Parvapolis >> Cultura
Latina. Apologia della Scureggia. Pennacchi sull'Indipendente: «La cattiva educazione non ha coloriture politiche». Il "caso" D&G...
Dicono che, quando la Juve comprò Anastasi, Gianni Agnelli lo volle conoscere. Quello si presentò nel suo ufficio con la giacca sulle spalle. Agnelli lo guardò e gli disse: «Lei adesso esce di qui, si rimette la giacca, bussa e poi rientra».
"Settimana di merda", dicevamo la volta scorsa, "ma la prossima sarà anche peggio". Indovinato. Hanno assolto Berlusconi e condannato Dell’Utri – non so, tra le due, che è peggio – ma soprattutto non hanno messo in galera Dolce e Gabbana. E questa sì che è peggio per davvero. Anzi – exempla per tutti – li hanno elevati agli onori degli altari.
Loro avevano diffuso uno spot con due che scoreggiano, e quelli – la tv di Stato – invece di prenderli a sassate li hanno chiamati come ospiti d’onore a Quelli che il calcio, esibiti e pubblicizzati per bene da Simona Ventura, Nostra Signora della Televisione.
Ora io non so e nemmeno mi interessa se questi signori hanno pagato o sconteranno in abiti, però dovrebbe interessare Cattaneo, visto che a Cucuzza – per qualche milione cacciato da un ristorante – gli fecero vedere i sorci verdi. Se poi sono venuti gratis – senza pagare o scontare niente con nessuno – allora è pure peggio: che sia questa forse, dopo troppi anni di egemonia della sinistra, la definitiva affermazione della cultura di destra nel nostro Paese? Ma allora ha ragione Furio Colombo: questo è un regime, passino pure – per me – Dell’Utri e Berlusconi, ma le scuregge di Dolce e Gabbana no, bisogna insorgere con le armi.
La buona educazione non è difatti un optional, bensì la base della civilizzazione e della convivenza pacifica. Quelle che a noi sembrano semplici regolette formali – prive magari di senso – in realtà traducono lo sforzo millenario, da parte delle élite e della classi più avanzate, di elaborare codici e procedure che prevengano, eliminino o riducano i conflitti e l’uso della forza. Buttare all’aria la buona educazione significa minare alla base il concetto stesso di socialità, di convenzioni e di patti sociali. È il ritorno alla barbarie, alla violenza pura, all’Ego contro tutti.
Dice: "Ma mo’ per una scoreggia vai a evocare la guerra civile?". No, per una scoreggia no, ma per l’ethos e l’eidos che le stanno dietro sì. Questa è incultura, perdita del senso di "pubblico" e di "privato". Compito dei media e delle élite – anche in una pseudodemocrazia come questa – è la elevazione degli standard di civilizzazione complessiva delle masse, non la distruzione e l’annichilimento anche dei propri. Altro che "trash" e "popolare".
Il popolo lo sa che ci sono cose che si fanno in pubblico ed altre in privato. In fabbrica – in trent’anni di fabbrica – non ho mai visto nessuno scoreggiare tranquillamente davanti agli altri. La gente lo sa che i luoghi pubblici non sono il gabinetto di casa propria. Noi il Padrone lo odiavamo, volevamo la rivoluzione, pensavamo che la fabbrica fosse nostra, però tutti – pure i miei compagni analfabeti – alle trattative con lui ci presentavamo vestiti e lavati per bene. Era buona educazione. E voi adesso ci venite a dire che bisogna scoreggiare pure in pubblico?
Ma vergognatevi: Simona Ventura, Cattaneo e consiglio d’amministrazione Rai, intellettuali in testa. Chi dà scandalo – dice Cristo – è meglio che si leghi una macina al collo e si butti nel lago Tiberiade. E mica siamo in Parlamento.
Antonio Pennacchi
|