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Latina. Porto Turistico. Roberto Lessio: «Signor Sindaco, voglia perdonarci il nostro scetticismo. Ma capirà: questa è terra di bufale...»

Una lunga lettera di Roberto Lessio (Legambiente) al Sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo dopo la presentazione del progetto del Porto di Foce Verde, «Colgo l'occasione per fornire un modesto contributo, attraverso questa (inevitabilmente lunga) missiva, per la formazione delle idee che poi dovrebbero andare a concorso in funzione della riqualificazione di tutta la Marina di Latina. Intanto volevo complimentarmi con Lei per la rapidità con cui i professionisti incaricati avrebbero consegnato i lavori; l'ultimo incarico è stato conferito dalla sua Giunta il 18 Maggio u. s. (Delibera n. 303/04), con la quale è stato incaricato l'Ing. Mauro Marini di Roma (su richiesta dell'Ing. Alberto Noli), per effettuare il rilievo batimetrico (la profondità dei fondali, ndr) sia della zona di Foce Verde che di Rio Martino. Si faranno anche pagare profumatamente questi professionisti, ma se riescono a presentare risultati di studi che di solito durano mesi, se non anni, partiamo senz'altro con il piede giusto. Solo non vorrei che nella fretta si fosse trascurato qualche problema di dettaglio, che senz'altro sarà stato preso in considerazione, ma la cui soluzione, allo stato attuale delle notizie sul progetto, mi sfugge. Perché vede signor Sindaco, proprio lì di fianco, per parecchi giorni all'anno "volano" cannonate e proiettili a gogò (per esercitazione s'intende) che spesso destano il terrore degli ignari passanti; puta caso deve essere interdetta la navigazione su tutto quel tratto di costa: lo stesso problema si pone a Sabaudia, dove dicono che i porti non si fanno a causa degli ambientalisti. Inoltre, visto che noi abitanti della zona siamo abituati (ma non troppo) a sentire ancora, periodicamente, il segnale di allarme della vecchia centrale nucleare, che per fortuna fino ad oggi è stato azionato solo per verificarne la funzionalità, mi permetto di consigliarLe fin da ora dei corsi di aggiornamento per i futuri darsenisti nel malaugurato caso dell'attivazione di un piano di emergenza esterna, magari per qualche cannonata "deficiente" (le bombe intelligenti le sparano ad altri), che ci potrebbe cascare sopra; a tal proposito, visto che a breve termine ricorrerà il ventesimo anniversario del refendum locale per l'allontanamento del Poligono dalla centrale, se mi permette, vorrei recapitarLe in altra sede, copie delle Sue dichiarazioni di allora, a seguito del pronunciamento per il sì della stragrande maggioranza dei cittadini di Latina. Non dubito delle facoltà della Sua memoria, ma veda, anche Lei (come noi) a suo tempo affermava che quel tratto di costa doveva essere riqualificato inserendo tutta l'area, una volta allontanato il Poligono, nel perimetro del Parco Nazionale del Circeo. Inoltre, visto che il progetto (pardon "studio di fattibilità"), prevede una "laguna" fino a ridosso di Borgo Sabotino e visto che l'area si trova al di sotto del livello di sponda del Canale delle Acque Alte (Moscarello), sempre a mio modesto avviso, bisognerebbe che qualcuno dei professionisti incaricati facesse un salto al Consorzio di Bonifica e si faccia rassicurare sull'impossibilità di eventuali tracimazioni di ondate di piena di quel canale: in base alla recente esperienza, per valutare l'impatto di interventi di contenimento e irregimentazione idraulica, si considerano evoluzioni idrogeologiche in un arco temporale di 200 anni, quindi su quel sito mancano ancora all'appello "esperienze" per i prossimi 130 anni, visto che l'opera, come tutto il resto, ne ha appena 70. Sempre i professionisti ci dicono che nella zona non ci sarebbero vincoli ambientali e soprattutto archeologici, tranne che quelli previsti dai Piani Territoriali Paesaggistici (P.T.P.); strano, perché a noi risulta il contrario; a cominciare dal "Passo Genovesi", l'ex avamposto a mare di tutta la Bonifica Pontina, che stando al disegno divulgato, scomparirebbe. Eppure proprio il "suo" assessore all'Arredo Urbano, meno di un anno fa, ha stipulato un protocollo di intesa con la Regione Lazio per il recupero del "Passo Genovesi", insieme al "recupero"(?) del pontile, oltre che per "interventi di protezione della Foce del Canale Moscarello e della spiaggia a levante con barriere soffolte"; per tali interventi (orgogliosamente rivendicati dall'On. Fabrizio Cirilli) è stato concesso un finanziamento complessivo, da parte della Regione, di 6.627.000,00 euro (il protocollo è regolarmente impaginato nel sito del Comune, ove volesse estrarne copia). A proposito: i soldi per il porto dove li prendete?
Come su indicavo, questi aspetti saranno stati sicuramente analizzati dai professionisti incaricati e debitamente confutati, anche se per la verità lo stesso ing. A. Noli (coordinatore per la redazione del Piano regionale Porti), non aveva previsto alcun porto a Foce Verde (lo aveva previsto però a Torre Astura oltre che a Rio Martino), e il fatto che adesso lo progetti "perché qualcuno glielo ha chiesto" non depone molto a suo favore.
Ma veniamo all'aspetto propositivo di questa missiva. Come avrà bene in mente, nell'ultimo periodo l'area è stato oggetto di molta attenzione; è stato presentato il progetto e la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) per il decommissioning della vecchia centrale; è stato puntualmente presentato un bando per la realizzazione di una centrale a ciclo combinato (anche a seguito delle Sue dichiarazioni pubbliche dopo il black-out dello scorso 29 settenbre, aggiungo io); è stata verificata la scomparsa della parte "latinense" del progetto del Prof. C. Rubbia per la realizzazione di una centrale solare termodinamica (progetto Archimede), avviato il mese scorso a Priolo in Sicilia. Pazientemente il consigliere D. Giliberti (da sei mesi) e l'intera collettività, stanno ancora aspettando che Lei porti in Consiglio Comunale queste problematiche e offra precise indicazioni alle richieste di delucidazioni. Proprio per evitare il sospetto che ancora una volta la pianificazione degli interventi sul nostro territorio la stiano facendo altri, magari partendo dai soliti dati di fatto (le servitù esistenti), per realizzarne altre (magari monetizzando il tutto), vorrei proporLe di riconsiderare proprio l'ipotesi del Prof. Rubbia, al fine di innestare un circolo virtuoso che faccia da traino per la riqualificazione dell'area. Dice Rubbia che questa nuova tecnologia (tutta italiana) è già molto competitiva: il costo di realizzazione di una centrale di questo tipo si paga in 6 anni e la sua funzionalità ne dura almeno 30; servono solo 2-3 anni per costruirla e non richiede troppo spazio: con un quadrato di 3,3 Km di lato si produce energia perfettamente pulita equivalente ad una centrale nucleare da 1.000 MWt, il che significa che utilizzando una superficie pari alla metà dei terreni attualmente di proprietà della Sogin-Enel (180 ettari), si può ricavare più del doppio dell'energia che produceva la vecchia centrale nucleare. Ascoltavo un esperto sostenere che con quel progetto si può anche produrre idrogeno (il combustibile del futuro) e mi veniva in mente che, tutto sommato, potrebbe essere riutilizzato il pontile della centrale nucleare sia per prelevare l'acqua per la produzione di idrogeno, sia per inviare quest'ultimo via mare ad altre destinazioni. Il tutto è perfettamente inquadrabile economicamente in quei 1.840 milioni di euro, circa 20 euro a famiglia (oltre 3.500 miliardi di vecchie lire) che ogni anno paghiamo attraverso le bollette, per sostenere le cosiddette energie alternative; queste risorse in realtà, per l'81%, vengono attualmente spese per sostenere impianti (tipo quelli che bruciano combustibile da rifiuti) che di alternativo non hanno proprio nulla. Sia con la produzione che con gli incentivi, potrebbero essere ricavati i fondi da destinare alla riqualificazione della marina. Ciò consentirebbe di sgomberare il campo da qualsiasi sospetto e falsa interpretazione dei fatti; perché vede, su queste vicende si sta addensando qualche nodo di troppo, che potrebbe rappresentare un problema di fronte all'opinione pubblica. Il fatto che la Sogin-Enel sia proprietaria di una parte dell'area interessata alla realizzazione del porto (oggi la nuova centrale a me, domani - forse - il porto a te); il fatto che venga prevista l'utilizzazione e addirittura l'estensione del pontile (per attracchi vari, magari per importare combustibile); il fatto che l'intero tratto della costa laziale sia stato posto sotto la competenza dell'Autorità portuale di Civitavecchia; il fatto che l'Enel sta pianificando la riconversione a carbone della centrale di quelle parti (che insieme alla contigua centrale di Montalto di Castro rappresenta il maggiore polo di produzione europeo); il fatto che l'Enel abbia stipulato un protocollo di intesa che prevede una serie di "ristori economici" per la presenza degli impianti, tra cui la "cessione gratuita" di proprie aree oltre ad un corposo finanziamento per il sostegno della locale Università (curiosa coincidenza, non Le pare?); il fatto che da quelle parti dei professionisti stiano progettando e pianificando un terminal per le carboniere; il fatto che la centrale di Civitavecchia produrrà circa 580.000 tonnellate l'anno di ceneri (più del doppio del quantitativo di rifiuti urbani che si producono annualmente in provincia di Latina) che dovranno essere smaltiti in discariche; il fatto che l'Enel detenga il 25% delle azioni della Compagnia del Porto di Civitavecchia Spa (il cui maggiore cliente è la Tirrenia Navigazioni Spa); il fatto che tale società, tra l'altro, si occupa anche di realizzazioni portuali. Tutti questi fatti messi insieme, dovrebbero ricevere qualche delucidazione aggiuntiva da parte Sua e dei suoi solertissimi professionisti incaricati del progetto, ai quali dovrebbe chiedere un'ultima spiegazione aggiuntiva: nella deliberazione del 18 maggio scorso su indicata, vi era acclusa la lettera dell'Ing. A. Noli con la quale lo stesso, precisando i compiti assegnatigli, caldeggiava gli incarichi poi conferiti agli altri professionisti. Quella lettera si concludeva con le seguenti testuali parole: "Infine per quanto riguarda lo studio di impatto ambientale, che ritengo necessario effettuare perché sicuramente il nostro progetto sarà oggetto di "attacchi" da parte di "finti" ambientalisti, mi riservo di parlarne a voce per poter effettuare una scelta utile per l'Amministrazione". Sollevati nel morale per il fatto che il professionista abbia inteso procedere comunque alla realizzazione della V.I.A. (che per la verità è obbligatoria per legge per questo tipo di opere), commossi per il fatto che l'Ing. A. Noli abbia abbracciato la causa definendola "il nostro progetto" (altro che studio di fattibilità) e rincuorati sul fatto che lo stesso abbia inteso parlarne "a voce" (speriamo che gli assessori e i funzionari incaricati abbiano preso dettagliati appunti) per "poter effettuare una scelta utile per l'Amministrazione", oso chiederLe se il professionista può indicarci i parametri in base ai quali egli è in grado di valutare gli ambientalisti "finti" da quelli "veri". Veda, la curiosità non è solo formale, perché anche noi siamo interessati a capire come mai, ad esempio un personaggio, passando attraverso associazione auto-certificatasi ambientalista, improvvisamente è finito ai vertici del Ministero dell'Ambiente (che poi autorizza questi progetti), facendo prima una puntatina ai vertici di una importante società che si occupa di rifiuti, oltre che ai vertici della stessa Sogin-Enel. Solo per quei parametri che individuano i "finti" dai veri, il professionista dovrebbe essere pagato a peso d'oro: quindi la Sua è stata un'ottima scelta; visto che l'argomento è finito pari-pari in una delibera di Giunta la preghiamo di rendere pubblici questi eventuali parametri, perché la cosa ci importa tanto, ma proprio tanto! Mi scuserà lo scetticismo che traspare da questa mia, ma fin da bambino ero abituato ad andare a giocare al Procoio, attuale luogo di cultura e antica dimora delle "bufale"».

Elisabetta Rizzo


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