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Latina. Doolin Street. Elisabetta Rizzo: «Vicino a Latinafiori ci sono le rotonde con le palme che giocano a nascondino tra i rovi». Altre riflessioni
Caro Direttore,
con grande piacere ed interesse leggo su ParvapoliS gli articoli della Corsetti in
merito alle rotonde, argomento sul quale incalza lo stesso Pennacchi. Pur non avendo
io competenza alcuna, pur riconoscendo di avere un'idea dell'arte molto personale, pur
condividendo il fatto che un monumento rappresenti una celebrazione, non un'opera d'arte,
vorrei dire la mia ignobile opinione.
Ovviamente, essendo io caporedattore di ParvapoliS ( chi non lo crede, può cliccare su
"redazione") mi avvalgo del privilegio di non subire censure... e poi dicono che i titoli
non contano. Tanto si parla di quel povero Fiore Di Luce. Ritengo che l'errore della
Corsetti sia il punto di vista. Mi spiego meglio. Non bisogna necessariamente pensare
all'impatto visivo di quell'ammasso di ferro, ma pensare a quello che sente Lui. Sta lì,
solo solo, alto alto, freddo freddo. Credo che lo stesso Fiore Di Luce si vergogni della
sua nudità resa pubblica, credo che lui stesso non sappia dare senso alla sua esistenza.
Personalmente ritengo che ognuno debba essere libero di scegliere per se stesso, per
questo motivo sono favorevole all'eutanasia. In questo caso, forse il Fiorellino opterebbe
per un'implosione. Non si sa mai, dalle macerie di questo intrico di ferro potrebbe nascere,
ovviamente in modo del tutto casuale, un suggestivo esempio di arte astratta, quotata anche
in borsa. Tutto ciò alla faccia dei nostri "rotondisti locali". Vorrei però anche spostare
l'attenzione sulla rotonda che si trova vicino al centro commerciale Latina Fiori
(sempre di Fiori si parla, è un incubo), sulla strada che si trova subito dopo il
Colosseo di Latina ( e qui proporrei un Doolin Street la vendetta). Una rotonda
che non ha monumenti celebrativi, ma delle splendide palme. Ovviamente è
necessario avere minimo dodici diottrie per stanarle tra i rovi con i quali
giocano a nascondino. Si tratta poerò di palme che hanno fatto comunella. Sono a gruppetti di tre, e distribuite lungo la coirconferenza della rotonda. Al centro un bellissimo pratino all'inglese, di quello che si parla a modo nostro, e che si capisce grazie al gesticolare. Quindi un prato inglese a mò di "Selva Oscura, chè la diritta via era smarrita. Per me si va ne la città dolente, per me si va nell'eterno dolore, per me si va tra la perduta gente". Chiedo venia per la citazione, e la chiedo genuflessa al maestoso Dante, che si trova in mezzo a noi, umile gente, che scrive tanto per farlo. Torniamo a noi. In questa rotona imperversa la natura, lasciata allo sbando. In questo caso però, nessuna colpa può essere data ai "rotondisti locali", i quali dovrebbero ringraziarmi per averli graziati. Questa rotonda, se sarà lasciata in balia di se stessa, potrebbe divenire luogo di culto. Perchè ti domanderai. Te lo spiego subito Direttore. Perchè quando avremo città a vari piani, quando guideremo auto volanti, quando basterà dire una parola e la tecnologia farà il resto, in quell'era, a Latina, quella rotonda, quelle palme, quei rovi, resteranno. Tutto grazie alla volontà dei NOSTRI politici che, per tutelarla dai NOSTRI rotondisti locali, la lasceranno vergine. Scusa l'errore nel battere le lettere...volevo scrivere "Mostri".
Cara Corsetti, perdonami per aver invaso il tuo spazio, ma non si nega a nessuno il diritto di parola, anche quando si vaneggia.
Elisabetta Rizzo
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