Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Latina. Le Terme, il blog e le puttane. Antonio Pennacchi sull'Indipendente: «Ma allo sfruttamento del cliente non ci si pensa mai?»

Su Ciaolatina Web – blog di palude – è un po’ di tempo che ce l’hanno con la prostituzione. Due palle così. L’altra sera Giulia N. – una liceale insopportabile, patita di Picasso e Caravaggio – scriveva: "Magnaccia: figura orrida, abominevole. Ma non sperate, tingendolo di colori foschi (che si merita), di poter oscurare il ruolo del cliente. È lui che compie l'atto in piena volontà. Lui che cerca, che paga. Lui che fa schifo. Al pari del magnaccia o che dir si voglia". Non ce l’ho fatta più. Ho risposto. Non col nome vero – se no si mettono a insultare mia madre e le mie sorelle – ma con quello falso, Akim, il nick che non scopriranno mai: “Fatela finita. Che c'è di male ad andare a puttane? Siete voi, i moralisti, che vedete il male dappertutto. Violenza e sfruttamento non sono lo specifico della prostituzione, correlandosi eventualmente a qualunque comportamento umano. La prostituzione, in sé, non è che un'attività antica e legittima come la civiltà. Anzi in talune società – come quella greca, ma non solo – la sua natura sostanzialmente filantropica la fa assurgere alla dignità del sacro: "prostituzione sacra". Contro ogni forma di violenza e sfruttamento, quindi, occorre solo una sollecita riconsacrazione dei templi a Venere Sosandra". Mi risponde Cameriere, uno stronzo di amico mio: "Sei proprio un tossico. Non avevi detto che smettevi?", poiché ogni sera, al bar, giuro che non mi collegherò mai più al blog. Risponde anche un altro, Mattioli, incazzato perché parlo di puttane tralasciando le Terme fantasma – uno scandalo da 9 miliardi che il comune di Latina rischia di dover pagare per colpa di non si sa chi – che è un suo chiodo fisso. Ma riscrive di nuovo anche Giulia N.: "Bell'attività, soprattutto per chi vede svenduto il proprio corpo, sai che gioia. La prostituzione è un fatto di dignità umana calpestata. E non mettere in mezzo l'antica Grecia, lì erano altri costumi, altre culture, non c'entra niente con la nostra società, siamo agli antipodi". Che dovevo fare? Ci sono ricascato: "Chi te lo ha detto che "erano altri costumi, altre culture" e che "non c'entra niente con la nostra società"? Te lo ha detto la Moratti? Più avanti – se andrai a Lettere – incontrerai la storia delle mentalità, le lunghe durate, gli Annales e Lévi-Strauss. E vedrai che non c'è, nella "struttura profonda", così tanta differenza tra noi e i greci: duemila anni non sono che un battito d’ali. E poi chi ve lo ha detto che nella prostituzione ci sia sempre "chi vede svenduto il proprio corpo"? Certo va impedita ogni forma di violenza e sfruttamento – come anche per il lavoro in fabbrica, gli infortuni e le casalinghe – ma non vi salta per la testa che ci sia anche chi il commercio lo gestisce in proprio, spontaneamente, con gioia e con piacere? Magari offrendo all'avventore non un semplice sfogo, ma altrettanta gioia e altrettanto piacere. L’amore, anche se occasionale, può essere sempre forma d'amore. Non c'è una verità sola, buona per tutti, a questo mondo. Ognuno si cerca la sua. Basta che non rechi danno agli altri. Per Cameriere: domani smetto". Ma poi ci ho ripensato, e cinque minuti dopo ho spedito un altro messaggio: "E lo sfruttamento del cliente? Avete idea, per un buon servizio, di che prezzi ci siano oggi in giro? Ti servono davvero, se ci vai abitualmente, i 9 miliardi delle Terme fantasma. Questo sì che è sfruttamento".

Andrea Apruzzese


PocketPC visualization by Panservice