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Latina. Fecondazione assistita. Oltre 1 milione di firme per abrogare la legge. Ora bisogna difendere il referendum dai suoi molti nemici
1.090.000 firme sono state raccolte sul referendum per l'abrogazione totale della legge
40 sulla fecondazione assistita; da 702.000 a 740.000 sugli altri 4 quesiti di abrogazione
parziale. In particolare: sul referendum di abrogazione totale, promosso da Radicali
italiani e dall'Associazione Luca Coscioni e sostenuto tra gli altri in particolare
da Rifondazione comunista, 740 mila firme sono state raccolte su moduli inclusi nel
blocco a cinque del "Comitatone" unitario e 350 mila sul modulo contenente unicamente
l quesito di abrogazione totale. Da 702.000 a 740.000 (a seconda del quesito) sono
state le firme raccolte sui 4 quesiti di abrogazione parziale, inclusi nel blocco di
liste del "Comitatone" unitario.
«Un risultato davvero straordinario, storico», commentava ieri Daniele Capezzone,
segretario di Radicali italiani. Il 30 è stato il giorno della consegna delle firme
in Cassazione ma anche il giorno della festa radicale a Campo de Fiori, allietata
dalle note di una jazz band e dai saluti di personaggi dello spettacolo, e conclusa
verso mezzanotte da un comizio di Marco Pannella. Il leader radicale
ha sottolineato l'importante successo della campagna, ma non ha nascosto i pericoli
che oggi, come in occasione delle battaglie per il divorzio e l'aborto, ancora rendono
incerta la consultazione referendaria. Le gerarchie ecclesiastiche che difenderanno
la legge a spada tratta facendo pesare tutta la propria influenza, i partiti,
anche i cosiddetti "laici", come i Ds, che cercheranno di non far esprimere i
cittadini. Infine, la Corte costituzionale, la quale, dopo la verifica della Cassazione,
dirà la parola definitiva sull'ammissione dei referendum.
Brindano anche i Ds, che si sono aggiunti successivamente alla campagna con i quesiti
parziali, ma ora avvertono, con Piero Fassino, di essere pronti a discutere per una
«buona legge» in Parlamento. Le altre forze politiche promotrici guardano però ad
una direzione sola: il voto. Oltre ai radicali, anche Fausto Bertinotti, segretario
di Rifondazione comunista, chiama a «difendere il referendum da tutti i pericoli di
sottrarlo al voto democratico». Così la pensano anche i Verdi, che chiedono al
Parlamento «un passo indietro», e i Comunisti italiani (il referendum «farà bene
al paese». Anche per Enrico Boselli, dello Sdi, che non si sente di escludere un
«miracolo» dalle Camere, il referendum è l'opzione nettamente più realistica. Persino
tra i pochi esponenti della CdL che hanno sostenuto i referendum prevale la volontà
di andare al voto: è così per Alfredo Biondi, di Forza Italia, e per Bobo Craxi, del
Nuovo Psi, che invita i Ds a non cercare, magari con l'aiuto di Giuliano Amato,
di «vivisezionare» i quesiti per trovare in Parlamento l'antidoto contro il referendum.
Dunque, l'invito del segretario Ds per ridiscutere in aula una «buona legge» viene
raccolto soprattutto da chi si era detto contrario a questi referendum, o in difesa
della legge, o perché "inopportuni", a cominciare dalla maggioranza della Margherita.
Elisabetta Rizzo
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