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Latina. No alla classe di soli islamici. Maria Mantello: «Un paese laico non può propagandare dogmi e fedi. Ma la Moratti non sempre lo ricorda»
«È stato impedito che si formasse la classe di soli islamici. Non possiamo che esserne contenti»,
dice Maria Mantello, presidente della sezione romana dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno,
perché scopo primario della scuola pubblica di un paese laico e democratico, a meno che
non si stravolga il dettato costituzionale, non è certo quello di propagandare dogmi e fedi,
ma di sviluppare l’autonomia e le capacità critiche di studenti e insegnanti.
La linfa della democrazia è proprio la tutela della libertà di dubitare e scegliere,
e la scuola è la sede fondamentale per una formazione in tal senso.
Quello che ci preoccupa dell’intervento del Ministro Letizia Moratti, allora, non è
certo aver impedito che all’ex Magistrale statale di Milano giovani credenti in Allah
fossero un corpo unico in un’unica classe, secondo i desideri dei loro famigliari musulmani,
ma che forse in quella “scuola dei valori”, voluta dalla Riforma Moratti stessa, questa
volta i valori non coincidessero con quelli cattolici.
In un articolo, pubblicato sul numero di Marzo 2004 da “Libero Pensiero” (periodico
dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero Giordano Bruno), intitolato “Il Familismo
nella scuola della Moratti” avevamo denunciato la deriva aperta da una riforma e dai
suoi decreti applicativi, che pretendevano di porre a preambolo la tutela dei valori
morali-religiosi della famiglia e del territorio. In quell’occasione avevamo scritto:
"Nella riforma si prospetta una 'scuola d’identità', vestale di un patrimonio
morale-religioso, dove: In particolare, i genitori, e più in generale la famiglia,
a cui competono in modo primario e originario le responsabilità, anche per quanto
concerne l’educazione all’affettività e alla sessualità (secondo il patrimonio dei
propri valori umani e spirituali), devono essere coinvolti nella programmazione e
nella verifica dei progetti educativi e didattici posti in essere dalla scuola
(decreto legislativo n° 59, 19 feb. 2004).
Evidentemente, quando nella Normativa si legge: più in generale la famiglia, si fa
riferimento ad una idea, ad un modello di famiglia-genere-tipo, che sarebbe custode del
patrimonio dei propri valori umani e spirituali. Anche qui valori-idea-modello-tipo,
assoluti ed eterni. Ma più realisticamente coincidenti con quelli che si vogliono dominanti.
Non a caso i soggetti chiamati a promuovere quella “formazione morale, religiosa e sociale”
prevista dalla Legge delega sono ben individuati nel Decreto attuatuivo che recita:
...coerentemente con l’offerta formativa d’Istituto, la scuola è chiamata a proporre,
in accordo con le famiglie, scelte il più possibile condivise dagli altri soggetti
educativi nell’extrascuola (enti locali, formazioni sociali, comunità religiose,
volontariato, la società civile intera).
Attorno alla scuola, allora, il cerchio è ormai chiuso: l’autonomia non va a rafforzare la
progettualità didattica dei docenti, come qualcuno ingenuamente forse aveva creduto, ma
chi è più forte sul territorio, economicamente e politicamente, anche grazie alle
erogazioni statali dell’otto per mille. Oggi saranno le famiglie legate al Vaticano, e,
in un futuro poi non tanto lontano, quelle legate all’Islam.
È il principio del qualis pater talis filius, che continuerà a veicolare attraverso
un “padre padrone padre eterno”, che pretenderà per il “figlio” un DNA valoriale,
controllato da un sistema scuola-famiglia-territorio vigilante e vigilato.
Ecco allora che nella scuola ci potrebbe essere la richiesta di eliminare dai programmi
di studio tutti gli autori non allineati al “pensiero” famigliarmente e territorialmente
dominante. Ma anche quella di allontanare “per incompatibilità ambientale” i docenti
che si prenderanno ancora la briga di insegnare la libertà di coscienza e di pensiero.
Ci potrà essere l'obbligatorietà, sempre per salvaguardare “la primaria identità”, di
recitare preghiere, o di portare tutti la croce, o di indossare tutte il chador…. Ma
si potrebbe anche chiedere, secondo il patrimonio dei propri valori umani e spirituali,
un servizio medico che insieme alle vaccinazioni, pratichi le escissioni agli organi sessuali.
Anche questo potrebbe verificarsi, come del resto sta accadendo già in altri Paesi Europei,
che pertanto stanno cercando di garantire la libertà di ogni uomo e di ogni donna
dalle costrizioni etnico-culturali, proprio rafforzando la laicità dello Stato. Perché
compito della scuola di uno stato democratico, tanto più oggi dove nostalgie e rigurgiti
dogmatici si stanno rinfocolando nel mondo e minano la civile convivenza democratica,
è quello d’insegnare che ogni singolo fanciullo è sacro, non per la sua appartenenza
identitaria, ma per tutte le potenzialità che potrà sviluppare, anche liberandosi
dalle imposizioni di una famiglia-clan, che lo vorrebbe esentare dall'incomodo del
libero pensiero, del confronto e del dialogo, e che per questo lo vuole a propria
immagine e somiglianza, con la inevitabile conseguenza di educarlo a “fare guerra” a
quanti non sono a lui identici.
In Italia, frattanto, la Scuola dell’educazione integrale della persona, –cito ancora
testualmente il decreto n° 59 del 19 feb. 2004 - rinnova il proposito di promuovere
processi formativi in quanto si preoccupa di adoperare il sapere (le conoscenze) e il
fare (abilità) che è tenuta ad insegnare come occasioni per sviluppare armonicamente
la personalità degli allievi in tutte le direzioni:etiche, religiose, sociali….
E di tutte queste direzioni, non ci si faccia illusioni, sarà quella religiosa ad
avere sempre più peso, e il sapere e il fare ad essa sussidiari….”
Ci fermiamo qui, ma ci permettiamo di far osservare al Ministro Moratti, e a tutti
coloro che hanno prestato scarsa attenzione ai pericoli teocratici contenuti nella
riforma della scuola da lei voluta, che l’allevamento delle vipere è servito».
Mauro Cascio
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