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Latina. Stalin Bar. Derrida, Buttiglione e i culattoni di Almodòvar. L'editoriale di Antonio Pennacchi sull'Indipendente di venerdì scorso

Nella settimana testé trascorsa è morto in Francia il filosofo Jacques Derrida, è uscito nelle sale italiane La mala educaciòn di Pedro Almodòvar ed è stato bocciato a Bruxelles il commissario vaticano Buttiglione. Solo apparentemente queste cose non sono collegate. In realtà, a volte pare che niente sia più preordinato del caso. Sul colonnello Buttiglione è inutile dilungarsi troppo, sono d’accordo in toto – per una volta – col mio direttore Guerri e, prima di lui, con Arbore e Boncompagni. Stop. Su Almodòvar invece sono incazzato come una bestia. In Italia il suo film è stato accolto da un linciaggio mediatico. Dalle altre parti è un capolavoro, da noi una schifezza. E non solo sul piano etico, ma proprio su quello estetico: "Non c’è passione", ha detto un critico cinematografico da Chiambretti. Passione? E che doveva fare, si doveva squartare davanti casa tua? C’è più sentimento della passione nel solo primo tempo della Mala educaciòn che in tutto il cinema italiano degli ultimi quarant’anni. Devi risalire ad Accattone. In quale altro posto, con quale altra purezza hai visto rappresentato l’innamoramento – e l’amore che dura una vita, ed anche oltre – come tra questi due ragazzi? Per non parlare del prete. È poesia assoluta. La mala educaciòn è il capolavoro di Almodòvar, il migliore dei suoi film, quello in cui si esprime al massimo grado, e non solo sul piano squisitamente estetico, ma anche su quello prosaicamente più pedagogico, con il continuo ribaltamento di buoni che si rivelano cattivi, e viceversa. Ciò che però m’indigna è che il linciaggio non muova solo da destra. Se infatti critica Tremaglia è naturale, non mi scandalizzo, che me ne frega a me? Ma se gli sparano da sinistra mi incazzo: Francesco Merlo su Repubblica "Lascia stare i salesiani" Pigi Battista da Ferrara (dice: "Ma è terzista", fa lo stesso, tanto è tutto un casino): "C’è in giro una sorta di aggressività antireligiosa". Che vi venisse un colpo, a me mi pare il contrario. Se Almodòvar le sue storie di froci le ambientava in una caserma di pompieri, nessuno diceva niente e gli battevano le mani – eccetto Tremaglia – come tutte le altre volte. Ma le ha messe in un seminario di preti, e allora non si può fare: "Il film fa schifo, e i preti non sono tutti così". Ma perché, i pompieri sì? E dei preti, invece, tu dici che non lo hai proprio mai sentito? Non è mai successo? Ma guarda un po’. Se io faccio l’artista, metto le storie dove mi pare e piace: faccio arte con quello che mi viene. E se mi viene un prete, la faccio con un prete. Pure col papa se mi gira. Che fai, mi mandi una fatwà come a Rushdie? Poi dice che a Bruxelles non hanno capito bene l’antifona. Ma i peggio sono quelli di sinistra che adesso si sono inventati l’osannamento della chiesa. Giovanni Paolo II è diventato il faro del progressismo, il lìder maximo del laicismo e del proletariato mondiale. Altro che il decostruzionismo di Derrida, il pensiero debole. E io secondo te – nell’ansia laica ed umanistica di costruire un senso ed un futuro di ragione – avrei buttato a mare le ideologie del Novecento non per guardare e progettare avanti, ma per ripigliarmi dal più oscuro passato le toghe e i dogmi religiosi? Ma andatevene affanculo tutti quanti, sia a destra che a sinistra. Chi mi risarcisce, a me, dei miei turbamenti di seminario?

Antonio Pennacchi


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