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Latina. Gli anni del terrore. Ferdinando Parisella: «La destra, adesso che lo può fare, deve togliersi quest'onta costruita, confezionata ad hoc»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Ferdinando Parisella. A cura di Azione Giovani è stato presentato ieri, con Cesare Bruni, Francesco Osanna, Giovanni Di Giorgi e Giuseppe Mochi, il libro «La strage di bologna e il terrorista sconosciuto». «Sì, un libro di un giovane autore di sinistra, Gianluca Semprini, che parla di Luigi Ciavardini, entrambi presenti all'incontro. Ciavardini è l'ultimo degli inquisiti di questa incredibile vicenda del 1980». Una storia infinita. Ripercorriamo le tappe salienti descritte nel libro? «Come tutti sanno ci sono due condannati in via definitiva, la Mambro e Fioravanti, che hanno riconosciuto gli errori della loro militanza ma hanno sempre negato ogni partecipazione di quell'orribile atto». L'alibi da loro fornito era la testimonianza del "terrorista sconosciuto" Ciavardini. Che si ritrovò accusato pure lui. «Esatto. Ciavardini era il loro testimone ed era il loro alibi. Il 2 agosto si trovavano insieme lontano da Bologna. Durante il percorso processuale Ciavardini si ritrova da testimone ad accusato. Trent'anni in prima istanza e poi assolto, ora in appello. Noi crediamo sia giusto – anche per ricordare la memoria dei caduti – si possa arrivare alla chiarezza. Si vuole che questa storia finisca nel silenzio. La destra, oggi che lo può fare, deve togliersi quest'onta costruita, confezionata. I processi devono essere rivisti, i fascicoli riaperti. I radicali si stanno già battendo da tempo».

Claudio Ruggiero


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