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Roma. Globo d'Oro. Carlo Verdone: «C'è sempre un lato di amarezza dietro i miei film. Un po' è mio carattere, un po' lezione dei grandi maestri»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Carlo Verdone, premiato
col Globo d'Oro dalla stampa estera per il suo ultimo lavoro
"L'amore è eterno finché dura".
«È un riconoscimento importante dopo 26 anni e passa di carriera.
Non sono mai stato premiato dalla stampa estera. E sono contento
che il riconoscimento sia andato proprio a questo film, che è una
commedia, ma lontana dagli accenti e dalle ambientazioni localistiche.
È stato apprezzato, mi sembra, lo stile del film. Ed una giuria
competente come questa ha fatto capire che si possono fare premiare
anche delle commedie». Del resto le commedie di Carlo Verdone
non sono fatte solo per ridere. Spesso fanno pensare o hanno
un retrogusto amaro... «Un po' è il mio carattere. Un po' è la
grande lezione dei grandi maestri. Fa parte della vita: puoi
ridere quanto ti pare ma dietro c'è sempre la malinconia.
E questo non è male. Dà più spessore».
Qual è il rapporto di Carlo Verdone con la critica? Ci rimane
male quando legge una stroncatura o è contento quando legge
apologie? «A me interessa che la critica sia scritta bene.
A me un film può riuscire male, ed è importante che qualcuno
mi spieghi perché. Io però ci metto sempre tanto impegno. Ed è
l'impegno che mi aspetto da chi sul quel film ci deve scrivere.
Fortunatamente non mi posso lamentare tanto».
Spesso si parla di Carlo Verdone figlio d'arte (ed erede) di Alberto
Sordi. Non tutti sanno che Carlo Verdone è il figlio di Mario Verdone,
professore emerito alla Sapienza. Rispetto al mondo accademico di
suo padre, il suo comico come nasce? «Io ho avuto dai miei genitori
tanta carica ironica che mi ha sempre aiutato. Due genitori moderni,
simpatici. Che mi hanno spinto a laurearmi dicendomi: almeno se ti va male
questo lavoro un pezzo di carta ce l'hai sempre. Devo molto a mamma e papà».
Claudio Ruggiero
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