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Latina. Carcere. Maria Annunziata Luna bacchetta Cirilli: «Non facciamo ipocrisie politiche. Sappiamo che non sono possibili interventi»
«Le recenti e frequenti uscite sulla stampa locale circa il carcere di Latina, mi portano
a fare alcune considerazioni. È tristemente vero che la struttura non è più adeguata ed
il personale è insufficiente, ma bisogna aver il coraggio di ammettere che - a breve termine -
non sono possibili grandi interventi. Non sarebbe male, invece, iniziare ad intervenire
lì dove è possibile un miglioramento, così il Capogruppo di Lista Storace alla Regione Lazio,
Maria Annunziata Luna, circa i recenti articoli apparsi sulla stampa pontina sul carcere
cittadino. Un esempio: tra tutto quanto riportato nelle ultime settimane, mai una parola
è stata spesa per i familiari dei detenuti, costretti ad aspettare l’orario delle visite
fuori la porta del carcere e ben visibili dalle persone di passaggio (ricordo che via
Aspromonte è una delle strade più trafficate della città).
«Nell’ottica della funzione rieducativa della pena - prosegue Luna - come possiamo concepire
che un bambino - per vedere il proprio genitore detenuto - sia costretto ad attendere
sotto gli occhi di tutti, vivendo una situazione difficile in maniera devastante? Come
si può tollerare che una famiglia, già traumatizzata, debba subire questa umiliazione?
Credo che sarebbe già un vantaggio se i familiari potessero aspettare i detenuti in un
luogo dove la privacy venisse salvaguardata, in maniera tale da vivere serenamente
un momento, che comunque in questi casi è l’unico che permette ad una famiglia di riunirsi.
Credo che se un coniuge incontra il consorte senza essere stato additato in mezzo
alla strada, l’incontro può essere più sereno.
Si dice che, chi si pone obiettivi troppo alti, lo fa per pre-costituirsi la
giustificazione al proprio fallimento: mi sembra che, nel caso del carcere di Latina,
le cose stiano proprio così. Nella speranza di sbagliarmi, mi attiverò presso il
Direttore del carcere per discutere la possibilità di una migliore organizzazione
delle visite ai detenuti».
Elisabetta Rizzo
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