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Sezze. La SS 156 dei Monti Lepini un nuovo paradosso. Giorgio Libralato (Verdi): «Un progetto valido rischia di diventare solo un problema»

«La SS 156 dei Monti Lepini rischia di diventare un nuovo paradosso della provincia di Latina, dopo le varie questioni legate alle Terme, al raddoppio del porto di San Felice Circeo, alla Frosinone - Mare, al centro intermodale di Latina Scalo, al corridoio tirrenico meridionale». Sono parole di Giorgio Libralato (Verdi). «Ancora una volta un progetto valido, rischia di diventare "un problema" anziché essere una chiave di soluzione dei problemi, perché una strada che ha una concezione moderna in fatto di sicurezza, che transita all'esterno dei centri abitati, che consente il più importante collegamento tra 2 capoluoghi di provincia e, soprattutto, il collegamento di Latina con l'autostrada, genera almeno 2 casi. Il primo, quello sollevato dal consiglio comunale di Priverno allargato a 7 amministrazioni comunali e all'Amministrazione provinciale, affinché non si chiuda la sede stradale esistente, il secondo quello di avere un punto d'arrivo adeguato a Latina. Il paradosso sta nel fatto che la nuova SS 156 doveva evitare un percorso ondulato, tra Priverno e Sezze, pieno di piccoli incroci, numerosi attraversamenti e passi carrabili che ne rallentano la velocità e diminuiscono la sicurezza, attraversando frazioni molto popolate e numerose, Sezze Scalo, Ceriara. La sede attuale della SS 156 rappresenta, però la prospettiva di lavoro per una serie di piccoli imprenditori del mondo agricolo, artigianale e commerciale che sarebbero tagliati fuori dal transito di numerosi veicoli, che non si fermerebbero più ad acquistare i prodotti locali, con il nuovo percorso. La nuova SS 156 sarà importante anche per decongestionare il traffico da Borgo San Michele e per consentire un migliore collegamento e quindi maggiore competitività alle numerose attività poste a Latina nella zona del Piccarello. Ma sembra ripetersi anche il paradosso del corridoio tirrenico meridionale che, se proprio doveva essere realizzato, in molti desideravano passasse lontano (dalla propria casa, terreno, attività o Comune), che ha originato la più grande manifestazione spontanea della storia a Latina con 10.000 persone a dire no all'ennesimo progetto calato dall'alto. Esattamente come quello della SS 156 che, stando alle cronache dei giornali, crea imbarazzo a tutte le amministrazioni regionale, provinciale e comunali. Quale il metodo di lotta suggerito? Sembra addirittura il blocco dei cantieri oppure della sede stradale. Fa riflettere che questo è stato il modo utilizzato da chi si è schierato contro l'Appia bis o contro il corridoio tirrenico meridionale, che era definito "indiano", "contrario al progresso" solo per citare le definizioni meno dure, dalle persone o dalle amministrazioni che adesso si stanno schierando contro questo progetto della SS 156. L'interpretazione della vicenda, a parere dello scrivente, è che si tratta dell'ennesimo progetto "improvvisato, non condiviso, calato dall'alto, che non tiene conto della realtà complessa dell'economia della provincia di Latina". L'idea che si dà ad un osservatore esterno, è quello di avere progetti, idee, grandi capacità e potenzialità che però sono espresse alla rinfusa, senza un coordinamento delle varie esigenze, senza avere chiare le idee, le attese e le necessità dei cittadini e delle varie realtà produttive. Abbiamo perso un'altra occasione?».

Elisabetta Rizzo


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