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Latina. Integralismo e libero pensiero. I giorni pari da cattolico, i dispari da valdese. Ovvero: come fare generico casino e vivere felici

«Chiunque sia solo colpevole di ingannarsi, merita compassione; chi perseguita, merita di essere trattato come una bestia feroce». Queste non sono parole di Elisabetta Rizzo. Sono di Voltaire. Chi in nome di una "fede" decide di accettare un sistema di credenze che oggi scienza, filosofia e storia classificano più o meno come "sciocchezze" è libero di farlo. Chi non vuole problematicizzare, per esempio perché la fede gli è comunque comoda in momenti di bisogno, è libero di farlo. "Sono favole da bambini ma ai bambini non puoi dare altro", diceva Giovanni Gentile a chi non voleva il crocefisso nelle scuole. A mia suocera che gli dai? Gli parli di attualismo? La Teoria Generale dello Spirito come Atto Puro? E questo è fuori discussione. È inutile, Andrea, che ci torni e ritorni. Ognuno ha la posizione metafisica che sa o che può.
I termini della questione sono altri. Quello che si è voluto evidenziare in questi giorni, con questo nostro dialogo a tre, è che bisogna "schiacciare l'infame" per rimanere a Voltaire, scacciare la "bestia trionfante" per dirla con un altro povero stronzo che si chiama Giordano Bruno. Cioè quel sistema di potere che in nome di un monopolio assoluto sulle presunte "verità di fede" ha "imposto", oggi come ieri, la sua visione del mondo. Con le buone o con le cattive. Vale la pena ricordare che la posizione cattolica viene definita nella dichiarazione "Extra ecclesiam nulla salus", formulata per la prima volta dal IV concilio lateranense del 1215 con la quale la chiesa di Roma, rivendicando a sé il diritto di possedere la Verità in modo esclusivo, nega che altre religioni (o altre confessioni cristiane) possano avere lo stesso diritto. Quindi non ci so' cazzi. Islamici, ebrei, cristiani non cattolici, non hanno la verità autentica. Perché lo ha detto il papa. Me cojoni. So bono pur'io. Poi gli altri se so' incazzati. E so arrivate pure le botte. Per secoli le guerre in Europa sono state guerre di religione. Mica per il petrolio. Ci sarà una ragione per cui sti cattolici stanno sul cazzo ovunque. Pure l'apostolo della Tolleranza, l'inventore, il papà ha detto: sì, ma i cattolici no. Fanno eccezione. Chi si è preso la briga di inventare il termine e il concetto si è subito preoccupato di emendarlo. Dice (giusto per citare Pennacchi): sì, ma erano altri tempi. Come no? Infatti il papa polacco s'è distinto. In "Ut Unum Sint" (sempre l'enciclica sua, non il libro mio) ha detto: noi siamo i veri cristiani, tutti gli altri so monchi. Sono incompleti. Figurati gli ortodossi come so stati contenti. Hanno telefonato a John Paul the Second e gli hanno detto: ahò, sei proprio un fico. Pure gli anglicani sono tutti corsi a convertirsi. Ahò, ma io so incompleto, è meglio che me vado a completa'. Pure i protestanti, in centro Europa. Non si sa mai. Poi si so svegliati e gli hanno dato in culo (l'allusione ai preti pedofili e al Vaticano che copriva è involontaria): se so riuniti tutti i cristiani, tranne i cattolici. Non li hanno voluti. Ortodossi e protestanti. Gli hanno mandato pure la cartolina al Vaticano. Con la fine del medioevo si è aggiunta pure la scienza e la filosofia. Non solo. Ci si è messa pure la geografia. Che sfiga. A San Pietro appendevano l'aglio. Si scoprì che ci stavano altri mondi. Dove la "buona novella" non era arrivata. Che Dio si prendeva il fastidio di manda' n'altro suo figlio pure in America, in Africa, in Asia? Con quello che costa fare carne il verbo? Io non lo so quant'è che costa, ma in fondo Iavè è ebreo. E pure un po' genovese, forse. Del resto mandare il figlio di Dio in aereo al posto dello spirito santo fa meno scena e quelli non si convertono. Allora il papa che ti fa? Dice: so imperfetti pure loro. Convertiamoli. Portiamogli la buona novella. Col fuoco.
In Europa non aveva funzionato molto sta cosa. Mo ci mancava pure sta cazzo di globalizzazione. Ma poi, come dicevamo, arrivò la filosofia a peggiorare le cose. E questa "filosofia della natura". E che cazzo, pare abbia detto il pontefice. Che se devono cerca'? Ricerca scientifica? Ricerca filosofica? Tutto è stato detto, tutto è stato rivelato. Qualcuno s'è messo pure a dire che la verità è segreta e va indagata. Altro che rivelazione teofanica. Da allora è stato meglio darsi alla trascendenza, ad Harry Potter. Perché qui nell'immanenza i cattolici romani hanno cominciato a prendere ceffoni e fare la figura dei cazzari. Non che prima non si sapesse, solo che non si poteva dire. Nel Rinascimento Pico della Mirandola tentò l'unificazione di tutti i saperi. La risposta più ovvia alla globalizzazione. I cattolici, contenti, gli hanno fatto la festa. E a momenti pure la pelle. Ma quelli quando so euforici e ti vogliono bene non si reggono. Poi c'è stata la storia della terra tonda. No, è quadrata. È tonda. È quadrata. A me m'ha telefonato Dio in persona sa, io so il papa. T'ho detto che è quadrata. Porca puttana era tonda. La terra non è il centro dell'universo. Sì lo è. I pianeti girano attorno alla terra. Non è vero. Figliolo io sono il papa non mi fare girare i coglioni pure tu. Io ho un cannocchiale. Ci puoi avere quello che ti pare ma a me Dio questa volta me l'ha spiegato per benino, dopo la figuraccia dell'altra volta. Ma noi siamo buoni, la chiesa cattolica è una grande mamma. Ti vogliamo bene. Tu adesso dici che ti sei sbagliato e noi ti diamo il carcere a vita. E ci avevano torto pure qua. Né poi andrà diversamente nei secoli successivi. Vedi Campo de Fiori. Il magistero è magistero mica cazzi. Anche se in realtà ormai del sacro si occupavano gli altri. Si recuperò la tradizione metafisica greca, mediata dall'ellenismo e dal neoplatonismo, si tentò di razionalizzare le credenze, si fecero studi biblici e religiosi (tra i primi proprio Locke e Voltaire). Se proprio ti avventuravi in cose sconce (non pornografiche, intendo: arditezze di pensiero), confondevi. Dicevi che ti occupavi di metalli. E volevi fare l'oro. Sai quanti coglioni hanno beccato che ci hanno creduto davvero. Tutti preti.
E il secolo scorso, la chiesa cattolica appariva a tutti quello che è oggi, un sistema di potere che traeva linfa vitale dall'ignoranza dei suoi fedeli. Solo che in campo questa volta è scesa la politica. Se ne sono accorti pure loro. E qui sono cominciati per il papozzo e i suoi seguaci i veri problemi. Perché Galileo, Bruno, Voltaire, Locke potevano dire quello che volevano. Il pensiero dell'uomo, filosofico e scientifico, recriminare tutti gli spazi che voleva. Tanto i contadini che leggevano Giordano Bruno? Basta bruciare i libri (per sicurezza) e non avercele nemmeno le scuole a Roma e il problema si risolve. A che cazzo serve la scuola se c'è la fede nel magistero del papato? Ma ora arriva la politica. E qui è guerra. È scontro di potere, mica te la cavi scomunicando. E allora intanto sai che faccio? Visto che le cose si stanno pure a mettere male mi dichiaro infallibile. Con il Concilio Vaticano I vennero solennemente definiti il primato di giurisdizione e l'infallibilità del pontefice. In particolare nella terza sessione del concilio fu approvata la costituzione Pastor Aeternus in cui si affermava il dogma. Io non sbaglio mai. Mandrake mi fa una pippa. Anche se nell'ottocento Mandrake non c'era ma quello ormai è proprio Dio in terra, sicuramente lo conosce già. È talmente scema sta cosa che lo prendono per il culo tutti. Mica solo scienziati e filosofi. Pure gli altri. Pure i suoi. Leggetevi Ignaz von Doellinger. Ahò, ma io ciò la verità vera ciò, non mi rompete i coglioni. Anzi, per farvi vedere che ciò i poteri da oggi la Madonna è vergine. Punto. Dice: ma... No, niente ma. È un dogma. Ci credi per fede e ti stai zitto. Sì, ma... Ahò, ma che ma e ma, io so infallibile, che già ti sei dimenticato? Insomma: un dito al culo, una piattola.
Fino a quando a Roma gli hanno fatto un buco e se la so presa. La classe politica italiana non sapeva che farsene di sta palla al piede. Ma porca puttana, ripeteva Cavour, ma non li possiamo impacchettare e spedire in Francia? No: noi. Ed ecco che ti arriva uno che aveva spirito pragmatico e gli importava assai del papozzo. Lo chiamava un "metro cubo di letame". E col suo nome d'arte ci aveva battezzato il suo asino a Caprera. Gli ha detto: ahò, ma io so invincibile. E lui: sì, e io so Monica Lewinski. No, non hai capito: io so il papa. Sì, basta che te ne vai affanculo da qua. E a Roma ci misero le scuole. Per la prima volta. E al papa a momenti gli menano. Pure da morto. Gli vogliono buttare la bara nel Tevere. Da allora la chiesa è quella che sappiamo tutti: un potere che cerca con le unghie di conservare quel po' di considerazione che ha in (pochi) paesi del mondo. Zuppando il pane sull'ignoranza. Fides et Ratio, ha scritto John Paul the Second per tentare di buttare un po' di fumo negli occhi. Ma che bravo questo papa, hanno detto i baciapile. Ha pure aperto alla filosofia. Aut fides aut ratio gli hanno risposto i filosofi in coro. Gli hanno firmato un manifesto. Quelli i filosofi italiani non erano mai stati così uniti. Non si sono mai potuti vedere. Pure durante il fascismo i manifesti furono due. Gentile scrisse picche e Croce quadri. Ma il manifesto contro Fides et Ratio lo hanno scritto uniti. I cattolici hanno fatto pure finta di non accorgersene. Come Ut Unum Sint. Uniti nella Cristianità. Però voi siete menomati. Anche Fides et Ratio. Però la filosofia è limitata nell'accesso al Vero. Ammazza che concessione. Mi direte: Mauro ma tutto sto spernacchiamento che senso ha? Ma come, mi rimproveri che faccio il precisino su tutto e mo pensi che me ne sia uscito con questa storia così, per nulla? È che ho a cuore un ammonimento di Voltaire. Con i cattolici non ci puoi discutere. Hai una sola arma: l'ironia. È gente fatta per essere presa per il culo. Non prenderla mai sul serio che ti fanno nero. Se devi fare un discorso serio, lo devi fare in sede teoretica, speculativa. Filosofica. La polemica deve avere un tono leggero. Da pamphlets. Proprio perché filosofia e credenze religiose non stanno sullo stesso livello. È l'adulto che prende per il culo il bambino.
«Sono otto anni che cerco di farti entrare in testa che uno crede senza dover comprendere», scrivi. Mentre io sono otto anni che in testa tua non voglio farti entrare nulla. La differenza è tutta qui. Tu vuoi "convincere". Vuoi "convertire". Sei un "missionario". Sei tutto cattolico romano in questo. Ti senti di avere una "missione", per l'appunto, da compiere. A te ti hanno lobotomizzato da piccolo (alludo al battesimo, niente di personale) e mo credi che chi non ha avuto questa ventura sia un povero orfano della fede. Le molteplici vie della religiosità a te manco dicono nulla. Tu sei sedotto dall'arcano scandalo della semplicità della fede. La tua. Che a me, ripeto, sta benissimo. Io ce l'ho con la chiesa cattolica. Mica con te. O con i "fedeli". Se non ti lobotomizzavano da piccolo tu mica avevi sta "fede". Infatti se nasci in Giappone che hai? La fede? Se nasci in Utah? No, mistero della fede, la fede si manifesta solo dove la chiesa cattolica riesce a fare il lavaggio del cervello a bambini di pochi mesi. Li vuole subito eh. Mica ci prova con la Rita Levi Montalcini. Che c'entra, quella è vecchia. Proviamo con Alessio. Mio figlio. Gli racconti quattro frottole e quello ci crede. Con la Montalcini non funziona. Ormai è tardi. Bella forza. Ma perché in Utah si ritrovano fedeli ai Mormoni? Cioè non è che un bambino si sveglia e si trova dentro di sé la fede nella santa romana chiesa. No, quello diventa mormone. Ragiona come te. Solo che crede tutt'altro. Ti dice: io ci ho fede. Nelle cose che gli pare a lui. Non sarà mica che è mormone perché a casa sua la società e la cultura gli fanno due coglioni così sui Mormoni? No, che vado mai a pensare. Sarà che leggo troppi libri, hai ragione tu. Mica in India sono tutti indiani proprio per il fatto di essere circondati dalla cultura indiana? "Fedeli", Andrea, non ci si nasce. Ci si diventa. Con un'imposizione culturale.
Simpatica sta trovata che saresti mezzo cattolico e mezzo valdese. Che è una frase un po' ad effetto, buttata lì per impressionare chi non sa esattamente cosa voglia dire essere cattolico e pensa che valdese sia chi ha mal di gola e si cura con le valda alla menta. Diciamo che è un concetto mezzo confuso e mezzo falso, come dire che io sono per metà grasso e per metà magro, per metà elegante e per metà sciatto, per metà seduttore e per metà sfigato. Dici: sì, ma io vado a giorni. I dispari sono valdese i pari cattolico. Toh che culo ho avuto io a prenderti nella giornata cattolica. Ti prendevo in quella valdese mi avresti dato ragione su tutto.
Ti consiglio infine di sfumare sta stronzata del giornalismo obiettivo. ParvapoliS si sforza di essere corretta ma ha sempre saputo di non poter essere obiettiva. E lo ha sempre dichiarato con estrema onestà. Spacciare la propria visione delle cose e del mondo per obiettività è ipocrita. Quello che dici tu, Andrea, non esiste proprio. Né nella teoria, né nella pratica. Se mi compro l'Unità o il Secolo. Certo. Perché tutti gli altri invece no. E porca miseria: fai i nomi. L'Unità è faziosa. Perché se invece mi compro il Messaggero invece non lo è? Se mi compro Repubblica? Se mi compro il Corriere? Il Giornale? Il Riformista? Il Foglio? L'Indipendente? Il Tempo? Che cappero mi devo compra' in edicola per capire tu che intendi? Dove sta questa obiettività concretamente realizzata? Ognuno spaccia per obiettiva la parrocchia sua. Il suo campanile. Mi dispiace che non so un cazzo dei giornali sportivi. Ma funziona così anche lì. Tuttosport è della Juve. E non so chi è della Roma. Se senti uno di sinistra il Tg3 è un'altra chiesa. Un'altra verità rivelata e amen. Per gli altri è Tele Kabul. Santoro per molti è Osho. Si riuniscono dei gruppi il sabato in meditazione. Per altri è un terrorista. Mia suocera ama Enzo Biagi. Anche se lo chiama Renzo. Dice: Renzo, quello coi capelli bianchi. A me viene da dirle Renzo Lonoce. Quindi, un'analisi dell'informazione in Italia basterebbe a dimostrare che questa "utopia" è, appunto, un'utopia. Non esiste nella manifestazione. È un'idea platonica. Ora tu mi puoi dire: vabbe', ma tu hai letto Moro? Non Virginio, Tommaso. Sì, l'ho letto. E mi dirai: non può essere un telòs, un obiettivo, un fine? Risposta: no. Perché non è nello spirito dell'uomo. Ora, io chi sia sto Sergio Lepri non lo so. Solo che la sua mi sembra una posizione estremamente debole. E non solo perché quando io teorizzo l'esistenza di qualcosa mi accerto che quella cosa sia effettivamente possibile oppure almeno sia data nella effettualità. Io non ti vengo a dire dobbiamo servire a tavola la Coca Cola, se in frigo abbiamo l'acqua Lete. È dal criticismo in poi che si dice che l'oggettività non ha più un suo senso. Persino il rosso del mio accendino. Il fatto all'apparenza più facile da descrivere. Che cazzo ci vuole? C'è un accendino rosso. Dici: è oggettivo. No, non è oggettivo manco quello. Qui non è discussione se è esista il fatto oggettivo, qui bisogna vedere prima se esiste l'oggettività. E tu: Mauro, quell'accendino è rosso. E già sbagli. Perché tu vorresti dire che l'oggetto accendino ha la proprietà della rossezza o della rossità, per fare l'aristotelico. Ossia che esistono delle "categorie" esterne, oggettive che mi catologhino l'esistente. Scrivendo sul tuo giornale "l'accendino è rosso", apparentemente il fatto più semplice che si possa avere in natura, tu sei sicuro di avere pubblicato la verità certa più certa del certo. E mi dici: sono stato obiettivo, ho reso asetticamente, senza la mia soggettività, una oggettività esterna, un "accaduto", un "fatto". In realtà la proprietà della rossità o della rossezza non è propria dell'accendino. Perché l'oggettività sei tu a porla. Mica esiste in sé. Infatti il rosso, dico il colore, manco esiste, in realtà. È il tuo cervello, la tua coscienza, la tua "soggettività", la tua "intenzionalità" (in questo caso semplice semplice perché stai solo provando a descrivere per iscritto una cosa che vedi) a interpretare come rosso quello che, nella sua esteriorità, è solo una vibrazione energetica. Sono i fotorecettori che danno inizio al segnale neuronale che viene trasmesso attraverso il sistema visivo per produrre, nella corteccia celebrale, la sensazione del "rosso". Quello che ti sembra di vedere, dunque, non esiste. Esiste "per te", non esiste "in sé". Dici: ma è un paradosso. Certo che è un paradosso. Ma il paradosso è una figura retorica che questo fa: amplifica a livello caricaturale, deforma, per rendere più chiaro. Noi non riusciamo ad essere obiettivi con la cosa più semplice al mondo, attestare l'esistenza oggettiva di un accendino e ci riusciamo quando ci sono in gioco cose più complesse, come quando sono coinvolte altre autocoscienze esterne alla nostra, come le nostre passioni, i nostri impulsi, anche il solo interpretare un problema secondo i nostri schemi, le nostre conoscenze? L'interpretazione non è universale, dipende anche per esempio dai tuoi pre-giudizi, dalla tua cultura, dal tuo vissuto. Altro esempio banalissimo. Nella tua intervista al professor Martini dibattete sullo scambio positivo tra società e chiesa. "Bisogna che le due vivacità continuino a confrontarsi". Secondo la mia visuale non è una dichiarazione obiettiva. Ma, giocoforza, è una dichiarazione di parte. Immagino che anche Elisabetta Rizzo è zompata sulla sedia quando ha ascoltato una frase del tipo: "La chiesa difenderà la dignità della persona umana e della vita a qualunque prezzo". Roba che a qualsiasi lettore laico viene voglia di riaprire il colosseo e andare a prendere i leoni. E tu reggi il microfono. E dici: sono stato obiettivo. No, sei stato attento a non sputtanare la sua posizione. Proprio perché ne fosse garantita l'autorevolezza. Cioè, anche nella scelta delle domande, hai fatto in modo che l'intervista prendesse una certa piega. Sei intervenuto nella disposizione degli argomenti. Hai "poggiato" la fecondazione assistita, tutto attento a non urtate la suscettibilità di una parrocchietta di cui convidivi le poche idee. Tutte scelte condivisibili o non condivisibili. Ma inequivocabilmente "scelte". Come la scelta, di te che conduci l'intervista, che la chiesa stia in qualche modo in alto e la società, che ogni tanto le sfugge, la pecorella smarrita che va redenta "a qualunque prezzo". Una interpretazione tua, compatibile con la visione cattolica, ma "faziosa". Ancora una volta lì ci sono i buoni e qui ci sono gli anticlericali cattivoni che scopazzano, abortiscono e fecondano artificialmente. Non sto contestando il merito, ti sto solo facendo notare che non esiste, né a livello pratico né a livello teorico, la c.d. "obiettività". Il libro di Lepri me lo presti comunque. I dubbi sono scomodi ma solo gli imbecilli non ne hanno (oggi è la giornata di Voltaire).

Mauro Cascio


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