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Latina. Riesplode il mito dei Duran Duran. Lettere in redazione: «Le trentenni di oggi non urlano e non vogliono più sposare Simon Le Bon»
Ilaria: «Grazie per questa iniziativa sui Duran Duran. Leggere i ricordi dei "sedicenni e delle
sedicenni" di allora mi ha commossa. E su ParvapoliS mi sono annoiata, divertita, incazzata.
Ma emozionata mai». Rita: «Me lo fate conoscere Simon Le Bon?».
Enrico: «I Duran Duran hanno avuto un'incidenza maggiore dei Beatles? La domanda mi è sempre
sembrata provocatoria. Eppure a guardare gli anni 80 la risposta sembrerebbe positiva.
Allora? Perché quel mito, quel fatto sociologico, come lo avete chiamato, si è imposto
con tanta forza nell'immaginario collettivo? Credo che Andrea Apruzzese abbia colto
nel segno quando ha scritto che i Duran hanno avuto la fortuna di essere i primi
prodotti della produzione mediatica. Le prime riviste per adolescenti, le prime
trasmissioni musicali. I Duran Duran non erano (solo) musica. Erano le urla, erano
le migliaia di ragazze scappate di casa da tutta Italia per darsi appuntamento
sotto un hotel, erano i sedicenni che si bagnavano tutta la notte, erano i carabinieri
chiamati a frenare i lanci di fiori e cuori di pezza. Lo spettacolo era quell'emozione
della folla. A me piacevano per quello. Era lo spettacolo che facevano i fans e le fans.
Erano i pianti. Erano i diari delle mie compagne piene dei ritagli di Simon, John, Nick
(la mia generazione Andy e Roger non se li è goduti).
Dopo i Duran Duran ci sarebbe stata semplicemente l'abitudine. Oggi
sono tornati sull'onda della nostalgia. Con le stesse vendite di allora. Ma le trentenni
di oggi almeno non urlano più. E non vogliono più sposare Simon Le Bon».
Roberta Colazingari
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