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Latina. Modifica legge elettorale, una proposta. Gustavo Giorgi e Gabriele Libralato: «Un appello che può essere recepito da chiunque»

Si moltiplicano, giorno dopo giorno, le occasioni per verificare il "peso" politico che questa provincia riesce a determinare, sullo scenario regionale, nazionale e comunitario; che si parli di Corte d'Appello, di Corridoio Tirrenico o di decommissioning della centrale nucleare, appare sempre più evidente, senza dare colpa ad una parte politica piuttosto che all'altra, la limitatezza del potere di intervento della nostra classe politica. Osservano Gustavo Giorgi e Gabriele Libralato (Legambiente): «Questa limitatezza è in parte autoprodotta, dall'impossibilità (o dall'incapacità) di affrontare temi difficili, quali quelli che regolano le elezioni delle nostre rappresentanze istituzionali; questi temi risultano ostici per l'opinione pubblica perché attengono a questioni tecniche di non facile presa, ma che qualcuno comunque deve affrontare. In tal senso è orientata la presente proposta. La più importante di queste questioni "tecniche", riguarda il sistema elettorale per il rinnovo del prossimo Consiglio Regionale; Consiglio nel quale tutti auspicano che la nostra provincia abbia una adeguata rappresentanza (almeno quella che le spetterebbe - cosa non avvenuta sia nella presente che nella precedente consiliatura), mentre quasi nessuno (tranne quelli della Margherita), sembra interessarsi ad un problema sicuramente noioso, ma altrettanto strategico e decisivo per poter "pesare" di più. Attualmente il Consiglio Regionale si sta occupando della nuova legge elettorale, ma le posizioni sembrano troppo lontane per arrivare ad approvarla in tempo utile. La riforma sarebbe quanto mai necessaria (diremmo quasi indispensabile), per la nostra provincia (per le ragioni su dette) e a tal fine ci "permettiamo" di inoltrare a tutte le forze politiche (di entrambi gli schieramenti), la proposta contenuta a conclusione di questa nota. Prima però, dobbiamo occuparci di come "funziona" il vigente meccanismo elettorale e quali sono le incongruenze (politiche e partitiche) che rischia di riprodurre. L'analisi dell'attuale legge per l'elezione del Consiglio Regionale è difficile, ma è necessario estrarne gli aspetti salienti. Come noto, l'elezione dei consiglieri avviene con tre meccanismi di valutazione: 1) il "listino" abbinato al candidato Presidente risultato vincitore; 2) il Collegio circoscrizionale (formato dalle province); 3) il Collegio unico regionale. Come prima questione c'è da rilevare che con il nuovo Statuto, la Regione Lazio ha aumentato il numero dei consiglieri da eleggere, che il prossimo anno saranno 70 (incluso il Presidente) a fronte dei 60 attuali; questo significa che (restando in vigore l'attuale legge elettorale), il cosiddetto "listino" sarà composto da 14 nominativi (20% dei consiglieri), mentre attraverso le circoscrizioni provinciali e la collegio unico regionale, verranno eletti gli altri 56; su quest'ultimi bisogna fermare il ragionamento. L'attribuzione del numero dei seggi assegnati ad ogni circoscrizione avviene prendendo in considerazione i dati della popolazione residente derivante dall'ultimo censimento ufficiale effettuato (quindi quello del 21 ottobre 2001); di conseguenza, in base ai dati ufficiali consultabili sul sito dell'ISTAT, di quei 56 seggi "proporzionali", risulterebbe che 42 vanno a Roma, 5 a Latina, 5 a Frosinone, 3 a Viterbo e 1 a Rieti. Di fatto otterrebbero maggiori seggi potenziali Roma e Latina, ma è tutto a livello ipotetico. Quindi non c'è nessuno "scavalcamento" rispetto a Frosinone, ne tanto meno 6 seggi più o meno "sicuri" per Latina; anzi per certi versi la situazione della bassa rappresentatività della provincia, potrebbe peggiorare, come cercheremo di spiegare. Una seconda questione riguarda, il meccanismo elettorale attualmente vigente, il cosiddetto "Mattarellum" (mai soprannome fu più appropriato), poi aggiornato come "Tatarellum", i quali, tra l'esigenza di dare stabilità di governo alla regione (listino), garantire rappresentatività anche alle formazioni politiche minori (quorum circoscrizionale - scorporo - collegio unico regionale) e l'esigenza di rappresentatività territoriale, ha finito per penalizzare quest'ultima (come ben sappiamo noi e quelli di Rieti). Da questo "bailame", l'unica sicurezza che abbiamo (quasi insignificante) è il fatto che nella nostra provincia si è abbassato il quorum provinciale; ma da questo si deduce con certezza solo il fatto che per essere "sicuri" di prendere il consigliere, bisogna raggiungere quel quorum circoscrizionale (stimabile tra i 45.000 - 50.000 voti di lista), perché tutto il resto dei voti (quelli di liste che superano lo sbarramento del 3%), vanno a finire nel calderone del collegio unico regionale che, come abbiamo visto nelle precedenti elezioni, è un'autentica lotteria. Questo meccanismo contiene una ingiustizia che finora nessuno ha sottolineato; il quorum provinciale viene determinato dalla divisione tra la somma di tutti i voti di lista ( sempre esclusi quelli che non hanno superato lo sbarramento) e il numero dei seggi da assegnare nella circoscrizione aumentato di una unità (quindi per la nostra provincia sarà 5+1=6); si tratta di un criterio numerico-matematico che man mano effettua una "scrematura" del quorum a livello regionale e determina dei resti con cui si assegnano tutti i seggi. Questo significa che più basso è il numero di persone che si reca a votare in una provincia rispetto ad un'altra, più basso è il quorum provinciale e maggiore risultano le possibilità di eleggere i consiglieri, sia a livello di circoscrizione provinciale che a livello di collegio unico regionale. Quindi si tratta di un meccanismo che di fatto premia le province più "astensioniste" e/o con più errori ed annullamenti di voto. A questa distorsione, l'attuale legge ne abbina ad un'altra, parzialmente sottolineata dalla Margherita, che la rende incerta sotto il profilo della sua "democraticità": si tratta del fatto che un numero consistente di consiglieri (il 20% - cioè quelli eletti con il "listino"), si trovano ad essere eletti indirettamente, senza alcun vaglio politico "ad personam" degli elettori, ma semplicemente perché abbinato al candidato Presidente vincente; vi è quindi una evidente "disparità di trattamento" per eletti che avranno la stessa funzione e le stesse indennità economiche, con il conseguente rischio che gli eletti attraverso il "listino" debbano rispondere più al Presidente che ai loro elettori. Inoltre l'attuale meccanismo, determina una "sproporzione" esagerata tra il numero degli eletti dello schieramento vincente (ben oltre il 60%) e il numero dei voti attribuiti alla stessa coalizione. Queste "distorsioni" legislative ed un maggiore equilibrio tra gli schieramenti (e tra i rispettivi partiti), hanno fatto in modo che Frosinone attualmente disponga di 7 consiglieri regionali (di cui 2 assessori) invece dei 5 che gli spetterebbero, mentre Latina ne ha meno della metà (cioè 3 - quando gliene spetterebbero 4), pur avendo quasi la stessa popolazione. Parlando con i numeri significa che circa 168.000 voti validi (circa il 60% di quelli espressi) appartenenti a tutti i partiti della nostra provincia, nel migliore dei casi sono serviti ad eleggere qualcun altro (di Roma e/o Frosinone), mentre nel peggiore, sono stati letteralmente "buttati a mare". Da qui dovrebbe nascere l'esigenza, in capo a tutte le forze politiche, di cambiare questa assurda legge, ma sembra che l'argomento interessi a pochi: come detto solo la Margherita ha affrontato l'argomento con alcune proposte, tra le quali quelle di R. Carelli e di C. Moscardelli; quest'ultimo ha avanzato la proposta di estendere l'attuale meccanismo per le elezioni provinciali, all'elezione del consiglio regionale con il relativo premio di maggioranza (60% dei consiglieri): in ogni circoscrizione (provincia) sarebbero eletti tanti consiglieri quanti gliene spetterebbero (virtualmente) con l'attuale legge, con contestuale eliminazione del "listino". Questa proposta è senz'altro un passo avanti nel ragionamento, ma ha il difetto di introdurre uno "sbarramento occulto" (probabilmente incostituzionale - se abbinato ad una elezione prettamente "proporzionale"), vista l'esiguità dei seggi da assegnare a tutte le province, tranne Roma. Da qui nasce il senso della nostra proposta, che cerca fornire una soluzione semplice ad un problema così complesso, senza penalizzare nessuna delle tre esigenze su indicate; cioè governabilità (60% dei consiglieri); rappresentatività (consiglieri tutti eletti direttamente dagli elettori); proporzionalità (possibilità di eleggere consiglieri anche per le formazioni minori dei rispettivi schieramenti), aggiungendo altri vantaggi. In sostanza si tratta di confermare l'elezione dell'80% dei consiglieri in base all'attuale ripartizione numerica dei seggi (quindi a Latina spetterebbero 5); in ogni circoscrizione i seggi saranno attribuiti con il criterio dei quozienti maggiori assegnati ad ogni lista, con il cosiddetto metodo dell'Hondt (cioè dividere la cifra totale di ogni lista per 1, 2, ….. fino a 5); i voti residuati di ogni lista (cioè quelli che non hanno determinato la formazione dei quozienti circoscrizionali), attraverso il meccanismo dello "scorporo", verranno riconteggiati a livello collegio unico regionale dove verrà assegnato il restante 20% dei consiglieri, di nuovo con l'assegnazione dei seggi ai quozienti più alti. Tutto il resto avverrebbe esattamente come prevede l'attuale legge; ad ogni lista verranno attribuiti tanti seggi quanti quozienti avrà raggiunto con questo nuovo riconteggio e verranno dichiarati eletti i canditati che hanno raggiunto la maggiore cifra individuale in sede circoscrizionale. Il raggruppamento che avrà vinto le elezioni avrà assegnati tanti seggi quanti gliene servono per arrivare al 60% della rappresentanza (determinando una maggioranza stabile), i seggi eventualmente rimanenti verranno assegnati alle opposizioni. In questo modo si otterrebbero 5 effetti positivi certi che eliminerebbero le "storture" attuali su indicate: 1) avere un numero minimo di eletti sicuri a livello circoscrizionale (quindi 5 per Latina) con molte probabilità che siano di più; 2) avere il mandato diretto da parte degli elettori per tutti gli eletti (eliminazione del listino); 3) ampia rappresentatività interna negli schieramenti (non solo dei partiti maggiori); 4) avere un governo stabile per tutta la consiliatura; 5) Riequilibrio dei "pesi" di rappresentatività tra le varie province della Regione. Mettiamo a disposizione questa proposta (che può essere approvata semplicemente modificando un paio di commi dell'attuale legge), di qualunque forza politica e sociale che intenda farla propria e svilupparla nel senso dell'approvazione».

Andrea Apruzzese


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