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Gaeta. Il libraio di Selinunte. Roberto Vecchioni: «Dall'enorme complessità e ricchezza del linguaggio greco siamo arrivati agli sms»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Roberto Vecchioni, all'Arena Stadium di Gaeta
ieri sera per quella che è stata probabilmente una delle serate più importanti
dell'intera estate pontina. Uno dei cantautori più colti e amati, è anche un
raffinato scrittore, autore de «Il libraio di Selinunte», edito da Einaudi,
e presentato in occasione dell'ultimo appuntamento con «Libri sulla cresta
dell'onda». Il linguaggio nella società di oggi è alla deriva. Un linguaggio
che deve recupare sentimenti, emozioni che probabilmente stiamo inaridendo...
«Sì, avete già detto tutto voi.
Dall'enorme complessità del linguaggio greco, siamo arrivati agli sms.
La banalità del quotidiano sta tutta qui. In realtà il libro è molto più semplice,
altrimenti la gente si preoccupa. È una storiella. La storia di un bambino che,
attraverso un librario, si innamora delle cose belle della letteratura italiana.
Questo per significare quello che abbiamo detto: abbiamo bisogno delle parole
anche per trasmettere l'amore. Oggi diciamo solo: ti amo. Senza aggettivi. Senza
avverbi. Che ce lo mettiamo a fare un avverbio se non sappiamo nemmeno che cos'è?».
Il tuo ultimo Cd riprende la tematica della semplicità della vita. Noi europei
occidentali siamo troppo sovrastrutturati, siamo sfrenati, siamo contro il tempo...
«I valori veri ce li siamo persi. Ma è un po' un remare contro nella società di oggi.
È un mondo difficile ma ci sono delle piccole ricette per salvarsi. Ed uno dei rimedi
è appunto amare le cose belle. Amare i posti e amare l'arte. E non dimentichiamo
mai i sentimenti».
Cosa ne pensi del giornalismo?
«Il giornalismo? È quel mestiere che tutti possono fare e che
consiste nell'occuparsi di cose che non contano un cazzo».
Tu sei milanese, ma di genitori entrambi napoletani. Ti hanno
insegnato loro il piacere della parola? A Milano si è soli in Metro, Napoli è un
teatro vivente... «Sì, è così. Ma non facciamo di tutta l'erba un fascio. Ci sono
un sacco di milanesi che straparlano, sono compagnoni, amiconi e ci sono napoletani
che se ne stanno per i fatti loro. Del resto di allegria non è che i milanesi possano
averne tanta, il cielo è sempre coperto; a Napoli di allegria ce n'è molta di più
perché si vede il sole. Le persone sono anche quello che il clima dà». I tuoi prossimi
impegni... «Fino a settembre ho il mio tour. Per fortuna non sono tante date, solo
una ventina. È un po' particolare perché una parte del pubblico la faccio salire
sul palco. Poi a fine settembre riprenderò le lezioni, quest'anno insegno a Teramo.
E poi prenderò un po' di vacanza a fine anno. Anche io comincio a sentire il tempo
e l'età». Avere un padre come te deve essere molto bello. Tu hai tanto da insegnare,
da comunicare. I figli che ne pensano? «Voi da fuori pensate che sia così. C'è
conflittualità. Io varie tipologie di figli, ne ho quattro: ognuno ha la sue età
e le sue cose per la testa. Però tutti mi stimano e mi vogliono molto bene.
Poi ci sono conflitti continui e di tutti i tipi, da quelli generazionali alla competizione.
Però sono stato fortunato. Ho dei figli meravigliosi». Anche loro sono stati fortunati...
«Sì, ma questo non devo dirlo io».
Claudio Ruggiero
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