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Fondi. La guerra agli Ogm. Cronaca di una crociata fascista ed eco-terroristica che non ha nessuna ragione, logica o scientifica, per esistere. Persino il nostro caro pomodoro pachino è figlio dell'ingegneria genetica

I nostri amici di Azione Giovani di Fondi distribuiranno oggi materiale informativo contro gli OGM. Già Nico Valerio su Salon Voltaire aveva avvertito. Il nome delle cose è la loro sostanza. Chi ha applicato agli alimenti la sigla scientifica "Gmo" (Ogm in italiano: organismi geneticamente modificati) o era un cretino o era tanto, troppo, intelligente. Nel secondo caso, voleva mettere in guardia, gettare un allarme subliminale, se non altro sollevare inconsciamente precauzioni e timori. Passi per una sigla attribuita per comodità negli studi scientifici delle riviste specializzate a vegetali o animali di laboratorio a cui è stato modificato qualcosa del corredo genetico, ma l’attribuzione di questo nome che Totò avrebbe definito "jettatorio" al cibo di tutti i giorni, questo no, non dovevano farlo. È il più grave errore psicologico della comunicazione scientifica degli ultimi decenni. Se non sapesse bene di che si tratta, neanche il biologo capo direttore delle ricerche genetiche della Monsanto mangerebbe mai un "organismo geneticamente modificato". Ma, a parte il nome inquietante, nulla degli alimenti modificati geneticamente deve far paura ad una persona razionale. Perché quasi nessuna pianta è stabile sul piano del Dna, dato che le modificazioni genetiche naturali sono continue. Perciò tutti i nostri cibi più diffusi sono di fatto "organismi geneticamente modificati", o dalla natura o dall’uomo. Ne sanno qualcosa i poveri botanici, che impazziscono a districarsi con le classificazioni el ginepraio di piante selvatiche del genere Mentha (da cui deriva la nostra menta coltivata) o Rubus (come la mora di rovo), che hanno la maledetta tendenza a incrociarsi tra loro e a modificarsi geneticamente.
Pensate forse, da buoni uomini di lettere o diritto, che in natura esistono le verze così come si trovano al mercato, grosse, tutte da mangiare, piene di foglie carnose e compatte? No, in natura la Brassica sylvestris, specie originaria da cui derivano quella e altre varietà di cavoli, è una striminzita e insignificante piantina dal fusto legnoso e dalle rade foglioline immangiabili. Credete davvero che i famosi pomodorini di Pachino siano l’idea pura, platonica, del pomodoro del Paradiso terrestre? Macché, le bacche originali del Solanum lycopersicum erano piccole, giallastre, molto acidule, e tossiche. Insomma, immangiabili. E poi la varietà "Pachino", fortunato marketing commerciale, è una invenzione recente di bravi ingegneri genetici italiani. Tra l’altro, grazie alle modificazioni genetiche, antiche e moderne, il pomodoro maturo è diventato il più potente e diffuso alimento anti-cancro.
In passato, pomodori, patate, melanzane e decine di altri cibi nuovi venuti dall’America con Colombo erano rifiutati dalle popolazioni europee. Aizzati, come oggi da politicanti e pseudo-scienziati alternativi, dai preti e dai sapienti di allora, contadini e cittadini si rifiutavano di mangiare quei "cibi del diavolo". E, rispetto ad oggi, almeno avevano un alibi: il resto delle piante - non i frutti - erano e sono tuttora velenosi. Il pomodoro si diffuse in tutt’Italia solo nell’Ottocento. Nel Settecento, il chimico Parmentier, che cercava di combattere la carestia e la fame con l’introduzione della patata, che nessuno voleva mangiare, ricorse ad uno stratagemma psicologico. Fece piantare a patate un orto di Parigi, sorvegliato di giorno da guardie armate ma di notte incustodito. Finalmente i cittadini si decisero a saccheggiarlo. Solo nel 1773 riuscì a dimostrare davanti all’Accademia delle Scienze che la patata era innocua. E la patata di allora, non ancora trattata con pesticidi e concimi artificiali, era sicuramente più ricca di sostanza naturali tossiche di quella che mangiamo oggi.
Così va il mondo, amici umanisti. Anzi, così va la natura. Che ci vogliamo fare se non ha previsto l’alimentazione e la vita dell’uomo? Se i cibi "naturali per l’uomo" non sono o non sono più da 12 mila anni quelli, rarissimi, selvatici? E se perfino questi si sono modificati da sé? Però qualcosa dovremo pur mangiare noi umani, ospiti inattesi e abusivi del pianeta. Di qui, per fortuna, tutte le modifiche alle piante alimentari dall’uomo, a cominciare da quelle degli Etruschi, a cui si deve una specie di broccolo italiano oggi comune. E’ perciò antistorico, medioevale e ridicolo considerare in pieno 2004 "cibo del diavolo" quello geneticamente modificato. Perché non è una novità. Che cosa cambia se anziché i geni della lattuga noi aggiungiamo quelli della coccinella? Non avremo un "granturco con le zampine", come insegna la maestra elementare "verde" ai bambini, ma solo con una informazione, un software più aggiornato. Faremo, meglio, ciò che la natura già fa per conto suo: mescolare dati. Così creeremo mele, pere, legumi, cereali, più resistenti ai parassiti e alle muffe, e quindi meno bisognosi di pesticidi e sostanze chimiche, più resistenti alla conservazione, quindi più disponibili per il Terzo Mondo dove la fame miete vittime.
Per questo, gli attivisti di Greenpeace che hanno fatto irruzione negli stabilimenti della soia Ogm di Ravenna e assalito al largo di Chioggia una nave di Panama con un carico di soia Ogm, non si battono per la "salute dell’uomo" ma per un’ideologia reazionaria e medioevale - come ha scritto lo scienziato Tullio Regge sulla Stampa - questa sì, davvero "di destra", per usare il loro linguaggio, simile a quella dei preti ignoranti del Seicento. In realtà sono i vecchi anti-capitalisti di sempre, visto che i loro avversari veri sono le imprese, come la Monsanto o la Nestlé. Non gli basta, come diciamo noi liberali, scegliere - al limite - di non comprare, di non consumare. No, vogliono imporre a tutti la loro ideologia, vogliono vietare stalinianamente, riducendo gli spazi di libertà di tutti. Fosse pure la libertà dell’errore. Insomma, dei fascisti veri e propri. E che lo dicano anche i finti "Verdi" dell’avvocato partenopeo e parte-italiano (per parafrasare Totò) Pecoraro Scanio, non ci meraviglia. Da perfetti, tipici, politicanti del vecchio sud parolaio, reazionario e arruffa-popolo, simili "umanisti" (ah, che bella parola, sprecata per simile gente sottoculturale...) neanche sanno che cos’è la Natura. A loro serve solo il voto degli elettori ingenui, emotivi, anziani, socialmente marginali, ignoranti in qualunque scienza. E, sia chiaro, neanche il ministro Alemanno, neo-ingegnere della "destra sociale", si salva.

Mauro Cascio


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