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Latina. Ma quali radici cristiane. Maria Mantello: «La nostra cultura è figlia del dubbio e della scelta. E di un rispettoso e sano laicismo...»
La Costituzione Europea è stata approvata senza nessun riferimento alle presunte "radici cristiane".
Commenta Maria Mantello, presidente dell'Associazione Nazionale Libero Pensiero
Giordano Bruno:
«Ha vinto il libero pensiero e all’Europa sono state risparmiate cristallizzazioni
giuridiche, paventato omaggio ai nostalgici della Restaurazione, che, non a caso,
continuano a ravvisare nel Sacro romano impero medievale di Carlo Magno i presupposti
storici dell’identità europea.
Per buona memoria, ricordiamo, che Carlo Magno, non potendo vantare una discendenza regale,
aveva usufruito della “sacralizzazione” datagli in quella famosa notte di Natale dell’800
da papa Leone III. Un favore, che il re franco contraccambiava con l’imperiale imposizione
del cattolicesimo. Nel XII sec, la Chiesa romana canonizzava l’imperatore difensore
della fede. Poco importava, che in questa santa opera d’evangelizzazione, i Sassoni,
ad esempio, colpevoli di non volersi battezzare, avessero rischiato l’estinzione: soltanto
a Werden, ne furono decapitati in un giorno 4500.
Solo il cattolico aveva diritto alla cittadinanza, tutti gli altri potevano, e dovevano
essere perseguitati. Era il trionfo della teocrazia, che l’editto di Teodosio aveva
legittimato fin dal 380: “Vogliamo che tutti i popoli a noi soggetti seguano la
religione che l’apostolo Pietro ha insegnato ai romani –recitava l’editto- …si creda
nell’unica divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in tre persone uguali.
Chi segue questa norma sarà chiamato cristiano cattolico, gli altri invece saranno
stolti eretici, né le loro riunioni potranno essere considerate vere chiese; essi
incorreranno nei castighi divini ed anche in quelle punizioni che noi riterremo di
infliggere loro”.
Ma torniamo alla Carta europea.
Il tentativo delle nuove Sante Alleanze per arruolare ogni europeo sul carro della Chiesa
cattolica non è passato. La cattiva coscienza di chi si è affannato ad accollare al
cristianesimo meriti che mai ha avuto, allo scopo di occultarne le responsabilità per
i milioni di morti ammazzati (pagani -come i Sassoni-, ebrei, omosessuali, donne accusate
di stregoneria, eretici…), è apparsa addirittura grottesca, di fronte all’ennesima
richiesta di perdono per le colpe della Santa Inquisizione, che il papa reiterava a
ridosso dell’approvazione di questa Costituzione.
E neppure hanno avuto troppa eco le esternazioni di coloro, che, pur di riaffermare la
superiorità “incontaminata” del cristianesimo, hanno auspicato una mobilitazione
dell’Europa in chiave antimusulmana, giocando sull’indignazione, che il terrorismo
islamico con i suoi brutali omicidi di innocenti (gli infedeli) sta diffusamente suscitando.
Delle disquisizioni filologiche di quanti si sono improvvisati maestri di laicità contro il
“degenere” laicismo, non varrebbe neppure la pena di parlare. Costoro, infatti, vorrebbero
una laicità ancella della religione, una sorta di contenitore espanso che tutte le fedi
accolga; insomma un passivo accumulatore di “sacralità”. E guai a ricordare a costoro,
che la fede costituisce il condizionamento formidabile delle coscienze, che
essa può ostacolare la necessaria apertura mentale, presupposto per liberare il pensiero,
e quindi essere laici. Griderebbero subito che si vuole attentare alla libertà di
religione, fingendo d’ignorare che essa è conquista del mondo laico, e che si
è realizzata nonostante i “bravi fedeli”, nell’esaltazione missionaria imperiale,
imponevano all’Europa gli atti di fede, torturando e bruciando vivi i martiri
del libero pensiero; nonostante i “bravi fedeli” scannavano (e in Ruanda
hanno continuato a farlo anche in tempi assai recenti), nella convinzione
fanatica di guadagnarsi, con tanto di benedizione ecclesiastica, il celeste paradiso;
nonostante alcuni “bravi fedeli” si mobilitino ancora ai nostri giorni, perché
la scuola e la ricerca scientifica siano strumenti propagatori delle loro dottrine;
nonostante la Chiesa di Roma escluda ogni possibilità di dissenso al suo interno,
con la sospensione “a divinis”, e nelle sue innumerevoli aziende, con il licenziamento.
Ma, in tutta quest’ossessiva pressione per riportare l’Europa sotto la cappa
dell’universalismo cattolico, la menzogna che più sconcerta è quella di un cristianesimo
portatore di libertà. Una ben strana libertà, visto che dovrebbe coincidere con la morale
cattolica, come continua ad affermare l’attuale “vicario di Cristo” in terra.
Wojtyla scrive nelle sue encicliche, che ”non si dà morale senza libertà”. Bene! Potrebbe
sembrare che la Chiesa romana si sia convertita all’etica laica, riconoscendo l’autonomia
di ognuno contro l’eteronomia del confessionalismo religioso. Potrebbe sembrare un
richiamo a scegliere e a progettarsi autonomamente al di fuori del presunto programma
divino. Peccato però, che Wojtyla, si affretti ad aggiungere: viene per tutti il momento
in cui, lo si ammetta o no, si ha bisogno di ancorare la propria esistenza ad una verità
riconosciuta come definitiva (quella ecclesiastica –ndr.) che dia certezza non più
sottoposta al dubbio (cfr: Veritatis splendor e Fides et ratio).
Strana libertà, allora, quella che si dovrebbe coniugare con l’obbedienza ad una verità
sacralizzata e non con l’esercizio del dubbio!
Finché non si risolve questa contraddizione del voler assoggettare la libertà alla fede,
resta l’inconciliabilità tra credente e laico. Per il fedele, la verità è già tutta
data e rivelata, perché è la persona a rappresentare la “maschera” del disegno divino,
che il Dio Creatore e Salvatore ha già predisposto, mentre per il laico non c’è
nessun disegno dogmaticamente preordinato, perché egli sa che ciascun individuo si
struttura attraverso le sue azioni, che liberamente sceglie nell'assunzione di
responsabilità, per le conseguenze che le sue azioni hanno… non per il
c i e l o, ma per la t e r r a.
Il laico sa bene, che esseri umani si diventa agendo. Sa bene che suo compito è di
sostituire all'obbedienza alla norma, la progettualità della norma.
Si capisce, allora, come la libertà passi per strade ben diverse da quelle religiose.
Si capisce perché scelta e dubbio siano da sempre contrastati dai chierici.
Scelta e dubbio. Eccole dunque le radici dell’Europa. E sono radici laiche!
Radici che derivano storicamente da quel grande patrimonio di idee, che dalla Grecia si
è propagato in tutto l’occidente, e continua a propagarsi nel mondo intero, portatore di
un insopprimibile anelito alla libertà. È con la filosofia greca, infatti, che ci
ha insegnato a farci guidare dalla biologica ragione, che le scienze naturali sono nate,
che si è sviluppata la scienza politica, per il conseguimento del bene individuale e sociale.
Il demone socratico del dubbio è sopravvissuto, nonostante i sistematici sforzi
teocratici per estirparlo. Da quel demone, si sono sviluppati i valori di libertà,
uguaglianza, fratellanza. Valori laici, lo ripetiamo, che sono alla base delle moderne
rivoluzioni libertarie.
Ad essi, promessa di serena convivenza civile, si richiama oggi il Preambolo della
Costituzione europea, quando afferma: L'Unione si fonda sui valori indivisibili e
universali di dignità umana, di libertà di uguaglianza e di solidarietà; l’Unione
si basa sui principi di democrazia e dello stato di diritto. Essa pone la persona
al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell’Unione e creando uno spazio
di libertà, sicurezza e giustizia.
Mauro Cascio
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