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Latina. Doolin Street. Maria Corsetti: «Insisto: possibile che nessun artista locale dona al Parco San Marco accenti di smisurato lirismo?»
Caro Mauro, come promesso eccoci di nuovo al Parco San Marco: eccolo immortalato nella
foto della settimana. Con tanto di rampa di lancio abbellita da preziosi graffiti. L'erba
che nasce spontanea è dovuta ad un disegno strategico secondo il quale incolto è bello. In
un anno in cui la moda ci propone borse leopardate rosa (ce l'ho!), fantasie zebrate e
quintali di strass, ogni tanto fa bene tornare a modelli più semplici. Quelli delle
periferie degradate, delle ferraglie arrugginite, dell'asfalto gettato qua e là, come
il tocco di un estroso pennello. Le zolle di terra che affiorano riportano alle origini,
le abbondanti pozzanghere sono un omaggio a Latina Città delle Acque. Per chi non
conoscesse la nostra amatissima - e sottolineo amatissima perché lo è - città, specifico
che il Parco San Marco fa bella mostra di sé in pieno centro. La misura dell'incuria
in cui versa può essere data dalla circostanza che nessun artista locale dona al Parco
un'opera degna di tanto lirismo. E questo non mi sembra giusto. Non scherzo. I veri
strateghi della comunicazione - diciamocelo chiaramente - sono loro, gli artisti.
Aria ascetica e alone di sacralità sono accessori indispensabili. Parlano calandosi
dall'alto dei cieli, ma quando si tratta di farsi vedere non li frega nessuno. Fini
conoscitori dell'essere umano, hanno capito perfettamente che l'uomo del 2000 vive
tanto in macchina e pochissimo nei parchi. Quindi chisseneimporta di esporre per
pochi fanatici della corsa campestre. Meglio deliziare i fruitori del trasporto su
gomma. E allora l'imperativo è categorico: che fioriscano le opere d'arte sulle rotonde.
Maria Corsetti
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