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Latina. Destra e sinistra disunite per il male del territorio, la denuncia della Cisl. Pasquale Verrengia avverte: «Bisogna invertire subito rotta...»
«Gioco di squadra. Quando cioè l'ala sinistra è sostenuta dal mediano, scambia con l'ala
destra e assiste il centravanti per raggiungere l'obiettivo della rete. Dove, si badi bene,
l'ala destra fraseggia con la sinistra e viceversa. Ecco, con un paragone calcistico credo
che si possa riassumere il ristagno e l'impasse che coinvolge l'intero territorio pontino,
semplicemente perché in provincia di Latina la destra e la sinistra non trovano il dialogo,
non cercano la concertazione ma vivono di polemiche fine a se stesse e quindi non chiudono
in rete». Sono le parole di Pasquale Verrengia, segretario generale della Cisl.
«È da settimane che ormai domina sui media la querelle della Corte d'Appello: sì a
Frosinone no a Latina. L'istituzione a Latina diviene una lotta sotto il lato squisitamente
occupazionale: una Corte nel capoluogo pontino crea indotto, una forma di occupazione a
cui non si deve rinunciare, perché essa appartiene allo sviluppo economico del territorio;
oggi, con la crisi del settore metalmeccanico, in provincia va salvaguardato il preesistente,
e insistere sulla città dei servizi e puntare su un'economia agricola e a vocazione turistica,
seguendo le linee naturali del territorio. Se il territorio ciociaro ci batte puntualmente
in ogni settore un motivo valido pur ci sarà, il cui successo non può essere frutto di
casualità o la sconfitta pontina non può essere imputata a un destino cinico e baro:
l'aeroporto, il servizio di assistenza sanitaria più qualificato con l'istituzione della
Dea di II livello, la soluzione della crisi della Fiat (con legge regionale ad hoc che a
Latina non si fa per settore metalmeccanico), il taglio autostradale, e ora la Corte d'Appello.
Perché il territorio ciociaro riesce dove invece il territorio pontino puntualmente
fallisce? La causa va ricercata nella capacità di fare quadrato, nella volontà di concertare,
nella caparbietà del raggiungimento dell'obiettivo: a Frosinone hanno compreso da tempo
che per ottenere dei risultati destra e sinistra sono le mani che appartengono allo
stesso corpo, a differenza di Latina, dove non solo la destra e la sinistra sono in
perfetta disarmonia, ma anche le dita della mano destra (o sinistra, è uguale) hanno
dei contrasti tra di loro. Il raggiungimento di uno scopo si ottiene tramite un lavoro
di sinergia e di linearità, invece da anni si assiste a una lotta personalistica della
classe politica-amministrativa del territorio pontino per il frazionamento legato a
una logica e a una visione strettamente limitata. Questa lamentela non è la solita
critica estiva alla classe dirigente locale, ma vuole essere uno stimolo per
ricercare un punto di partenza, dove tutti allineati (destra e sinistra) cercano il
confronto, gettano sul tavolo le priorità da perseguire e, una volta definiti i
paramentri d'intervento, finalmente agire andando dritti all'obiettivo. A Frosinone
questo l'hanno capito da tempo, altro che deridere un territorio che
provincialmente continuiamo a credere arretrato da un punto di vista
culturale e sociale. E Latina sarebbe il territorio che dovrebbe
ritagliarsi un domani il ruolo guida nell'ipotesi di Roma-Capitale/Roma-Regione?
E su quali basi? Per gettare nel caos anche le province di Rieti, Viterbo e
Frosinone? A Latina ancora oggi si fa fatica ad abbracciare con una visione
larga il proprio territorio: a questo punto inviterei tutti gli amministratori,
le parti sociali (e qui chiaramente entriamo in gioco anche noi del sindacato,
perché quando l'insuccesso è comune nessuno può definirsi coscienziosamente perfetto),
la classe imprenditoriale a una concertazione dalle radici solide, dove vengono
superati i personalismi e con il maggiore impegno si ottengono quei risultati
che finora non sono stati raggiunti per sciatteria o per mancanza di volontà.
Chi poi non si ritiene all'altezza, è pregato di alzarsi dal tavolo, salutare e
ritirarsi, lasciando il posto a chi ha maggiore volontà e prova maggiore bene
per il territorio».
Elisabetta Rizzo
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