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Roma. Globo d'Oro. Premiati anche Michela Cescon, Daniele Liotti, Riccardo Scamorcio, Annika e Erika Lepisto. Con loro Giordana e Castellitto
Nella splendida cornice di Villa Massimo a Roma, sono stati assegnati i Globi d'Oro 2003-04
per il cinema dai 500 giornalisti dell'associazione stampa estera. Premi alla carriera
sono stati attribuiti all'attrice Virna Lisi ed allo sceneggiatore Ugo Pirro, migliore
attore si è rivelato Carlo Verdone per l'interpretazione de "L'amore è eterno finché dura",
Globo d'Oro speciale a Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, per la sua versatilità
in carriera, passando dai 'cazzotti' iniziali al cinema di qualità con il film
"Cantando dietro i paraventi" di Ermanno Olmi. Oltre ai suddetti mostri sacri, la
premiazione, com'è nello stile dei Globi d'Oro, ha risaltato anche la bravura dei giovani
emergenti, come Michela Cescon per "Primo amore" di Matteo Garrone e Daniele Liotti per
"Il fuggiasco" di Andrea Manni nonché gli esordienti Riccardo Scamorcio ("Tre metri sopra
il cielo") e Annika e Erika Lepisto ("L'amore di Marja"). Premiati inoltre il regista Marco
Tullio Giordana per "La meglio gioventù" e quale miglior film "Non ti muovere" di Sergio
Castellitto. La regista tedesca Margaret von Trotta ha ottenuto il Globo d'Oro per il miglior
film europeo "Rosenstrasse".
Una manifestazione che ottiene ogni anno maggiori consensi, quella del Globo d'Oro, perché
tasta il polso allo stato di salute del cinema italiano, esaminato dalla visuale dei
giornalisti stranieri, competenti ed attenti alle innovazioni stilistiche presenti
nel mondo della celluloide. Risultato della piacevole serata è la consapevolezza che la
tradizione italiana si rinsalda in un vincolo di forte legame tra passato e presente,
la lezione dei vecchi maestri del cinema (Germi, Lizzani, De Sica e Rossellini, solo per
citarne alcuni, è stata ben assimilata dalle giovani generazioni di registi che, ad inizio
del terzo millennio, apportano nuova linfa all'arte italiana, esportandola sempre con
successo nel mondo. Altrettanto può dirsi dei giovani attori che ben perpetuano
l'italica consuetudine frammista di vizi e virtù, raziocinio e fantasia, incarnando
l'espressione genuina dello smarrimento del terzo millennio, in un mondo sempre più confuso
e nel quale assurge ad una maggiore consapevolezza l'arte di commuovere e di far ridere -
spesso amaramente- generazioni nuove e vecchie di tutti i continenti. Perché nel cinema
è la vita, come ben sottolineato dal Globo d'Oro della stampa estera.
Claudio Ruggiero
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