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Sabaudia. Cerchi nel grano: solo un bluff? Nella fenomenologia della credenza il solo criterio di verità. Per i crops così come per padre Pio
Se i cerchi di grano siano una bufala, come sostiene gran parte della scienza
e il buon senso, o se siano messaggi dallo spazio, noi non lo sappiamo.
Bisognerà attendere il 2012, quando arriveranno a Sabaudia gli extraterrestri
in persona per spiegarci come stanno le cose. Faranno una conferenza stampa,
noi andremo lì, Elisabetta Rizzo, Andrea Apruzzese o Roberta Colazingari intervisteranno il marziano, se avranno qualche difficoltà con la lingua manderemo anche Claudio Ruggiero
e alla fine staremo tutti più tranquilli. Quello che è interessante notare invece, e questo
già da oggi, è la fenomenologia del sentimento irrazionale di quello che
appena il secolo scorso si chiamava "senso comune". C'era una volta il buon
Hegel che si incazzava un po' per le "fantasticherie", anche se ai suoi
tempi i cerchi del grano non c'erano ancora. Poiché il senso comune fa appello
all'oracolo interiore del sentimento (o dell'immediatezza) e rompe ogni
contatto con chi non è del suo parere. Anzi, in qualche modo "è costretto
a dichiarare di non aver altro da dire a colui che non trovi e non senta
in se stesso la medesima verità".
È l'entusiasmo popolare, che non si cura di verificare nemmeno la radice
del proprio entusiasmo ma, proprio perché entusiasma, ne fa verità vera.
Ma i cerchi di grano non sono una novità di irrazionalità diventate
effettuali a furor di popolo. Pensiamo al buon Francesco Forgione,
conosciuto ai più come padre Pio o san Pio. Che fosse probabilmente un
imbroglione non importa mica.
Sul fenomeno delle stigmate si sono espressi medici sia cattolici che laici. Agostino
Gemelli, tra l'altro teologo e professore di fama internazionale, definiva le stigmate
di natura isterica e Francesco Forgione uno "psicopatico, autolesionista ed imbroglione".
Sul versante laico il patologo Giorgio Bignami, che definì le stigmate del frate
una necrosi dell'epidermide di origine nevrotica dovuta a suggestione e mantenuta aperta,
probabilmente, dall'utilizzo di iodio. Questo importa poco. Come importa poco
la prudenza della stessa chiesa cattolica. Fu la massa popolare che iconicizzò
la santità del fraticello di Pietralcina. Con tutte le sue stigmate molto probabilmente
false. Anche in quel caso parlare della verità non serviva a nulla. Era una
tappa della fenomenologia della credenza e della superstizione, un momento dello sviluppo che non prevede altro criterio (né altre verità) all'infuori di sé. Uno sviluppo che nel cerchio
di grano ha un ulteriore, forse importante, suo momento.
Mauro Cascio
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