisiche il 21 aprile 1932
fa ritorno a San Baronato, dove fu sorvegliato a vista. Le sue condizioni di salute
peggiorano: sale all'Oriente Eterno il 31 agosto dello stesso anno.
«Ci è sembrato interessante ricostruire sia la gran maestranza che lo spessore
umano di questo grande personaggio a cui finora gli studi storici non hanno
mai reso giustizia».
Nel saggio è presente un intervento di Valli sull'antimassonismo di matrice
cattolica.
«Sì, è dai tempi della mia laurea (sono specializzato in Storia della chiesa) che
mi sono accorto che in Italia mancano contributi di questo tipo». Tra chiesa
e Massoneria non c'è mai stato buon sangue. La chiesa non ha mai perdonato
alla Massoneria la sua aperta tollerenza, il suo "relativismo" in termini di
Conoscenza. Nè ha mai perdonato quell'anticlericalismo tipico dell'Italia liberale
che limitò fortememente il potere del Vaticano. Secondo lei, oggi, da quel
"terribile scontro" è possibile un "incontro" tra chiesa cattolica e Massoneria?
«Il rapporto è sempre stato difficile, naturalmente. Forse c'è stato un leggero
avvicinamento, o almeno un attenuamento dello scontro, al crollo dell'anticlericalismo
di Stato. Fino ad allora si temeva molto la Massoneria perché
il suo era un laicismo di governo. Nel primo dopoguerra c'è stato
qualche spiraglio di dialogo, ma il rapporto è sempre rimasto molto aspro».
Andrea Apruzzese
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