Venerdì 02/05/2025 
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Latina. Doolin Street. Non c'è niente di più facile che fare l'artista ed occupare rotonde? Maria Corsetti ci ripensa e fa un passo indietro: « Basta col giornalismo, voglio fare una scultura anch'io». E al semafororo...

Caro Mauro, questa settimana ho voglia di difendere le rotonde e quanto ospitano: opere d'arte, o di arredo urbano, o erbacce che siano. Ho voglia di difenderle perché preferirei incontrare nella mia città cento Fiori di Luce (o meglio Attaccapanni), piuttosto che vedere qualcosa di inaccettabile. È agosto, l'asfalto nero riflette caldo e polvere. Il semaforo è una sosta maledetta sotto il sole. Se fai parte di quella piccola tribù che non ha il climatizzatore in macchina, devi tirare giù il finestrino per non fare la fine del tordo al cartoccio. Insieme ad un alito di vento, ti arriva anche l'odore di copertoni squagliati. Sono le quattro del pomeriggio, l'aria è pastosa. Le aiuole sono erba secca da cui spuntano lattine vuote, fazzolettini usati, cicche di sigarette. Ma l'unico verde che vorresti è quello del semaforo, per non guardare più di tanto quel bambino di due anni - forse meno - distrutto, in braccio alla madre che chiede l'elemosina, approfittando dei minuti in cui il rosso ti costringe alla sosta. All'Università (ma sono passati tanti anni, forse le cose sono cambiate) avevo studiato che il 20 novembre 1989 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva sottoscritto la Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo, dove - per fartela breve - si dice che i bambini hanno diritto a vivere bene, almeno in ogni paese che ha ratificato la convenzione, e che lo Stato deve garantire questi diritti ai minori, indipendentemente da chi siano i genitori. Mi chiedo se è vivere bene boccheggiare ad un semaforo, tra scarichi delle auto ed un sole impossibile. Non è un caso isolato. Ad agosto non si è visto altro a Latina. Ampia la casistica: bambino di sette - otto anni, autonomo, che lava i vetri: ti verrebbe da dargli qualcosa. Ma poi non ti senti complice, non ti senti di alimentare questo meccanismo rivoltante? Provi a chiamare i numeri di emergenza: la risposta è incurante. Mi fermano tre vigili urbani, sono tre donne. Mi controllano i documenti. Poi sono io a fare la domanda a loro: cosa può fare un cittadino per far valere nello Stato Italiano i diritti di un bambino di due anni? Sono desolate quanto me, il processo burocratico è talmente complicato che rimane difficile intervenire. Parlo con alcuni giornalisti: escono articoli e servizi sulle testate locali. Di fatto non cambia nulla. L'unico deterrente sarebbe non dare nulla, neanche un centesimo a madri e bambini. Ma a volte lo sguardo di un bambino, morto di caldo in mezzo al traffico, mentre invece tu vai al mare, è insostenibile. E c'è chi allunga il mezzo euro. Scusa lo sfogo Mauro, forse è retorica, ma se la soluzione fossero le rotonde con opere di artisti locali, mi cimenterei anche io in una scultura.

Maria Corsetti


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