Parvapolis >> Cultura
Latina. Salviamo le rotonde dagli artisti locali. Antonio Pennacchi: «Il Carciofo di Latta è quello di Massimo Palumbo. Quello di
Roberto Fabiani è un appendiabiti». Lidano Grassucci su Il Territorio approva la definizione
Antonio Pennacchi appoggia sostanzialmente la nostra campagna
di salvaguardia delle rotonde, ogni giorno più soggette al rischio
di un'opera degli artisti locali. «Arredo urbano, si chiama arredo
urbano». Qualche tirata d'orecchi arriva per un uso troppo disinvolto
dei titoli degli arredi in questione. Il "carciofo di latta" è
quello di Palumbo (anche se per mio figlio resta un ananas, ma lui non
si intende né di arte né di arredo urbano), mentre su Doolin Street Maria Corsetti
(e forse anche io) tende più a chiamare così l'opera di Fabiani
in via del lido, che invece è l' "appendiabiti" (e Lidano Grassucci
su Il Territorio di domenica scorsa concordava sostanzialmente
con questa denominazione; mia moglie sostiene che si tratti piuttosto
di una cipolla mentre un'amica fiorentina di Roberta Colazingari
tende piuttosto a vederci una serie di sci).
Per correttezza, come ricordato tra le righe dalla stessa Corsetti,
va precisato che l'appendiabiti così come noi lo vediamo oggi, non
è quello che ha immaginato e voluto l'autore.
Scriveva Fabiani: «L'elemento centrale che raffigura il bulbo è realizzato in
plexiglass, al cui interno c'è un faro che crea con dei giochi di luce l'effetto acqua.
Ma per creare ancora di più l'atmosfera, sono state poste delle luci al centro della
struttura, mentre dal calice un altro grande faro emanerà altra luce. All'esterno,
poste sulla rotonda, a completare il quadro, un'altra serie di diffusori luminosi.
In tutto, per rimanere in ambito di numeri, sono stati utilizzati solo per la scultura
13 corpi luce, 12 invece sono posizionati sulla rotonda, per un totale di 700 watt.
L'opera, di giorno sarà illuminata dai raggi del sole che metteranno in risalto il
freddo colore grigio dell'alluminio, di notte la luce artificiale le darà una nuova
impronta caratteriale». Insomma: a noi c'è rimasto il tronzo, non ci stanno i giochi
di luce.
E intanto Pennacchi suggerisce: «Perché non organizzate un Forum su arte, artisti e
arredo urbano?». Perché se continua così ci menano.
Mauro Cascio
|