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Latina. Viaggio nell'Antico Egitto. Roberto Giacobbo: «L'informazione televisiva può essere un buon veicolo di diffusione della Cultura»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Roberto Giacobbo, giornalista, autore, creatore e conduttore di numerose trasmissioni televisive, da "La macchina del tempo" a "Stargate". La sua ultima creatura, "Voyager", raccoglie da due anni milioni di spettatori davanti agli schermi di RaiDue. Qual è l'importanza di comunicare la storia in televisione, a partire spesso dai misteri per poi giungere alla scientificitˆ? «È importante creare delle chiavi di interpretazione. Mi ricordo una frase che anni fa mi disse proprio il professore Hawass: "Roberto, io vedo nelle cose che tu racconti - ma io le racconto da appassionato, non certo per altri motivi: sono un appassionato al servizio di altri appassionati - che tu riesci a togliere la polvere dai geroglifici". Ci sono delle cose talmente eccitanti, talmente entusiasmanti, che vanno raccontate mettendosi a disposizione di questi argomenti con la gioia e il piacere di poterli raccontare. Questo cosa vuole dire? Che se uno ha il piacere di poter vedere certe cose, grazie alla comunicazione, che poi è il mio mestiere, si possono trasmettere in maniera divertente. E allora, attraverso il mistero, attraverso le domande, attraverso le domande che ancora non tornano, si possono conoscere tante cose. Faccio un esempio che non è egiziano: una volta, in una mia trasmissione, ho parlato del mistero di Luigi XVII, un bambino mai divenuto re, che fu strappato alla famiglia, che non attravers˜ per nulla la rivoluzione francese. Ebbene, attraverso la breve storia di un bambino, ho parlato per mezz'ora in televisione della rivoluzione francese. Voi pensate che senza il mistero della sua morte, l'analisi del DNA del suo cuore, due milioni di persone avrebbero seguito una trasmissione sulla rivoluzione francese? Io non ci credo». Lei ha detto che la televisione di qualità si può fare, si deve fare, ed ha anche fornito delle cifre: "La mia trasmissione costa molto meno di un varietà". È difficile, nella televisione di oggi, far passare delle trasmissioni culturali, oppure si possono infrangere le "barriere del varietà"? «I varietà ci devono essere, è giusto che ci siano. È pur vero che chiamare un cantante internazionale di grido costa come tre-quattro puntate mie o di miei colleghi come Alberto Angela, quindi noi abbiamo dei costi che sono ben diversi e ben ridotti. È bello però vedere che i nostri programmi recentemente iniziano ad avere grandi ascolti. Sta nella bravura non solo nostra, ma anche di chi gestisce i palinsensti, fare in modo che questi programmi siano sempre un'alternativa valida; sarebbe stupido poi, dato che ne abbiamo pochi di questi programmi, mandarli in onda contemporaneamente. Ce ne sono pochi, ma sono seguiti e vanno fatti con tanta passione, perché con tanta passione e fatica si fa un programma culturale di qualità, mentre a invitare un cantante straniero ci si mettono dieci minuti». Quale mistero le piacerebbe svelare? «La costruzione della Piramide di Cheope, perché chi dice che è stata fatta con gli schiavi o con gli operai che tiravano su con le corde massi da 80 tonnellate, me lo deve far vedere. Allora poi ci credo». Lo vedremo in una prossima puntata? «Forse non è chiaro a molti quanto pesano 80 tonnellate: noi le consideriamo una montagna che sta lì. Sono tante, non si spostano con quattro amici che tirano una corda».

Andrea Apruzzese

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