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Latina. Doolin Street. Maria Corsetti: «A proposito di artisti. Vengo dalla Biennale di Venezia. Non c'ho capito un cazzo ma mi è piaciuta»
Caro Mauro, stavolta sono andata a Venezia per la mia pinta di Guinness. Com'è una pinta
veneziana? Tremendamente commerciale, come del resto qualsiasi cosa che degusti nella città
di Marco Polo, ma non te ne accorgi. Stordito come sei da arte e magnificenza, con gli occhi
sbarrati di fronte all'incredibile, il mondo diventa un ricordo sbiadito. Quando ti accorgi
che se rimani dentro Venezia non vedi un'automobile per giorni e giorni, inizi a pensare che
si può vivere in una dimensione a noi sconosciuta ed arrivi alla certezza che i marziani
esistono. Forse le pinte erano più di una. Comunque il mio viaggio a Venezia era finalizzato
alla visita della Biennale, lo scorso week-end si inaugurava la sezione Architettura.
Ricordo che nell'estate 2000 Antonio Pennacchi, uscendo da un'istallazione chiamata
Kinderkarten, o qualcosa di simile, che era stata allestita presso l'ostello di Sermoneta
(in particolare c'erano barattoli con dentro viscere, film porno anni '20 e letti da chirurgo),
disse a Mario Martone (allora Direttore del Teatro di Roma), "Non c'ho capito un cazzo,
ma m'è piaciuto". Che è esattamente quello che ho provato io alla Biennale. Che è
esattamente il contrario di quello che provo al cospetto di: Latina Fiori, Centro Morbella,
Colosseo (quello di via Bruxelles a Latina, intendiamoci). Guarda, alla fine rivaluto i tre
palazzoni tra Morbella e Q4: nella loro mastodontica mostruosità se non altro riescono a
descrivere il disagio di un'epoca. O di chi ci vive. In ogni caso hanno più significato
di quelle palazzine simil signorili perbene e confortevoli decorate con i rombi che
hanno infestato la nostra città. Ma dico io, ma possibile che tutti gli architetti
sfornati in questi decenni dai vari atenei italiani non sono riusciti a concepire niente
di meglio? Possibile che con tutti i miliardi spesi per la costruzione non si sia
riusciti a gratificare in maniera sufficiente il progettista, tanto da indurlo ad
impegnarsi un po' di più? E non tirarmi fuori la storia della biblioteca Sterling
per dirmi che quando abbiamo investito in griffe famose non se ne è fatto niente.
Però il progetto di Sterling per la biblioteca di Latina mi dicono che viene studiato
nelle Facoltà di Architettura. Guarda i risultati. Onde evitare discussioni infinite,
forum di conversazione, insulti e quant'altro: sono convinta che ci siano ottimi
architetti in giro ed una dimostrazione l'abbiamo avuta in occasione della presentazione
dei lavori che hanno partecipato al concorso di idee per la riqualificazione dell'area
del Palazzo Pegasol. Evidentemente questi non lavorano.
Maria Corsetti
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