Venerdì 02/05/2025 
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Latina. Doolin Street. Invasi dalle geometrie dei rombi. Ovvero come Elisabetta Rizzo riesce a dare i numeri anche senza essere sbronza...

Caro Direttore, devo necessariamente esordire ringraziando Maria Corsetti della possibilità che mi ha concesso. Come tu sai, e come sanno bene i nostri lettori più incalliti (ai quali domando: ma con tutti i giornali che esistono su questa miserrima terra, con tutte le rinomate e "stimate penne" che scrivono sui quitidiani nazionali e locali elargendo verità assolute, perchè perdete del tempo a leggere ParvapoliS? Perchè volete inebriarvi delle parole scritte su una testata on line? Perchè volete farvi indottrinare da persone come noi che, idealiste fino all'osso e non convenzionali, cercano semplicemente di dare degli spunti di approfondimento? Perchè farvi traghettare da questo Caronte chiamato ParvapoliS, demone infernale che vuole semplicemente informarvi senza però convincervi? Con tutti i burattinai che esistono in giro e che vorrebbero gestire i loro burattini, perchè scegliete la nostra libera ispirazione, il nostro tentativo di far capire che il dubbio è la base di tutto? Ma ). Dicevo, prima di perdermi nei miei labirinti mentali, che la Corsetti è l'ideatrice della rubrica Doolin Street. Ora però è a Venezia e mi ha incaricata di sostiuirla, ovviamente raccomandandosi di farlo nel modo meno becero possibile. Tenterò, ma non vi preoccupate, lei tornerà presto. Lei che chiamerò come faccio di consueto, la Contessa. Dovete sapere infatti che Maria Corsetti, con quei suoi modi di fare e parlare, con la sua schiettezza, con il suo essere femmina gradita alla vista, è identificabile nella specie Contessa, e non serve che andiate a guardare su di un dizionario scienfico. La Contessa è una razza unica. È colei che, se non ti vuole stare a sentire, ti dice: "Mi hai rotto inferiore, vattene". Che si nega al citofono dicendoti: "Non ci sono", facendoti così sentire anche... poco intelligente. Che arriva al mare con un candido abito bianco, rigorosamente abbinato a scarpe e cappellino, scaricando le sue borse a noi facchini "Mica mi posso abbassare a portare pesi, fatelo voi plebaglia". Ma che ti fa capire, con questo personaggio che sfoggia purtroppo solo quando le gira bene, quanto il fregarsene delle opinioni altrui e della banalità che ci circonda, anche culturale, sia importante. Ora torno nelle fila del discorso inerente la rubrica. Ero al doolin, e davanti ad un fantastico e colmo bicchiere di succo d'ananas ( sono astemia, e di questo la Contessa mi rimprovera: "Ti perdi i piaceri della vita", dice) riflettevo sull'architettura della nostra città. Vi domanderete: ma non avevi proprio nient' altro a cui pensare? No. Vi rendo partecipi delle mie non ebbre riflessioni. Abbiamo parlato di Fiori di luce, e non eravamo drogate, abbiamo parlato di rotonde incolte e altre vergini, che tentano di mimetizzarsi per non essere stuprate, ora vorrei parlarvi di ROMBI. Chiunque passeggi o giri in macchina per Latina, avrà notato una serie infinita di rombi che ornano le palazzine della città. In ogni via, angolo e anfratto, sono state costruite case e condomini color pesca, con colonne grigie, con palme e alberi, rigorosamente ad alto fusto, che però non sono nel giardino, ma sui terrazzi. Una è proprio davanti casa mia. Più la guardo, e più grande diventa il punto interrogativo stampato sulla mia faccia. Ma tutti quei metri cubi di cemento e ringhiere, tutte quelle foreste, come hanno fatto ad invadere la mia città e la visuale della mia discreta casetta? Nessuno nega che le costruzioni siano belle e gradevoli, ma non è possibile che proliferino come la gramigna. Nel futuro, non tanto futuro, lo stile di Latina sarà non più quello del nostro nucleo di fondazione ( e non ne faccio una questione politica), caratterizzato da una linearità semplice ed essenziale, ma sarà quello dei Rombi stampati sui "terrazzi selva" di queste abitazioni. Ho sempre creduto che serva inventiva, creatività, anche nella definizione di una città. Noi ci stiamo invece appiattendo e assuefacendo alla geometria dei Rombi. Che fine ha fatto la cortina, che fine hanno fatto le belle lastre di travertino, che fine hanno fatto gli imbianchini! Sto giungendo ad una conclusione, che sarà anche la mia massima, e rispetto alla quale non accetto contestazioni: mentre l'Inferno Dantesco ha la forma dell'imbuto, l'inferno latinense ha ed avrà la forma del rombo... e magari fosse il pesce che proprio ieri sera ho mangiato, era squisito. Ma, mentre quel povero animale si è sacrificato per deliziare il mio palato, i rombi dei palazzi chiedono a me il sacrificio: vedrai solo noi, e niente altro che noi, ovunque guarderai non avrai scampo. La situazione è critica, più vedo i rombi, più penso al povero Fiore di Luce... lui almeno lo posso evitare. Ho finito qui, e forse sarebbe stato meglio che al doolin avessi bevuto della buona Guinness, almeno non avrei farneticato con la mia lucidità. Ringraziando la Contessa dello spazio che ha concesso alla sua inferiore, vi lascio alle vostre riflessioni. Direttore, ovviamente se riesci, metti la foto del mio caro rombo, rigorosamente non di mare.

Elisabetta Rizzo


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