Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Sabaudia. Cerchi nel grano: solo un bluff? Nella fenomenologia della credenza il solo criterio di verità. Per i crops così come per padre Pio

Se i cerchi di grano siano una bufala, come sostiene gran parte della scienza e il buon senso, o se siano messaggi dallo spazio, noi non lo sappiamo. Bisognerà attendere il 2012, quando arriveranno a Sabaudia gli extraterrestri in persona per spiegarci come stanno le cose. Faranno una conferenza stampa, noi andremo lì, Elisabetta Rizzo, Andrea Apruzzese o Roberta Colazingari intervisteranno il marziano, se avranno qualche difficoltà con la lingua manderemo anche Claudio Ruggiero e alla fine staremo tutti più tranquilli. Quello che è interessante notare invece, e questo già da oggi, è la fenomenologia del sentimento irrazionale di quello che appena il secolo scorso si chiamava "senso comune". C'era una volta il buon Hegel che si incazzava un po' per le "fantasticherie", anche se ai suoi tempi i cerchi del grano non c'erano ancora. Poiché il senso comune fa appello all'oracolo interiore del sentimento (o dell'immediatezza) e rompe ogni contatto con chi non è del suo parere. Anzi, in qualche modo "è costretto a dichiarare di non aver altro da dire a colui che non trovi e non senta in se stesso la medesima verità".
È l'entusiasmo popolare, che non si cura di verificare nemmeno la radice del proprio entusiasmo ma, proprio perché entusiasma, ne fa verità vera. Ma i cerchi di grano non sono una novità di irrazionalità diventate effettuali a furor di popolo. Pensiamo al buon Francesco Forgione, conosciuto ai più come padre Pio o san Pio. Che fosse probabilmente un imbroglione non importa mica. Sul fenomeno delle stigmate si sono espressi medici sia cattolici che laici. Agostino Gemelli, tra l'altro teologo e professore di fama internazionale, definiva le stigmate di natura isterica e Francesco Forgione uno "psicopatico, autolesionista ed imbroglione". Sul versante laico il patologo Giorgio Bignami, che definì le stigmate del frate una necrosi dell'epidermide di origine nevrotica dovuta a suggestione e mantenuta aperta, probabilmente, dall'utilizzo di iodio. Questo importa poco. Come importa poco la prudenza della stessa chiesa cattolica. Fu la massa popolare che iconicizzò la santità del fraticello di Pietralcina. Con tutte le sue stigmate molto probabilmente false. Anche in quel caso parlare della verità non serviva a nulla. Era una tappa della fenomenologia della credenza e della superstizione, un momento dello sviluppo che non prevede altro criterio (né altre verità) all'infuori di sé. Uno sviluppo che nel cerchio di grano ha un ulteriore, forse importante, suo momento.

Mauro Cascio


PocketPC visualization by Panservice