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Latina. La mappa delle industrie in crisi. I Sindacati: «Colpa anche dei progetti che non sono partiti, dalle Terme di Fogliano all'Intermodale»
Ieri in seguito agli ultimi avvenimenti relativi alle vertenze Yale (116 lavoratori a
rischio), Aprilia Ingranaggi spa (107 Lavoratori prossimi al licenziamento)
le Segreterie Provinciali di Fim Fiom e Uilm si sono riunite per analizzare la situazione
del settore metalmeccanico territoriale principalmente dislocato nel triangolo nord
della nostra provincia tra i comuni di Latina, Aprilia e Cisterna e decidere
sull'iniziative che potrebbero contrastare questo preoccupante processo di
deindustrializzazione in atto che sta interessando oltre alle solite aziende medio
piccole anche significative realtà industriali gestite da holding multinazionali.
Il periodo pre feriale sarà principalmente utilizzato per fare opera di sensibilizzazione
non solo nell'opinione pubblica più in generale, ma soprattutto nei posti di lavoro di
tutte le aziende metalmeccaniche di Latina sulle gravi ripercussioni che potrebbero
interessare migliaia di famiglie coinvolte direttamente dalla perdita di altrettanti
posti di lavoro. Una vera e propria campagna di informazione quotidiana sull'esito
delle vertenze in corso che dovrebbe sfociare entro fine mese con una manifestazione
con sciopero di quattro ore presso le sedi delle confederazioni datoriali pontine
(Assindustria e Confapi).
Yale Aprilia (116 osti di lavoro),
Ex Massey Fergusson Aprilia (160 posti di lavoro),
Nuova Mistral Latina (95 posti di Lavoro),
Aviointeriors Latina (50 posti di lavoro),
Scami Aprilia (20 posti di lavoro),
Comont Latina ( 62 posti di lavoro),
Sicamb Latina (25 posti di lavoro),
Selco Latina (40 posti di lavoro),
Web I&T Aprilia (47 posti di lavoro),
Hilme Sabaudia (17 posti di lavoro),
Italcaps Aprilia (10 posti di lavoro),
Site Latina (60 posti di lavoro),
Sirti Fondi (50 posti di lavoro),
Nuova HI-G Cisterna (10 posti di lavoro).
Questo è l'elenco dei posti di lavoro direttamente coinvolti nelle procedure di Mobilità
in atto o appena concluse con causali che vanno dalle riduzioni per crisi alle
definitive cessazioni di attività.
A questo elenco andrebbero aggiunte le situazioni aziendali definite ad alto rischio
perchè soggette a provvedimenti di cassa integrazione straordinaria ormai da anni e
per le quali soluzioni positive ancora lontane lasciano immaginare seri pericoli per
l'intera forza lavoro:
Icom Cisterna (110 Occupati),
Meccano Cisterna (220 occupati),
Hytesis Aprilia (40 occupati).
Ci sono poi situazioni che in seguito al declinare del mercato dell'indotto
industriale iniziano ad essere coinvolte in procedure di cassa Integrazione
ordinaria. Sono sempre di più, secondo dati INPS, i ricorsi a tale strumento che
in certi casi diventa l'anticamera di una crisi più seria. Ad esserne interessate
sono le aziende medio piccole del settore delle istallazioni nelle quali si concentra
il processo di decentramento avviato già da tempo dalle aziende più grandi. Tra queste
le situazioni più preoccupanti vanno evidenziate:
Mappi Cisterna (CIGO per 20 persone),
Cemi Cisterna (CIGO per 30 persone).
Con questo scenario di riferimento, lontani ancora dalla certezza di arrestare
l'emorragia occupazionale, a settembre inizieranno tutta una serie di confronti con
le forze politiche ed istituzionali sia a livello locale che regionale per intavolare
una vera e propria vertenza sull'occupazione che possa coinvolgere anche gli altri settori
merceologici esposti dalla crisi a ripercussioni occupazionali negative. Tessili
Alimentaristi e Chimici saranno chiamati a supportare l'azione dei Metalmeccanici per
aprire un confronto a tutto campo sulle motivazioni di tale situazione nonché sugli
interventi più idonei da adottare per respingere la fase di deindustrializzazione in atto.
Incontri appropriati saranno calendarizzati con tutti i Partiti politici , con le
istituzioni governative, quelle locali (Provincia e Comuni) con le associazioni
datoriali, con gli Enti ( INPS CCIA ) e quanti altri saranno disponibili a varare
un vero e proprio progetto organico che metta al centro dell'attenzione il problema
dello sviluppo provinciale. Il tutto potrà concludersi con una grande manifestazione
provinciale alla quale parteciperanno anche i rappresentati Regionali e Nazionali
di Cgil Cisl e Uil.
Niente può essere tralasciato. Non basta fare l'elenco delle disgrazie industriali ed
illudersi che con qualche strumento di ammortizzatore sociale si può arginare un declino
che sembra irreversibile. Bisogna incidere sulle vere ragioni della Crisi territoriale
iniziando ad analizzare le occasioni del mancato sviluppo che si sono evidenziate con
i fallimenti progettuali delle Tterme di Fogliano, lo Snodo Intermodale di Latina Scalo,
la riconversione della ex Centrale Nucleare, la fiera Floro-Vivaistica di Campoverde e
tante altre iniziative nel campo del settore turistico che dovevano incrementare il
tessuto economico locale.
C'e bisogno altresì di comprendere bene quali sarebbero gli ostacoli a livello locale
che limitano gli interventi anche in termini di investimento per quelle aziende
che ancora non sono coinvolte dalle crisi . Cè da domandarsi perché la Bianchi
Vending di Cisterna debba aspettare 2 anni per avere tutte le autorizzazioni per
incrementare strutture produttive ed occupazione, perché la Hydro Slim ancora
non riesce ad avviare un significativo piano di investimenti strutturali già programmati.
Perché la Ondulit preferisce costruire un nuovo stabilimento a Terni invece
di potenziare quello storico di Cisterna, perché la Regina Sud di Latina ancora
non ottiene le autorizzazioni per costruire un nuovo reparto. Aspetti contrastanti,
entrambi facce della stessa medaglia che pongono quesiti allarmanti. Manca
una vera cabina di regia che sappia fare sintesi sugli aspetti spesso controversi
di questa realtà provinciale, che sappia dirigere con oculatezza interventi strutturali
di concerto con quelle esigenze territoriali che fin'ora sono state sottovalutate.
È ora di agire.
Elisabetta Rizzo
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