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Roma. Premio Strega. Ugo Riccarelli è il vincitore di quest'anno: «Il libro è una macchina fatta di parole che può anche produrre dei sogni»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Ugo Riccarelli, Premio Strega 2004 per il suo «Il dolore perfetto», edito da Mondadori. Due storie di famiglia parallele, ma destinate a incontrarsi. Quella del Maestro, giovane anarchico che arriva da Sapri, alla fine dell'Ottocento, per insegnare in un paesino della Toscana, dove si stabilirà avendo dalla vedova Bartoli numerosi figli dai nomi emblematici: Ideale, Libertà e Cafiero. E quella di Rosa e Ulisse Bertorelli, commerciante di maiali, da cui nasceranno Annina e Achille. L'amore tra Annina e Cafiero è solo un momento dell'intreccio di vicende pubbliche e private, realistiche e fantastiche, che l'autore costruisce in questo romanzo, epopea di drammi e di ideali, di personaggi all'altezza dei grandi sommovimenti della storia.
"Vita" di Mazzucco parlava del nonno. Qui c'è una nonna "gagliarda", vedova a trent'anni con 3 o 4 nipotini... «Sono due storie italiane che racchiudono tanti anni. Un romanzo fondato sulla memoria. Un romanzo storico classico in cui ci fosse anche tanta tradizione orale e tanta popolarità che consentisse anche fiaba e sogno». Lei è affascinato più dalla parola e dal suono che dall'immagine... «Direi che è essenziale. L'Italiano è una grande lingua e spesso ce lo dimentichiamo. La tendenza è quella di appiattire la scrittura sull'oralità. Nel mio romanzo ho provato una scrittura lenta che possa anche sedurre». Un'altra bella invenzione del suo libro è quella del "moto perpetuo". «È una macchina di sogno che personifica una delle anime del libro, quella utopista. Ed ha una meccanica che in fondo al libro assomiglia: una macchina di parole che forse può produrre dei sogni».

Claudio Ruggiero

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