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Priverno. Cave. Angelo Delogu (Rifondazione): «Una distruzione sistematica delle risorse ambientali. Il Sindaco come si sta muovendo?»

Angelo Delogu a nome del Circolo di Rifondazione Comunista locale interviene sulla questione delle attività estrattive presenti sul territorio di Priverno. La situazione delle cave di Priverno è nota da tempo, è noto il danno che arrecano al nostro splendido territorio che ha un valore paesaggistico inestimabile, è noto il modo in cui le cave dismesse vengono abbandonate senza alcun piano di recupero, è noto che ci sono concessioni per tempi lunghissimi alle imprese di escavazione e che quindi le zone collinari che costeggiano Priverno continueranno ad essere martoriate ancora per molti lunghi anni. «Quello che però ci sembra sconcertante è che a fronte di tutto questo in Regione Lazio si discuta addirittura di un ampliamento della attività estrattiva, a norma della L.R. 24/98, per l'escavazione di materiale raro nelle cave di proprietà Sibelco Italia s.p.a. Questa discussione, che è stata affrontata nella riunione della giunta regionale che si è tenuta venerdì 25 giugno, non tiene conto assolutamente delle esigenze del nostro territorio. Bisogna considerare che per le aree sottoposte a vincolo, come è quella oggetto dell'estrazione, l'ampliamento relativo alla coltivazione di cave esistenti può essere consentito solo in considerazione di un interesse economico di carattere pubblico ed esclusivamente per l'escavazione di materiale raro. In tal caso l'autorizzazione paesistica necessaria è rilasciata dalla Giunta regionale con propria deliberazione. Ora, non sappiamo quale sia stato l'esito della discussione in Regione, ma ci sembra inverosimile che si continui a parlare dell'ampliamento delle cave in un paese, come il nostro, che ha già una concentrazione altissima di questo genere di attività e non può sopportarne altre a livello di impatto ambientale e territoriale. Inoltre non si capisce bene quale sia nella fattispecie "l'interesse economico di carattere pubblico", richiesto dalla legge per la concessione dell'autorizzazione, visto che l'interesse civile, prima che economico, della comunità di Priverno dovrebbe essere quello della salvaguardia del proprio territorio e dei propri beni naturali già abbondantemente devastati. Ai fini dell'acquisizione delle autorizzazioni la legge richiede, oltretutto, uno Studio di Inserimento Paesistico -SIP- che costituisce documentazione essenziale della valutazione di compatibilità paesistica per il rilascio. Non è chiaro se questo studio sia stato effettuato con la dovuta serietà e quali criteri siano stati adottati per valutare ed analizzare adeguatamente le entità delle modificazioni ambientali prodotte dalle opere da realizzare e la morfologia dei luoghi dove è prevista la realizzazione dell'intervento. Noi crediamo, inoltre, che non siano stati tenuti nel dovuto conto alcuni requisiti che sono normativamente richiesti come ad esempio: "lo stato delle specifiche componenti paesistiche da tutelare, con riguardo alla specificità del bene sottoposto a tutela e con particolare riferimento ai valori dell'ambiente naturale, dei beni storici e culturali, delle potenzialità agricole dei suoli, del rischio geologico". In conclusione quello che ci chiediamo è se il Sindaco di Priverno stia prendendo qualche iniziativa in relazione alla decisione che si profila in Regione, oppure non ha nessun interesse a salvaguardare il nostro territorio e continuerà a farlo devastare da simili interventi. In ogni caso ci auguriamo che l'amministrazione prenda una decisione netta e si opponga a questa folle iniziativa intercedendo presso la Regione Lazio. Oltretutto sarebbe opportuno che lo stesso Comune predisponesse, in risposta a questa linea di distruzione sistematica delle nostre risorse ambientali, una linea completamente opposta di valorizzazione del territorio e di utilizzazione, anche economica, alternativa delle risorse naturali».

Andrea Apruzzese


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