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Latina. Stalin Bar. Antonio Pennacchi su L'Indipendente: «Dopo Mussolini il politico più importante del novecento è Togliatti. Non Almirante»
Jorge Valdano, parlando del gol di Owen all'Argentina a Francia '98 e dei paragoni che
vennero fatti con Maradona, l'altro giorno su Repubblica diceva: "Non si può definire
il livello di un calciatore da una sola giocata". Ora, invece, pare sia diventata
una questione urgente la riclassificazione di Almirante e Togliatti: chi dei due è più
padre della Patria? Bisogna ridisegnare la classifica: Almirante sale e Togliatti
va in zona retrocessione.
Chi gli è stato vicino, e magari lo ha avuto come maestro, è giusto che continui a volere
bene ad Almirante. Se poi, con questo bene, vuole pure fare un po' di propaganda al suo
partito rientra nelle umane cose. Ma se vuole venire a dire che questa è "storia" -
"revisionismo storico" - allora non ci siamo.
Togliatti è uno dei principali - se non il vero e solo - costruttori della democrazia italiana.
Arriva a Salerno dalla Russia e dice chiaro chiaro: "Ahò, come là, no!". Poi traghetta le
masse popolari - nonché le vaste frange armate, tuttora inquiete negli anni 50 - da un
sogno rivoluzionario a una democrazia stabilizzata, passando anche per la amnistia e
la assimilazione socialcomunista di migliaia di reduci repubblichini. Questo è un fatto,
un dato storico, e le eventuali ambiguità fanno parte del gioco. È indiscutibile che
nel corso del Novecento l'uomo politico più importante, quello che caratterizzerà di più
la storia italiana - nel bene o nel male - sia Benito Mussolini. Ma dopo Mussolini c'è -
nel bene e nel male - Palmiro Togliatti, non si discute.
Dice: "Sì vabbe', però pure il neofascismo - che anche lui all'inizio aveva interne e
forti pulsioni pseudo-insurrezionali ed antidemocratiche - ha avuto chi lo ha traghettato,
tramite il Msi, alla democrazia". Certo, e come no? Però questo traghettatore (al di là di
qualche piccola differenza, e non solo numerica, nella navigazione: Togliatti costruisce la
democrazia, il neofascismo la accetta, se non la subisce) non è stato Almirante, è stato
- anche lui nel bene e nel male - Arturo Michelini. Almeno così dicono tutte le fonti,
anche di destra.
Certo pure Almirante ha i suoi meriti, ed è andato ai funerali di Berlinguer. Ma era l'84.
Fino agli anni 70 ha continuato a parlare di antisistema e a cacciare - o a costringerli
ad andarsene - quelli di Democrazia Nazionale. È Michelini, eventualmente, il vostro
padre della Patria, il precursore di An e della svolta di Fiuggi. Questa almeno è la storia.
Poi in democrazia la propaganda, giustamente, ognuno se la fa come gli pare.
P.S. 1 - È evidente come la democrazia, in sé, non costituisca un assoluto e nemmeno
un universale, è solo un fatto storicamente determinato. Se in questa discussione è
entrata come canone valutativo, è stato solo per convenienza pratica. Sulla democrazia
- e soprattutto su quella nostra e occidentale - continuo a nutrire perlomeno lo stesso
numero di dubbi di Massimo Fini (Sudditi. Manifesto contro la democrazia, Marsilio 2004).
P.S. 2 - All'arbitro svedese Frisk - quello della monetina, che già due anni fa aveva
provocato la maxi-rissa Roma-Galatasaray - lunedì, nel posticipo Helsingborg-Landskrona,
gli hanno menato pure a casa sua. I solitamente compassati e imperturbabili suoi
connazionali gli sono corsi appresso in larga massa. L'ha salvato la polizia. Poi dice
la Monte Mario. Non era stato un verdetto democratico? Perlomeno condiviso pure in Svezia.
Antonio Pennacchi
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