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Latina. Bancari ed esattoriali in sciopero. Vincenzo Serra (Cisl): «La protesta di domani non è mossa soltanto da richieste economiche»

Per le banche e le esattorie si prepara un autunno caldo. Domani i sindacati Falcri, Fiba, Fisac e Uilca di Latina scenderanno in piazza per manifestare il loro dissenso, dopo aver interrotto le trattative per il rinnovo del contratto nazionale del lavoro il 13 luglio scorso con l'Abi, a causa di una indisponibilità delle banche a riconoscere le richieste economiche della piattaforma sindacale e il susseguente riconoscimento della professionalità dei lavoratori del settore bancario. La mobilitazione è stata indetta per rivendicare il recupero reale del potere d'acquisto delle retribuzioni diminuite da un aumento del costo della vita, ma anche per la contrarietà dell'Abi a procedere nel confronto con le organizzazioni sindacali sulla parte normativa del contratto. Ma la rottura non è soltanto su tematiche prettamente economiche. «La rottura di questi giorni tocca da vicino molti aspetti nell'ambito dei rapporti tra banca-sindacati-lavoratori -dice Vincenzo Serra, segretario della Fiba Cisl di Latina- le nostre richieste economiche nascono da lontano, perché presuppongono un riconoscimento dei vecchi sacrifici fatti perché si è collaborato attivamente per ristrutturare il sistema bancario italiano». Lo sciopero organizzato dai sindacati sarà solo l'inizio di una serie di mobilitazioni che si snoderanno per tutto il mese di settembre e proseguiranno anche nel mese di ottobre. «Quella che si è venuta a creare è un rottura grave - continua Serra- perché dopo la firma del protocollo sullo "Sviluppo socialmente sostenibile e compatibile del sistema bancario Italiano" si davano per scontati alcuni importanti passaggi sulla formazione e sulla riparametrazione economica in base alla professionalità ed il no a tutto tondo dell'Abi alle trattative fa sorgere il sospetto che quel protocollo fosse stato siglato solo per risanare l'immagine delle banche dopo le vicende Cirio e Parmalat". La posizione assunta dall'Abi verrà contrastata anche il 1° ottobre con un altro sciopero a Roma da parte di tutto il Lazio. «Ma il confronto non è finito coi no dell'Abi - prosegue Serra- abbiamo mantenuto il tavolo e abbiamo proposto alla controparte di passare a una ricognizione su tutta la piattaforma, ma anche qui la risposta è stata negativa, lasciando intendere altresì che la parte normativa della piattaforma per l'Associazione bancaria non esiste, tanto che sembrerebbe che la parte economica si possa risolvere secondo loro sulla base dei vecchi accordi sanciti nel luglio 1993 apportando qualche lieve ritocco. È chiaro che c'è un atteggiamento contrario a priori non solo sulla richiesta economica ma anche sull'impostazione dell'intera piattaforma. Sull'aspetto economico l'Abi ha fatto una timida apertura sulla possibilità di passare dall'inflazione programmata a quella concordata, e noi abbiamo chiesto per il biennio precedente 2002-03 un conguaglio del 2% mentre le banche hanno offerto l'1,9%. Nel complesso la nostra richiesta è pari al 6,1%, mentre l'Abi offre il 5,30». Ma quindi non si intravede all'orizzonte nessun ripensamento sulla concertazione. «Il protocollo del 16 giugno sullo 'Sviluppo sostenibile e compatibile' ha visto accadere affermazioni importanti come premessa di sistema per avviare un percorso di responsabilità sociale, poiché tiene in grande conto le risorse umane. Non solo, ripeto che la concertazione è l'unica strada che possa garantire risultati di una certa efficacia». E a questo punto ai sindacati non resta che la mobilitazione.

Andrea Apruzzese


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