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Latina. La Babele delle lingue. Gli esperantisti: «Non è giusto che l'Inglese in Europa abbia posizioni di predominio e privilegio»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Ranieri Clerici, dell'Associazione
Esperanto. In questo periodo, in occasione della firma della costituzione
europea, si parla sempre più di laicismo, un tema che sappiamo esserle a cuore,
e di Europa. Sembra che lingua ufficiale sia, nei fatti, l'Inglese. E voi
contestate questo fatto, ritenendolo una chiusura culturale, uno spreco di soldi
ed uno svantaggio per diverse nazioni, quelle per l'appunto non anglofono.
L'Esperanto invece... «L'Esperanto risolve un duplice problema. Quello della
comunicazione e quello della preservazione delle culture. Noi abbiamo due
problemi e spesso ne guardiamo uno solo. Se noi dobbiamo impiegare vent'anni
per imparare adeguatamente l'inglese vorrà dire abbandonare la lingua italiana,
abbandonare Dante. Quello che succederà in Europa sta già avvenendo negli Stati Uniti.
Le madri ispaniche avevano la possibilità di mandare il figlio alla scuola
ispanica o alla scuola inglese. La scelta era questa: lo mando alla scuola ispanica
per mantenere mio figlio legato alle sue radici, isolandolo però socialmente oppure
sceglierò di non danneggiarlo nella riuscita della sua vita, facendo sì che lui
via via si allontanerà sempre di più dalla cultura ispanica...».
Un modo per preservare le culture europee e creare un canale comunicativo universale.
«L'investimento intellettuale da fare è di circa un ventesimo inferiore a quello che
invece occorre per imparare una lingua tradizionale.
Ora, in Italia, quanti saprebbero far prevalere le proprie idee, a parità di capacità
dialettica, quando si parla in inglese davanti ad una platea inglese?
È un handicap totale. Meno del 3% tra quanti hanno intrapreso lo studio della lingua
riesce a raggiungere un livello di competenza pari al first certificate di Cambridge.
E non è neppure sufficiente per iscriversi alle università inglesi. Questo
significa che il 97% delle risorse vengono buttate. Nell'arena internazionale a tutti
i livelli, scientifici, culturali, politici, l'Italia concorre non con il 100%
dei propri talenti. Ma con il 3%. Un'inferiorità totale. Spesso si dice: ma voi
esperantisti esagerate! Pretendete la perfezione nella comunicazione. Perché, vi
risulta che nella redazione di un importante documento politico o di un articolo
di alto livello culturale e scientifico sia tollerato un inglese raffazzonato?
La lingua inglese posseduta a livello imperfetto serve solo ad obbedire agli
ordini. Non si possono altrimenti svolgere funzioni direttive. Ma ve lo immaginate
il presidente di un organismo politico incapace di cogliere sottigliezze, allusioni?».
La poca informazione sull'esperanto porta ad una banalizzazione del concetto stesso
che lo informa e sostanzia, mentre invece è un passaggio chiave per il futuro...
«Certo, c'è una quantità enorme di pregiudizi. È una lingua poietica, creativa,
facile. Ma fateci dire una cosa: non siamo contrari all'insegnamento dell'inglese.
Da noi non viene un messaggio di ignoranza. Anzi, l'esatto contrario. Oltretutto chi
ha imparato l'esperanto riesce più facilmente a comprendere le altre lingue».
Infoline: 0773/663182, Prof. Nino Vessella; 06/9575713, Dott.ssa Anna Loewenstein; 06/6795251, Dott. Giorgio Denti. Nel web: www.esperanto.net, www.cursodeesperanto.com.br. Email: ranieri.clerici@tin.it
Elisabetta Rizzo
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