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Latina. Editoriale su L'Indipendente. Antonio Pennacchi: «Qua ci smontano piazza del Popolo pezzo per pezzo per farci un parcheggio»

Mario Cassetti - uno storico dell'architettura che s'è occupato di Borgo Guttadauro e dei villaggi minerari fondati in Sicilia durante il fascismo - non è di destra, ma in questi giorni è indignato perché a Caltanissetta, giunta di sinistra, vogliono demolire il villino Lo Monaco (1938-39) per fare posto alla nuova ala degli uffici giudiziari. Questo villino è oggi fatiscente e, pur non essendo un capolavoro, costituisce comunque un manufatto che nella sua armonia compositiva - sistemazione volumetrica, elementi circolari, loggiati e balconate - testimonia assai più che dignitosamente un'epoca importante dell'architettura italiana. Per Cassetti andrebbe assolutamente conservato. Ha anche proposto, come soluzione alternativa, di restringere la base ed intensificare in altezza la nuova costruzione - la verticalizzazione sarebbe peraltro consentanea ai numerosi fabbricati sorti nel frattempo in zona - conservando il villino e restaurandolo come sede di rappresentanza per gli uffici stessi. Ma non ci vogliono sentire. "In Agro Pontino non succederebbe", dice Cassetti: "C'è una diversa cultura".
Come si sbaglia. In Agro Pontino succede anche peggio. Lì è solo un villino. A Latina già Littoria c'è una giunta fascia, sindaco e assessori fasci, o postfasci se si preferisce. Quello all'Arredo Urbano faceva i campi Hobbit. Però adesso hanno deciso che a piazza del Popolo - già piazza della Rivoluzione, dove il Duce quasi ogni giorno arringava amorosamente, e ricambiato, le masse di coloni che aveva portato qui da ogni parte d'Italia a bonificare le Paludi - smontano tutto e ci fanno un parcheggio sotterraneo. Hai voglia a spiegargli che quel posto è sacer, locus sacer. È la piazza della fondazione. Ci sono addirittura miti e leggende - proprio come il Lacus Curtius, nel centro del Foro a Roma - di camion e macchine sprofondate nel pantano, e lì sepolte, ancora la sera prima dell'inaugurazione, il 18 dicembre 1932, come riti sacrificali, come immolazioni agli dei. Leggende e miti naturalmente, non verità, e quindi più importanti (Mircea Eliade è destra o sinistra?). Niente: "Poi rimontiamo tutto, numeriamo pietra per pietra, rifacciamo tutto uguale, pure la fontana con la palla (il Mundus che sta su tutte le cartoline), il parcheggio va sotto". Per loro tra autentico e copia non c'è differenza. L'aura sacra dell'unicità e dell'autentico è un'ubbia di Benjamin, è "l'egemonia della sinistra" (pare che L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica venisse proprio usato da Asor Rosa come corpo contundente contro gli studenti di destra, specie se di Latina; alcuni conservano le ecchimosi). Per loro il mito è solo Hobbit, la fondazione no, basta una copia: "Poi rimontiamo come Assuan". Ma là era Nasser che se ne sbatteva del sacro: "Io debbo fare il lago: a voi vi sembrano sacri i templi? Smontateli e portateli sopra. A spese vostre". E tu questo parcheggio non lo puoi fare da un'altra parte? "Certo, però è project financing, è il privato che mette i soldi, e lui lo vuole qua". E che significa allora, che se ti paga abbastanza gli fai anche scopare tua moglie? Alla faccia del Mito. E a quella del Sacro. Ma questa è la cultura di destra a Littoria (il cui senatore è Pedrizzi, quello che s'accende solo contro i froci). Quando sarà ora del Forum vi conviene andare a Caltanissetta. Da noi, oramai, l'unica egemonia è quella del project financing.

Antonio Pennacchi


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