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Roma. Globo d'Oro. Margareth von Trotta: «L'Olocausto visto dalla parte delle donne. Una piccola tenera storia. Una visione ancora inedita»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Margareth von Trotta, vincitrice del Globo d'Oro
come miglior film europeo.
Un film coraggioso. Si parla ancora di Olocausto, ma da un'angolazione originale quella
delle donne:
«Sì, la storia è ambientata a Berlino nel 1943: un centinaio di donne tedesche, pure ariane,
staziona silenziosa davanti un palazzo della Rosenstrasse, dove i loro mariti ebrei sono
in attesa di essere deportati nei campi di concentramento.
Urlano "voglio mio marito" e non smettono mai di protestare con la loro minacciosa presenza.
Alla fine, arriva il miracolo: gli ebrei vengono liberati.
Questo episodio di piccola resistenza tedesca al nazismo, è lo spunto per questo
mio nuovo film». Il suo lavoro sugli anni di piombo rimane ancora oggi una delle pietre
miliari. Che ne pensa del terrorismo, oggi? «Che di fatto quel tipo di terrorismo
non esiste più. Intendo quella violenza, quella lotta politica dell'estrema sinistra.
Oggi quando si parla di terrorismo si parla di Al Qaeda».
Lei ha vissuto per otto anni a Roma. Ora vive a Parigi. Che differenza
c'è? «Guardate, io me ne sono andata via da Roma con una certa tristezza. E torno ogni
volta che posso, quasi fosse la mia base. Ha un fascino e una bellezza di secoli che è
difficile trovare altrove». Impegni futuri? «Sto lavorando ma preferisco non parlarne
perché sono superstiziosa».
Claudio Ruggiero
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