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Latina. Sanità. Claudio Moscardelli: «Il 75% della popolazione pontina ne è scontenta. E non ci sono politiche che mirino all'efficienza»
È tempo di bilanci per la sanità in provincia di Latina. Osserva Claudio Moscardelli, portavoce del centrosinistra in consiglio comunale: «In una
recente ricerca, commissionata dalla Margherita alla società KORUS, è
emerso che il 75% della popolazione pontina è scontenta della sanità
provinciale. Questo sentimento dei nostri concittadini esprime un
giudizio molto negativo e, se approfondiamo l'analisi su quanto
avvenuto in provincia a livello di politica sanitaria, non possiamo che
essere duramente critici con la dirigenza e con l'ispiratore politico
della sanità provinciale, Claudio Fazzone. Sono stato in passato molto
critico con la gestione di centrosinistra e non posso essere tacciato
di parzialità nel criticare la politica attuata da Forza Italia, con
l'acquiescenza di A.N. È stato fallito l'obiettivo del DEA di II
livello e si straparla di nuovo ospedale a Latina, mentre tutta l'area
Nord è sprovvista di strutture; registriamo un dimezzamento dei posti
letto negli ospedali pubblici su base provinciale, senza che vi sia
stato un conseguente aumento dell'offerta sanitaria in termini di
qualità nelle strutture pubbliche e senza che sia stata potenziata la
medicina sul territorio. Tra l'altro le strutture ospedaliere
presentano un regime di utilizzazione pieno con problemi di
disponibilità di posti letto. Non vi è stata una politica di
razionalizzazione della rete ospedaliera che abbia portato a sopprimere
posti inutili o strutture inadeguate, in cambio di una concentrazione
ed elevazione dell´offerta sanitaria, né sono stati potenziati i
servizi sul territorio (poliambultaori) per sgravare gli ospedali da
compiti impropri. Occorre assicurare un decentramento del servizio
sanitario sul territorio, concentrando le prestazioni di tipo
ospedaliero ma garantendo, comunque, una presenza di prestazioni
specialistiche attraverso poliambulatori decentrati, con la duplice
funzione di rispondere alle esigenze dei cittadino che non può essere
abbandonato tout court e di filtro all'accesso dell'utenza alla
prestazione in ospedale.
Il servizio sanitario non può rispondere solo a logiche aziendaliste
per le implicazioni sociali che importa. I tagli e la razionalizzazione
delle strutture debbono essere adottati allo scopo di offrire una
servizio qualitativamente migliore all'utenza, cosa che non è avvenuta.
Non è stato impostato un rapporto efficace con i medici di base, che
pure costituiscono la risorsa più preziosa dell´Azienda sul versante
della prevenzione e del contenimento della spesa.
La politica sanitaria provinciale è stata però molto efficace a favore
della sanità privata, con una precisazione importante e cioè che
l'aumento indiscriminato di convenzionamenti, oltre a bruciare risorse,
danneggia la sanità privata storica, quella che da anni è sul mercato e
che ha standard di offerta anche qualificati. La gestione delle risorse
umane dell'Azienda è stata mortificante su due versanti. Il primo è
quello dell'emarginazione delle risorse interne, a fronte di
convenzioni e consulenze ingiustificate con enorme spreco di denaro. Il
secondo aspetto è quello del meccanismo non condivisibile di
attribuzione degli incarichi. La politica delle convenzioni non
risponde ad esigenze dell'Azienda. La relazioni sindacali sono
deteriorate. Il personale è sotto una cappa di piombo e avverte un
senso di impotenza nelle relazioni con l'Azienda.
L'utenza è giustamente insoddisfatta per le disfunzioni, a partire
dalle lunghissime liste di attesa che esasperano i cittadini: manca il
personale, sono carenti le attrezzature e il CUP (centro unico di
prenotazione) non funziona. Invero mancano gli atti di governo che
possano caratterizzare la gestione Battigaglia, in un contesto in cui
il servizio pubblico è in sofferenza, senza neppure che se ne giovino
i bilanci, anzi i bilanci stanno sprofondando sempre più in una
voragine crescente ed ingiustificata di disavanzo. La provincia di
Latina avrebbe dovuto meritare un servizio sanitario ben diverso,
costruito su un progetto di completa affrancazione da Roma, in coerenza
con la più complessiva esigenza dell´autonomia della Provincia intesa
come riequilibrio con Roma delle rappresentanze istituzionali e delle
risorse che si riflettono direttamente sulla dipendenza e sulla qualità
dei servizi, avendo alla base una filosofia di gestione improntata
alla economicità e non alle economie. La sanità si costruisce con
grandi risorse da investire; gli investimenti in sanità sono
l´assunzione di anestesisti, di chirurghi, di infermieri e di
attrezzature; l'economicità sta nel distribuire razionalmente le
risorse con efficacia e con rapidità, senza attendere che la sanità
privata si organizzi per la nuova sfida del mercato globale».
Elisabetta Rizzo
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