Parvapolis >> Politica
Latina. Sanità. Claudio Moscardelli: «Spesso emerge una sorta di rassegnazione, per cui la gestione della Asl andrà sempre allo stesso modo»
«Nei vari incontri avuti con medici, operatori sanitari in genere, amministratori, in alcuni
casi ho registrato la voglia di cambiare, di modificare, di avanzare proposte mentre
in altri casi è emersa una sorta di rassegnazione, per cui la gestione della sanità
andrà sempre allo stesso modo, le risorse non ci sono e così via».
Parla Claudio Moscardelli, coordinatore provinciale de La Margherita.
«Noi, dal canto nostro, nella Regione Lazio non possiamo fare a meno di denunciare una gestione dissennata della sanità da parte della Giunta Storace. Innanzitutto sul versante della situazione finanziaria: nonostante l’aumento del fondo sanitario regionale da parte dello Stato vi è stato uno sfondamento della spesa e un aumento del deficit complessivo. La stessa spesa farmaceutica è esplosa con un aumento del 30% in più rispetto alla media nazionale, nonostante il ticket regionale sui farmaci. Di contro, è esploso nella varie aziende, compresa quella di Latina, il conferimento di incarichi professionali e consulenze esterne agli “esperti amici”. Vi è stato un grave ritardo nell’attuazione del programma di investimenti per la riqualificazione degli ospedali e delle strutture sanitarie derivante dall’accordo Stato – Regione Lazio risalente all’anno 2000. Sul piano dell’efficienza, è emblematica la vicenda delle liste di attesa per le prestazioni specialistiche nelle strutture pubbliche, dovuta alla cattiva organizzazione del servizio, alla mancanza di personale e di attrezzature.
La Margherita ha iniziato dunque ieri, alla presenza di Piero Marrazzo a Latina, un confronto che si tradurrà in proposte per il nuovo governo regionale e su cui vuole impegnarsi per la sanità pontina.
Innanzitutto, puntiamo a un nuovo piano della rete ospedaliera regionale, che è sovrabbondante nel Lazio tuttavia con un eccesso localizzato solo nella città di Roma., mentre la rete ospedaliera provinciale è caratterizzata dalla carenza di reparti specialistici e dall’assenza di reparti di alta specialità. Pertanto, il conseguimento dell’obiettivo del DEA di II livello deve rappresentare non più un traguardo da enunciare ma una realizzazione da conseguire in tempi brevi, associato comunque ad adeguamento delle strutture, al potenziamento degli organici, della quantità e del livello tecnologico delle attrezzature nel resto della provincia. Si pone il problema in prospettiva di un nuovo ospedale: si parla di un struttura per il Golfo e di un nuovo ospedale per Latina. E’ evidente che c’è l’esigenza per Latina di pensare in prospettiva ad una struttura che serva anche l’area nord, oggi totalmente sprovvista.
Con l’offerta sanitaria ospedaliera occorre poi integrare e qualificare quella sul territorio, specialmente nel su pontinoe valorizzare e responsabilizzare il ruolo dei medici di base. Gli ospedali comunità, i servizi ambulatoriali specialistici e i medici di base costituiscono un asse da integrare con l’offerta sanitaria ospedaliera per liberarla dall’enorme volume di ricorso improprio ad essa, operando da filtro e per gestire malati che hanno bisogno di una rete di riferimenti che non sono gli ospedali. I medici di base e le farmacie costituiscono una preziosa risorsa anche come terminali sul territorio e debbono essere utilizzati per molti servizi all’utenza, a cominciare dalle prenotazioni per gli esami specialistici.
Per conseguire questi obiettivi occorre una gestione aziendale all’altezza, non burocratica e più resistente alla sola logica della lottizzazione politica.
Lo stesso servizio del CAD è fondamentale e ha però bisogno di personale qualificato, formato, non precario e di una gestione del Distretto non burocratica ma effettiva.
Deve cessare il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato del personale medico, infermieristico e tecnico assistenziale e vanno ripristinati gli organici investendo su personale e sull’adeguamento e potenziamento tecnologico delle attrezzature. Il recupero delle risorse passa anche attraverso la riduzione del ricorso inappropriato all’ospedale attraverso il potenziamento dei servizi sul territorio e il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei medici di base.
Sul piano politico generale la Regione Lazio deve comunque pensare ad un’integrazione tra spesa sanitaria e spesa sociale, ossia servizi sociali e servizio sanitario si possono gestire in forma integrata e in alcune regioni ciò è avvenuto.
Per attuare una nuova gestione del servizio sanitario dobbiamo ripensare il ruolo della Direzione delle Aziende sanitarie. Occorre potenziare l’aspetto di preventiva valutazione sulla professionalità reale, riducendo il ruolo di dipendenza dalla politica e introducendo però meccanismi di controllo, assicurando il rispetto ed il concorso con gli altri protagonisti della sanità. Si dovrebbe parlare di una democrazia deliberativa, ossia una “governance” delle aziende sanitarie che corregga l’attuale potere monocratico dei Direttori, a cui vanno assegnati gli obiettivi da conseguire e da verificare.
L’utenza è giustamente insoddisfatta per le disfunzioni, a partire dalle lunghissime liste di attesa che esasperano i cittadini: manca il personale, sono carenti le attrezzature e il CUP (centro unico di prenotazione) non funziona. Invero mancano gli atti di governo che possano caratterizzare positivamente la gestione del Direttore Generale Battigaglia».
Andrea Apruzzese
|