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Latina. Doolin Street. Non c'è niente di più facile che fare l'artista ed occupare rotonde? Maria Corsetti ci ripensa e fa un passo indietro: «
Basta col giornalismo, voglio fare una scultura anch'io». E al semafororo...
Caro Mauro, questa settimana ho voglia di difendere le rotonde e quanto ospitano: opere
d'arte, o di arredo urbano, o erbacce che siano. Ho voglia di difenderle perché preferirei
incontrare nella mia città cento Fiori di Luce (o meglio Attaccapanni), piuttosto che vedere
qualcosa di inaccettabile.
È agosto, l'asfalto nero riflette caldo e polvere. Il semaforo è una sosta maledetta sotto
il sole. Se fai parte di quella piccola tribù che non ha il climatizzatore in macchina,
devi tirare giù il finestrino per non fare la fine del tordo al cartoccio. Insieme ad un
alito di vento, ti arriva anche l'odore di copertoni squagliati. Sono le quattro del
pomeriggio, l'aria è pastosa. Le aiuole sono erba secca da cui spuntano lattine vuote,
fazzolettini usati, cicche di sigarette. Ma l'unico verde che vorresti è quello del semaforo,
per non guardare più di tanto quel bambino di due anni - forse meno - distrutto, in braccio
alla madre che chiede l'elemosina, approfittando dei minuti in cui il rosso ti costringe
alla sosta.
All'Università (ma sono passati tanti anni, forse le cose sono cambiate) avevo studiato che
il 20 novembre 1989 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva sottoscritto la
Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo, dove - per fartela breve - si dice che
i bambini hanno diritto a vivere bene, almeno in ogni paese che ha ratificato la convenzione,
e che lo Stato deve garantire questi diritti ai minori, indipendentemente da chi siano
i genitori.
Mi chiedo se è vivere bene boccheggiare ad un semaforo, tra scarichi delle auto ed un sole
impossibile. Non è un caso isolato. Ad agosto non si è visto altro a Latina. Ampia la casistica:
bambino di sette - otto anni, autonomo, che lava i vetri: ti verrebbe da dargli qualcosa.
Ma poi non ti senti complice, non ti senti di alimentare questo meccanismo rivoltante? Provi
a chiamare i numeri di emergenza: la risposta è incurante. Mi fermano tre vigili urbani,
sono tre donne. Mi controllano i documenti. Poi sono io a fare la domanda a loro: cosa
può fare un cittadino per far valere nello Stato Italiano i diritti di un bambino di
due anni? Sono desolate quanto me, il processo burocratico è talmente complicato che
rimane difficile intervenire. Parlo con alcuni giornalisti: escono articoli e
servizi sulle testate locali. Di fatto non cambia nulla. L'unico deterrente
sarebbe non dare nulla, neanche un centesimo a madri e bambini. Ma a volte lo sguardo
di un bambino, morto di caldo in
mezzo al traffico, mentre invece tu vai al mare, è insostenibile. E c'è chi allunga il
mezzo euro.
Scusa lo sfogo Mauro, forse è retorica, ma se la soluzione fossero le rotonde con opere
di artisti locali, mi cimenterei anche io in una scultura.
Maria Corsetti
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