Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Stagione di Prosa. Luca Barbareschi: «Voglio fare il direttore artistico a tempo pieno. Propormi da attore non sarebbe stato etico»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Luca Barbareschi. Tra gli obiettivi centrati dall'Amministrazione questo è uno dei più riusciti. Una stagione veramente interessante. Un fiore all'occhiello... «Abbiamo classici, teatro sperimentale. Speriamo di aver accontentato un po' tutti i gusti». Lei non interverrà come attore... «No, io vorrei fare il mio lavoro, che è quello di direttore artistico. E lo vorrei fare a tempo pieno». Ma c'è Albertazzi... «Io parlo di come intendo io il ruolo. Poi ognuno fa quel che vuole. Io penso che questa debba essere la regola. Altrimenti diventa un abuso di ufficio. Vengo qui e mi autofinanzio? Allora diventa una truffa, non è più teatro. Con me queste cose non passano. Se sei onesto in questo paese passi per rompipalli. Ma o si è onesti in questo mestiere o è inutile farlo».
Un cartellone che ambisce a creare una linea, un orizzonte di confronto tra contemporaneità sociale e intima, classici riletti, ideali e storie (o Storia) rivisitati, macchinerie poetiche al servizio di capolavori, fantasismi di alta scuola come corrispettivo di drammaturgia, attori di varie generazioni a contatto con più scuole di scrittura e di senso, tecniche che privilegiano la parola e strutture che accentuano la comunicazione del corpo, ed escursioni teatrali dal passato remoto delle vicende umane al futuro prossimo venturo, e autori civili che diventano autori genialmente grotteschi, e spettacoli colmi di emozioni contrastanti, alterne, gaudenti, ammonitrici, da togliere il fiato, da far pensare, da strappare una risata ma anche un'indicibile commozione: il teatro è tutto questo e molto di più, e questo progetto di spettacoli vuole analizzare le fibre, le voci, le grammatiche, le tesi, le merceologie, i sintomi e i potenziali di repertori e artisti che comunque sono visti in relazione a un oggi, a una nostra sensibilità, a un nostro bisogno di cerimonia dal vivo da un punto di vista dell'attore che calca il palcoscenico, Silvio Orlando è garante di uno spiazzamento della tradizione, Alessandro Gassman è portatore sano di un'energia che si reinscrive nel tronco della drammaticità alta, Andrea Giordana ha la rara vocazione di manifestare un doppio volto dedicandosi a un'intelligente nuovo teatro che profetizza il domani, Alessandro Haber sa mettere a frutto la sua personalità inquieta modificando certi luoghi comuni di testi universali, Victoria Chaplin è testimone ed epigona (e creatrice permanente) di una leggerezza assurta a fenomeno magico, Lucrezia Lante della Rovere e Rocco Papaleo sono entrambi degli irregolari pieni di grazia e di spessori da cui emerge una facoltà di restituire la luce e l'ombra delle nostre quotidianità, la compagnia degli attori di Giuseppe Marini ha un sesto senso malinconico e pure gioioso che metaforizza gli scossoni di grandi testi, Maria Paiato e i suoi compagni affrontano con naturalezza la vera tragedia odierna che è un grumo di squallore soffocante, Marco Columbro è l'ideale attore che può incarnare la normalità messa a soqquadro dall'anomalia, Glauco Mauri e Roberto Sturno sono gli incomparabili duettanti-capocomici che immettono una smaliziata vena di tristezza nel più contorto dei bailamme discendente dalla commedia, e Mariangela D'abbraccio, Luigi Diberti e Isa Barzizza sono un cast tutto a disposizione di una nuova e necessaria chiave di messinscena d'un testo di culto quanto all'identità degli autori, si fa due volte riferimento a Shakespeare (mai in modo convenzionale), si chiama in causa Goldoni, si rende omaggio al cinquantenario di un testo di Tennessee Williams, si festeggia il centenario di Cechov, si fa appello a una commedia tra le più amate di Eduardo De Filippo, si dà visibilità a un dramma violento e angoscioso di un'autrice russa della Perestrojka, si ospita un lavoro bizzarro e profetico di una caposcuola della nuova drammaturgia inglese dove è al vaglio il trauma della clonazione umana, ci si guarda indietro nella nostra identità italiana con la pacatezza di un autore-regista che studia umori e anime nascoste dei nostri padri e del passato prossimo giovanile, si adotta la comicità anglosassone di un autore di soggetti paradossali e invasi da anticlimax, o si prende in carico la teatralità che certi artisti portano impressa sul corpo, nei tratti gentili di famiglia d'arte quanto ai registi, ci sono gli appartenenti a un linguaggio dei classici rimodellati (Armando Pugliese, Glauco Mauri), quelli che spostano le drammaturgie verso la scrittura scenica (Nanni Garella, Valerio Binasco, Duccio Camerini), quelli che reimpostano la classicità con rigorosi moduli attorali e spaziali (Giuseppe Marini), chi storicizza e politicizza Shakespeare (Roberto Cavosi), chi imposta una nuova edizione per sensibilità (Francesco Tavassi), chi cura il dettaglio di meticolose vicende assurdo-comiche (Patrick Rossi Gastaldi), e chi dirige una spettacolazione acrobatica di illusionismi e sottigliezze espressive (Victoria Chaplin e Jean Baptiste Thierrée).

Claudio Ruggiero

 Riproduci il filmato oppure procedi con il download.

PocketPC visualization by Panservice